Per tutte le volte che abbiamo desiderato accelerare i tempi…e bruciare le tappe…arriva un momento in cui ciò che desideriamo…è lasciare che le cose accadano…
In quante occasioni abbiamo fatto o detto cose per muovere una situazione sentimentale che non stava procedendo con la velocità che desideravamo?
Quante volte abbiamo scelto di non attendere i tempi dell’altro e di convincerlo, in qualche modo, a intraprendere percorsi che probabilmente non era ancora in grado di decidere di voler intraprendere?
Perché abbiamo ritenuto importante dare una svolta che forse non si sarebbe mai verificata, evitandoci così sofferenze e delusioni?
In alcuni particolari momenti della nostra vita emotiva e sentimentale il senso di solitudine e il desiderio di vivere quella favola che ci hanno insegnato fin da piccoli che prima o poi diverrà realtà, ci spingono a guardare un incontro molto più piacevole di altri, che riesce per questo a risvegliare i nostri sensi e a donarci quella particolare luce che ormai credevamo fosse irrimediabilmente spenta, come la potenziale felicità che ci accompagnerà per il resto della nostra esistenza. Durante quei particolari incontri che diventano più rari man mano che progredisce la maturità e la consapevolezza di noi, ci sembra talmente grande il regalo che abbiamo ricevuto dal destino, talmente bella la sensazione che stiamo vivendo da spingerci a desiderare di dare presto un nome a quel qualcosa appena nato ma di cui già pensiamo di non poter fare a meno.
Se però il ritmo che tiene l’altro ci sembra un po’ lento rispetto al nostro ci sentiamo quasi in dovere, certi della reciprocità delle sensazioni, di dover dare una piccola spinta al destino o un’accelerazione a ciò che è appena iniziato e dovrebbe avere tutto il tempo di crescere e svilupparsi spontaneamente, dunque prendiamo in mano la situazione e facciamo quel passo che avremmo voluto veder fare all’altro. Un passo che viene accolto con sorpresa ma che a volte segna poi un inizio, un po’ forzato è vero ma fondamentalmente pur sempre un inizio. Così la storia prende il via e noi, talmente soddisfatti di aver ottenuto ciò che desideravamo, non facciamo caso al disagio dell’altro che potrebbe trovarsi in una situazione che non era completamente predisposto ad accogliere o che si è visto togliere il piacere di essere lui a prendere l’iniziativa con i suoi ritmi, tempi e modi.
In altri casi invece la nostra evidente fretta di dare una svolta, un nome, una definizione, a qualcosa che è assolutamente prematuro l’abbia, può indurre l’altro a scappare o retrocedere perché non riesce a tollerare la pressione di dover decidere, scegliere qualcosa, senza esserne pienamente convinto.
E poi ci siamo noi che, in tutta quella fretta abbiamo dimenticato di prenderci il nostro tempo per capire se davvero l’altro incarna ciò che davvero desideravamo o se è più importante avere qualcuno che colmi il vuoto con cui non riusciamo più a convivere, lasciandoci poi, dopo qualche tempo, a desiderare di non aver accelerato le cose perché consapevoli di non aver conosciuto prima molti aspetti dell’altro con in quali non ci sentiamo affini né vicini, rammaricato per non aver atteso di scoprire noi stessi scoprendo l’altro in modo naturale, senza il secondo fine dell’obiettivo da raggiungere bensì con la spontaneità del non temere di mostrarsi.
Dunque arriviamo alla certezza che noi per primi non vogliamo più correre perché, a prescindere dalla reazione dell’altro, desideriamo ascoltarci e avere tutto il tempo di ascoltare attraverso le azioni o i silenzi, non le parole, desideriamo sentir crescere il desiderio di un semplice bacio, di un approccio non più da bruciare e consumare velocemente bensì da lasciare che avvenga nel momento più giusto, nel momento perfetto, quello che in precedenza non avevamo avuto la pazienza maturasse.
Arriviamo ad apprezzare il ritmo dell’altro perché forse il nostro, troppo impaziente, ci ha portati a compiere errori di valutazione non tanto di chi ci stava di fronte, quanto di ciò che noi volevamo davvero, mettendo l’esigenza di riempire un vuoto davanti a quella di lasciarlo colmare da qualcuno che non doveva essere semplicemente un bisogno bensì una scelta… arriviamo ad apprezzare il ritmo lento delle cose perché attraverso l’attesa riusciamo ad assaporare ogni piccola conquista, ogni minimo passo avanti, ogni piccolo contatto, come un vero momento di gioia, piccolo e unico, una scoperta necessaria per giungere a un dopo che, a quel punto, verrà da sé.
Marta Lock