Gli obiettivi raggiunti rappresentano le vittorie… le battaglie perse sono le sconfitte… e mentre noi lottavamo… scorreva la vita…
Il vivere contemporaneo ci induce a strutturare la vita per obiettivi, quasi come se pianificare ci potesse magicamente infondere il potere di avere tutto sotto lo stretto controllo della razionalità, di quel lato pragmatico necessario a infonderci la consapevolezza di chi siamo e di dove vogliamo andare. In questo tipo di atteggiamento tendiamo a non contemplare il fallimento, la sconfitta, la mancanza di raggiungimento del fine che ci siamo prefissati perché sarebbe un sintomo di mancanza di determinazione l’includere la possibilità di non ottenere ciò che desideriamo o che abbiamo deciso essere importante per il nostro percorso. Superati i primi traguardi ci sentiamo via via più forti o sicuri di poter proseguire sul medesimo cammino perché mostrando la stessa determinazione continueremo a ottenere i successi che meritiamo; tuttavia prima o poi capiterà di subire una battuta di arresto, di non riuscire a fare quel centro per cui tanto avevamo lavorato, costringendoci a fare i conti con ciò che non avevamo previsto e cioè il senso di sconforto che deriva dalla consapevolezza di non essere quei guerrieri invincibili che pensavamo di essere.
Dopo esserci ripresi dalla disillusione che inevitabilmente segue a quella nuova presa di coscienza, non possiamo fare a meno di analizzare gli eventi, di osservare il nostro comportamento e i fattori esterni che ci hanno costretti a sentirci battuti dall’impossibilità di continuare a perseguire quello scopo che non ci appare più possibile come nel momento in cui avevamo iniziato a combattere per lui. A quel punto scopriamo che in fondo quel mancato raggiungimento è stato importante nel provocare un cambio di marcia, un atteggiamento differente nei confronti della realtà che affrontiamo di giorno in giorno, e che malgrado la convinzione precedente che una sconfitta avrebbe costituito un colpo talmente forte al nostro amor proprio da non riuscire più a rialzarci, di fatto ha generato invece una crescita, nuove certezze, e aperto la porta ad altre opzioni, oltre a un atteggiamento più indulgente verso noi stessi e il nostro percorso di vita. Guardandoci intorno scopriamo che il mondo è pieno di persone che cadono e si rialzano e non per questo rinunciano a lottare per le successive sfide, non per questo si deprimono o appendono al chiodo la sensazione di sentirsi vincenti solo perché hanno perso una sola battaglia.
Perché cresciamo credendo di dover essere invincibili?
Chi è che ha deciso che per essere vincenti è necessario non contemplare anche la sconfitta nell’ambito di un percorso di crescita?
Come mai chi raggiunge gli obiettivi più ambiziosi è proprio chi non si è arreso dopo una forte caduta bensì ha trovato la forza per modificare la propria realtà adattandosi alle nuove esigenze scoperte proprio in virtù di quella sconfitta?
Nelle altalene dell’esistenza, in quegli alti e bassi che inevitabilmente costellano il nostro cammino si nasconde una realtà ben diversa da quella che l’ambiente circostante vuole suggerirci, cioè che il fallimento non sia un’opzione, bensì esistono insegnamenti, esperienze che contribuiscono a costituire, mattone dopo mattone, la base della nostra struttura di persone adulte, pronte ad affrontare le circostanze senza timore di perdere perché è esattamente in quella paura che può celarsi l’insidia dell’immobilità, quell’impossibilità di procedere perché incapaci di far fronte al rischio di non essere vincenti. Il coraggio non risiede dunque nella certezza di centrare l’obiettivo e di essere sicuri di ottenere ciò che si desidera piuttosto sta nella capacità di rischiare, di mettersi in gioco e cercare di trovare un modo per aggirarli e abbatterli gli ostacoli che molto più spesso di quanto immaginiamo si presenteranno.
Così sfida dopo sfida, caduta dopo caduta, vittoria dopo vittoria, ci ritroveremo a voltarci indietro e a capire che proprio in quell’alternanza e in quella determinazione a combattere, a rialzarci, a perseguire ciò in cui credevamo che si nascondeva lo svilupparsi della nostra vita e il determinarsi degli individui che abbiamo scelto di diventare.
Marta Lock