Inaspettatamente

E’ più difficile essere piacevolmente sorpresi da chi non avevamo immaginato… piuttosto che essere delusi da qualcuno in cui credevamo… eppure continua a succedere…

Dopo le varie peripezie attraverso le quali siamo passati e che hanno fatto di noi gli individui che siamo, conducendoci nella direzione esatta in cui ci troviamo, siamo giunti a un livello di conoscenza di noi stessi e di intuizione nei confronti degli altri che ci porta a un’innata diffidenza non tanto per mancanza di apertura, quanto per la vissuta esperienza chi ha fatto ammettere, nonostante tutto, che molto spesso gli altri ci hanno delusi e perciò che altrettanto continueranno a fare. E più maturiamo e cresciamo, più ci facciamo assalire da quel pessimismo, sebbene ci affrettiamo a negare di avere una visione negativa, che ci induce a essere certi che molto raramente avremo torto.

Dunque assumiamo verso gli altri quell’atteggiamento di difesa che ci fa apparire come indagatori sospettosi pronti ad attendere il piede in fallo per poter dire, con triste soddisfazione, di aver avuto ragione. E dunque gli altri, a loro volta, si sentiranno talmente osservati attraverso una lente di ingrandimento da avere quasi timore di mettere quel piede in fallo perdendo perciò la naturalità che li farebbe semplicemente essere ciò che sono, soffocando proprio il lato spontaneo attraverso il quale sarebbero capaci di sorprenderci. In ogni caso i fatti continuano giorno dopo giorno a dare conferma alla nostra convinzione, fino quasi a renderci capaci di prevedere, il momento, l’occasione esatta in cui l’altro deluderà le nostre aspettative e dirà quella frase, farà quel gesto che eravamo certi avrebbe fatto, anche se una piccola parte di noi sperava di avere torto.

Perché a un certo punto della nostra esistenza tutta l’apertura e la fiducia virano inesorabilmente verso una sfiducia quasi cronica nei confronti degli altri?

Cos’è che ci spinge quasi a preferire prepararci al peggio per convinzione che il meglio non potrà arrivare?

E’ giusto che la disillusione prenda il sopravvento portandoci a credere che nessuno riuscirà più a sorprenderci?

Non sarà forse che tutto questo aspettarci il meglio e stare con la guardia alzata, porta chi si confronta con noi a sentirsi inadeguato al punto di darci esattamente ciò che temiamo ci dia?

Le difese che mettiamo in campo per non sentirci delusi ci inducono spesso ad andare oltre il momento presente prevedendo già un finale a una questione o a una storia che quasi ci toglie il bello del viverla così come viene, raggiungendo l’obiettivo di non provocarci delusione troppo cocente o dolore troppo acuto quando si chiuderà… certo, ottimo risultato però tutta questa barriera non ci permette neanche di lasciarci andare e respirare gli attimi piacevoli e di illuderci, anche solo per un breve periodo, di non avere la zavorra del passato a tenerci con i piedi per terra, di non avere la certezza quasi matematica dell’arrivo della disillusione e di credere che per una volta la storia, la situazione, avrà un altro finale.

Poi giunge quel particolare giorno, quel determinato momento, quel periodo quasi magico in cui arriva qualcuno che, sebbene tenuto sotto osservazione dalla nostra lente di ingrandimento diffidente e sospettosa, riesce a smontare una a una le nostre certezze e previsioni grigiastre, qualcuno che frase dopo frase, azione dopo azione, fatto dopo fatto, continua a sorprenderci e a condurci passo passo verso una rinnovata fiducia, ricordandoci che le cose a volte possono essere diverse, che ogni situazione è qualcosa di nuovo e sconosciuto e può avere un’evoluzione completamente opposta a quanto vissuto in passato, ricordandoci di vivere e non di frenarci, qualunque ne sia l’epilogo che, a prescindere dalla nostra sfiducia o fiducia, farà il suo corso.

Così in quella pausa della certezza di essere delusi, lasceremo spazio al piacere di essere sorpresi, che sia per un giorno, per un anno o, inaspettatamente, per tutta la vita.

 
Marta Lock