Non è necessario fare di tutto per essere amati… per essere amati tutto ciò che serve… è impegnarci a essere noi stessi…
Quante volte abbiamo fatto di tutto, soprattutto all’inizio di una frequentazione, per conquistare l’altro?
In quante occasioni, quando qualcuno ci piaceva molto, abbiamo messo in secondo piano ciò che spontaneamente pensavamo o avremmo fatto pur di accondiscendere a chi in quel momento sembrava persino più importante di noi?
Perché poi, quando la nostra vera natura è inevitabilmente uscita fuori, ci siamo sentiti in colpa come se l’essere noi stessi implicasse il matematico allontanamento dell’altro?
E le volte che ci hanno detto che eravamo sbagliati o che avevamo sbagliato? Quanti dubbi ci siamo fatti venire sull’impossibilità di essere amati per come siamo?
Dopo tante peripezie emotive, dopo aver cambiato atteggiamento più e più volte basandoci sulle esperienze passate e rendendoci conto che comunque non andava bene per la situazione presente, ci troviamo disorientati quasi senza più sapere chi siamo davvero. Abbiamo cercato di non mostrare i nostri difetti, siamo stati attenti a fare di tutto affinché l’altro del momento ci amasse eppure non siamo riusciti nell’intento che ci stava così a cuore, ritirandoci alla fine sconfitti e delusi di noi stessi per non aver potuto conquistare chi era diventato davvero importante per noi.
Anche dopo rapporti di lunga durata in cui una delle due parti della coppia è stata predominante sull’altra, in cui abbiamo dovuto mettere a tacere – o fare la parte del leone a seconda di qual era il nostro ruolo – una parte della nostra natura per amore, per quieto vivere, per lasciar correre ciò che altrimenti avrebbe reso davvero difficile la convivenza quotidiana, è naturale mettersi in discussione, fare il punto della situazione e cercare di scavare dentro i vari episodi per comprenderne le dinamiche, le colpe, i motivi. Poi guardiamo indietro, andiamo a ripensare all’inizio, quando tutto era bello, piacevole, semplice e… e ricordiamo che non siamo stati noi stessi fin da quell’inizio perché ciò che era prioritario era sempre e solo l’altro.
Così ripercorriamo il cammino effettuato e riusciamo a far emergere la paura latente di non essere accettati con i nostri difetti, quasi sperando di poterli tenere a bada per sempre, come se la perfezione dell’altro, generata dai sentimenti che proviamo più che da un punto di vista obiettivo di lui, ci facesse sentire inadeguati, timorosi che se ci vedesse davvero non ci amerebbe. Il risultato di questo processo è però altrettanto inevitabilmente un errore perché rischiamo di far innamorare qualcuno per ciò che non siamo per farlo poi ritrovare di fronte a una persona sconosciuta, diversa da quella che avevano scelto e di cui forse se l’avesse vista per come era in realtà, non si sarebbe mai innamorato.
Questo non perché, diversamente dalla nostra errata convinzione, siamo sbagliati, inadeguati, inadatti a stare con quella persona bensì solo e unicamente perché per essere felice e stare bene ha probabilmente bisogno di qualcuno di diverso da noi; qualcuno che sia come noi abbiamo cercato di essere il giorno in cui abbiamo rinunciato a noi. Ma quella sorta di sudditanza psicologica, quel celarsi dentro le vesti di altri, quel nascondere la vera essenza dietro maschere che servono solo a ricevere un appagamento emotivo momentaneo ma che poi ci fanno sentire a disagio, è determinata solo da un’insicurezza, dal non esserci accettati noi per primi, considerando i nostri difetti come giganti in quanto osservati attraverso la lente d’ingrandimento e, al contrario, quelli degli altri piccolissimi e sfocati come se visti con gli occhiali da miopi quando si è presbiti.
Con il tempo superiamo quello scoglio, lasciamo sul tavolino tutte le maschere e tutti gli occhiali, impariamo ad accogliere la nostra natura e a non giudicarla come giusta o sbagliata, semplicemente la accettiamo come parte della nostra personalità; con il tempo impariamo e comprendiamo che qualcuno che ci amerà dovrà sentirsi totalmente conquistato prima da tutti i nostri difetti e poi scoprire quei pregi che, allo stesso modo delle lacune, non potranno fare a meno di uscire fuori.
E proprio in quel momento qualcuno a cui stiamo mostrando il nostro lato peggiore ci guarderà e disarmandoci ci dirà: “Aspettavo te.”
Marta Lock