La realtà può far morire un sogno… tanto quanto un sogno ha il potere di modificare la realtà… e sogno dopo sogno tutto può succedere…
Quante volte ci è capitato di scontrarci con una realtà completamente diversa da come l’avevamo immaginata e che ha letteralmente mandato in frantumi un desiderio a cui tenevamo particolarmente?
In quante occasioni abbiamo rinunciato a credere per timore che quella disillusione arrivasse di nuovo a sconvolgere i nostri progetti?
Perché ci lasciamo fermare dagli ostacoli impedendoci di vedere cosa potrebbe svelarsi dietro quella curva tanto difficile da affrontare?
Cos’è che ci fa più paura?
Le esperienze vissute tendono a insegnarci che dobbiamo stare con i piedi per terra, perseguire obiettivi pratici e concreti e lasciare solo un piccolo spazio ai sogni, perché di essi non si vive e perché raramente si trasformano in realtà, lo abbiamo capito nel corso del tempo. E dunque ci riempiamo la testa di luoghi comuni e di realtà acquisite che si basano sulla generalizzazione, mai sull’innegabile evidenza che ogni circostanza, ogni esperienza è diversa dalla precedente e potrebbe avere un epilogo ben differente; va da sé che non possano esistere regole e assiomi a cui fare riferimento per proseguire un cammino che dovrebbe basarsi solo sulle scelte affrontate di episodio in episodio, senza preconcetti. Eppure molti di noi si lasciano avvolgere e travolgere dal senso comune, da cui in fondo si sentono protetti, quasi tutelati da errori e sofferenze che da un percorso più coraggioso potrebbero derivare.
Soprattutto quando, prima di scegliere di rinunciare a perseguire i sogni, avevano fatto un tentativo che non aveva avuto l’epilogo sperato e da quel momento in poi hanno deciso di non credere più in qualcosa che avrebbe potuto deluderli. Dall’altra parte della barricata esistono però individui che, nonostante tutto, non hanno mai rinunciato a sognare, che si sono buttati, senza ali e senza rete credendo che le cose potessero andare nel modo desiderato, e hanno sperimentato che è stato esattamente dopo la salita più ardua, dopo la discesa più ripida, che quelle cose hanno cominciato, quasi inaspettatamente, a prendere la direzione da cui sembravano essersi irrimediabilmente allontanate. In quel caso non c’è stata delusione né disillusione, semmai alcuni momenti di sconforto subito superati alla luce dell’obiettivo finale, quello che erano certi avrebbe cambiato tutto il loro mondo e che, visto con lo sguardo degli altri, quelli che hanno rinunciato in partenza, suscita gelosia per trovarsi di fronte a qualcuno che è riuscito dove nessuno avrebbe creduto potesse farlo. Quei rinunciatari dovrebbero però essere capaci di ammettere la propria mancanza di coraggio perché è la scelta personale a fare la differenza e a determinare verso quale opzione decidiamo di spostarci, dunque non si dovrebbe mai provare gelosia nei confronti di qualcuno che ha avuto la forza di non gettare la spugna e perseverare, resiliente, laddove la maggior parte degli altri avrebbe rinunciato.
Loro invece, gli ottimisti, i sognatori, hanno costruito realtà diverse, hanno alzato i limiti di ciò che era possibile, perché hanno creduto che tutto ciò che sembrava improbabile è stato trasformato in un nuovo modo di guardare le cose, hanno fortemente creduto nelle proprie capacità di realizzare i propri obiettivi, di raggiungere ciò che inseguivano e ottenere ciò per cui avevano dato tutti se stessi. E nella loro vita non esistono più limitazioni, non esistono più ostacoli, perché hanno appreso che tutto può accadere e che le barriere sono solo pause di riflessione tra ciò che desiderano e il momento in cui lo trasformeranno in realtà.
Perché aprendoci al mondo delle possibilità scopriamo che tutto può succedere e che nessun sogno infranto sarà tanto memorabile quanto tutto ciò che è stato realizzato dopo, dopo aver lottato, dopo aver creduto e dopo averlo reso possibile. Il resto fa parte del cammino dell’esperienza.
Marta Lock