Spesso le emozioni corrono più veloci della razionalità… e così tiriamo il freno cercando di dare un senso… a ciò che non potrà mai avere alcuna logica…
Molti di noi nel corso del tempo e delle esperienze, hanno sviluppato una particolare tendenza a far rientrare ogni cosa che accade all’interno di uno schema predeterminato che permette di far diventare tutto più facilmente gestibile. Ora, se è vero che questo tipo di atteggiamento è tipico delle persone forti che hanno bisogno di avere sempre lo scettro del comando della propria esistenza, e che non accettano di sentirsi in balìa di eventi che non possono governare, è altrettanto innegabile che sviluppano una tendenza al controllo che spesso impedisce loro di lasciarsi davvero andare. O di essere capaci di vivere emozioni profonde.
Questa categoria di persone tende a incontrare più spesso la tipologia opposta, cioè quegli individui i quali, spaventati dall’idea di prendere l’iniziativa o decisioni che li costringerebbero ad assumersi onori e oneri di situazioni e prese di posizione con cui non vogliono, o non possono, misurarsi, lasciano agli altri la facoltà di gestire il rapporto divenendone attori secondari. I forti dunque prendono in mano le situazioni, decidono i quando, i come e i perché di ogni cosa interna ed esterna alla relazione, e nel frattempo riescono così a non mettere in campo quella parte più irrazionale e profonda che li farebbe sentire esposti, fragili, deboli e fuori controllo, incapaci di dare un senso logico a qualcosa che diversamente li travolgerebbe.
Non che nel loro comportamento emerga necessariamente l’intenzione di ricercare relazioni in qualche modo facilmente manipolabili o governabili; la loro tendenza è pressoché inconscia ma ripetuta nel tempo, forse perché hanno sempre lasciato emergere la parte più razionale, hanno amato con la mente anziché con la forza delle emozioni, e dunque hanno istintivamente scelto persone che non li facevano sentire in pericolo. Sì perché abbandonarsi completamente fa perdere il controllo, mettere in campo l’anima è destabilizzante e pericoloso, perché l’idea di consegnarsi a qualcun altro fa paura. Così, queste persone, vivono dei rapporti tiepidi, con chi gli concede di fare le cose a loro piacimento, secondo i loro tempi e modi, e li asseconda in tutto.
Può succedere però, un giorno inaspettato e imprevisto, che il destino, o karma o Universo, comunque lo si voglia chiamare, metta proprio questi soggetti così tanto frenati, faccia a faccia con qualcosa di talmente travolgente da togliergli il respiro, di così destabilizzante da far loro perdere completamente quell’amato senso del controllo che hanno sempre mantenuto nel corso della loro esistenza, immergendoli in profondità sconosciute che mai avevano sperimentato prima. Davanti al non senso di un qualcosa che non conoscono, l’unica cosa che possono pensare di fare per riprendere in mano se stessi è scappare, allontanarsi, prendere tempo.
È giusto mettere in pausa una sensazione incredibilmente profonda solo per l’impossibilità di poterla gestire?
Perché diventa così difficile accogliere un qualcosa di talmente di grande da essere unico nella vita?
Come mai un sentimento che travolge fa così tanta paura da far loro quasi preferire qualcosa di più tiepido, controllabile, anziché prendere a piene mani qualcosa di tanto raro da non essergli mai capitato prima?
Tirando il freno a mano, prendendo tempo, rallentando il ritmo o addirittura allontanandosi, di fatto queste persone provocano a se stesse una sofferenza interiore che mai si sarebbero aspettate di provare, così come all’altra parte che si trova a dover subire un inspiegato distacco assolutamente in contrasto con le emozioni percepite, respirate e vissute insieme. Provocano uno strappo in quella forza naturale, che si è sviluppata in modo travolgente, cercando di dare un senso a ciò che accade, tentando di razionalizzare il perché qualcosa di tanto forte sia arrivato nella loro vita ordinata secondo ritmi e tempi già stabiliti, chiedendo tempo per creare un nuovo schema all’interno del quale, lentamente, possano inserire il nuovo. E inconsapevolmente, perché troppo presi a combattere la battaglia all’interno di se stessi, una lotta tra mente e anima a cui non riescono a trovare una via d’uscita, rischiano di perdere quell’attimo irripetibile che costituisce l’inizio di un incredibile e meraviglioso percorso fatto di spontaneità e naturalezza che l’altro si aspetta. E che aveva permesso alle loro anime di guardarsi negli occhi e riconoscersi.
Perché lei, l’anima, non vuole essere gestita, non vuole essere dominata, né organizzata, lei pretende il suo spazio con urgenza e prepotenza… lei non ha un senso, lei ha solo la sua forza.
Marta Lock