Il tempo del cuore

Il tempo è davvero strano…quando siamo lontani da qualcuno sembra non passare mai…ma quando poi lo ritroviamo…sembra non sia mai passato…

Quante volte ci è capitato di sentire in modo prepotente la mancanza di qualcuno che, per un motivo o per un altro, si era allontano da noi?

In quante occasioni ci è sembrato che la distanza che separava quel distacco dal momento in cui sarebbe stato possibile avere un nuovo incontro, fosse eterno?

O ancora, perché l’allontanamento senza una promessa di riavvicinamento ci era sembrato tanto lungo quanto più forte era stato il sentimento o l’emozione che ci aveva uniti a quella persona?

Per quale motivo ogni volta che ripensavamo ai momenti condivisi avevamo la sensazione che fossero sbiaditi e lontani come se fossero trascorsi cento anni da quando li avevamo vissuti quando in realtà era passato poco tempo?

Non è facile decidere quante e quali emozioni si scatenino nel momento in cui qualcosa che ci aveva fatti stare incredibilmente bene o che aveva riempito la nostra vita per un periodo più o meno lungo e la cui intensità niente aveva avuto a che vedere con la sua durata, viene a mancare. Sicuramente il vuoto improvviso provoca una destabilizzazione che fa crollare l’equilibrio che si era creato quando quel sentimento era fortemente presente e aveva riempito i nostri pensieri, la nostra esistenza e la nostra anima fino a stabilire un ordine di priorità diverso da quello che avevamo in precedenza. Il distacco è insopportabile e difficile da superare, eppure c’è qualcosa, una piccola vocina dentro di noi che, nonostante l’oggettività, nonostante l’evidenza dei fatti, ci continua a dire inizialmente in modo sottile poi via via più forte, che quell’allontanamento è solo momentaneo.

E noi ascoltiamo in segreto silenzio quel tamburo che ci batte in testa perché manifestarlo all’esterno può farci apparire visionari, perché spiegare il motivo di quella ferma convinzione che ciò che abbiamo perduto è destinato a tornare non sarà compreso né accettato da chi, diversamente da noi, vive di pragmatismo e di concretezza ed è completamente disabituato ad ascoltare quel canto del cuore e dell’intuito con il quale noi invece siamo abituati a convivere. Così, tristi ma al tempo stesso rasserenati da quella visionaria certezza, ci predisponiamo a ricominciare il nostro percorso quotidiano adattandoci a riempire in modo diverso gli spazi che avevamo destinato all’altro, nell’attesa segreta di poter di nuovo restituirgli tutto ciò che il suo allontanamento ha portato via con sé.

Il tempo sembra assumere una connotazione epica, le ore diventano giorni, le settimane sembrano mesi e i mesi diventano anni, eppure siamo lì stoici a riempire gli spazi vuoti e al tempo stesso attendendo un ritorno che chiunque altro avrebbe perso la speranza di veder verificarsi. Tutto sembra volerci dire di desistere, di voltare pagina, di ricominciare un nuovo capitolo ma noi continuiamo ad ascoltare quel canto del cuore, quella voce dell’intuito che ci suggerisce di aspettare, ancora, e che in qualche modo contribuisce a mantenere un contatto mentale ed emotivo, un filo invisibile con l’altro che chissà in base a cosa abbiamo la netta sensazione che lo riceva, forte e distinto.

Poi un giorno, nel modo più strano, impensato, inaspettato quel ritorno che tanto e tanto fiduciosamente avevamo atteso si verifica, riempiendoci di nuovo il cuore, la testa, l’anima e la vita, tornando a occupare quegli spazi che non avevamo voluto sostituire come se li avessimo riempiti di vuoto in attesa di poterli di nuovo regalare a chi li aveva lasciati liberi e, quello stesso giorno in cui tutto torna esattamente nello stesso identico modo di quando si era interrotto ma con l’accresciuta consapevolezza dell’importanza che costituiva e con una ritrovata spinta a voler costruire qualcosa di superiore insieme, quello stesso giorno abbiamo la sensazione che tutto il tempo dell’attesa non sia passato.

Quello stesso giorno scopriamo che quelle eterne settimane, mesi, anni che ci sembravano averci separati si sono cancellati con un colpo di spugna e le distanze si sono annullate poiché il tempo del cuore ha ritmi e modi inspiegabilmente diversi e distaccati da quelli reali, e che quel periodo ci ha donato la capacità di trattare il nuovo inizio con maggiore premura e attenzione proprio perché il distacco ci ha permesso di comprenderne il valore e la rarità.

Quel giorno scopriamo che, nonostante il tempo, il sentimento è uguale se non più forte e intenso di quando credevamo di averlo perso e l’incontro cancella l’attesa mentre il ricordo dell’attesa diventa un tatuaggio sul cuore rendendoci consapevoli di quanto l’altro sia importante… e di quanto lo siamo noi per lui.

 

 

Marta Lock