Il giorno in cui sentiremo il desiderio di fermarci…sarà lo stesso in cui capiremo perché prima…avevamo avuto bisogno di continuare a correre…
Esiste un momento nella vita di ognuno di noi in cui ci ritroviamo improvvisamente fermi non perché, come altre volte era già successo, le cose non procedano alla nostra stessa velocità oppure perché le circostanze esterne ci obblighino a fare una pausa, bensì perché non sentiamo più l’esigenza di correre. Alcuni hanno effettuato una ricerca spasmodica della realizzazione professionale, lottando, combattendo e mettendo tutto in secondo piano in nome di un obiettivo che risultava in quel momento essere prioritario sul resto, rinunciando e sacrificando un’interiorità e un’emotività che avrebbe rischiato di indebolirli o ammorbidirli troppo, vanificando gli sforzi che sapevano di dover compiere per arrivare al successo tanto desiderato.
Altri hanno fatto la scelta opposta cioè hanno messo in secondo piano la carriera per inseguire un sogno d’amore che spesso gli sfuggiva portandoli a dare la precedenza a persone che prendevano a piene mani per poi però ritrovarsi a volte soli e senza il sollievo della realizzazione professionale oppure in situazioni sentimentali che sì, gli davano la stabilità che tanto avevano cercato, ma lasciandoli insoddisfatti a chiedersi dove si troverebbero se non avessero fatto determinate rinunce. E spesso un giorno decidono di voler tentare, di voler effettuare quel volo radente che avevano escluso come opzione e di ricominciare a correre in una direzione opposta alla scelta precedente.
Perché spesso ciò che non abbiamo appare sempre più bello e interessante di ciò che invece abbiamo?
Per quale motivo una scelta che eravamo sicuri di voler fare ci lascia il retrogusto amaro di aver rinunciato a qualcosa che poteva renderci altrettanto felici?
Come mai siamo tanto convinti che per ottenere un obiettivo sia necessario rinunciare ad altro potenzialmente altrettanto appagante?
E’ una nostra incapacità oppure abbiamo incrociato persone che in qualche modo ci hanno indotti a credere che una cosa doveva necessariamente escludere l’altra?
La vita deve dunque necessariamente essere uno squilibrio continuo tra ciò che vogliamo ottenere e ciò che desideriamo essere?
Dopo il lungo e tortuoso cammino, spesso frenetico e spasmodico, effettuato per ricercare e inseguire quel qualcosa che sentivamo mancarci, che fosse di tipo materiale o emotivo, sentiamo che ovunque ci troviamo ciò che davvero conta è essere riusciti a trovare la consapevolezza di chi siamo, di cosa sentiamo e di quanto abbiamo combattuto per ottenere ciò che abbiamo. Quella lunga strada ci ha portati a una crescita alla scoperta di noi che, nel momento in cui diventa chiara, ci fa capire che non era importante il risultato, l’obiettivo, quanto scoprire in che modo avremmo effettuato il percorso e l’analisi di noi stessi che inevitabilmente ne è seguita, scoprendo ciò che se fossimo rimasti fermi e immobili non avremmo mai conosciuto.
E quell’esigenza nuova di fermare la nostra corsa spesso coincide con il trovare ciò che ci fa sentire appagati senza averlo cercato ma rendendoci conto di averlo sempre aspettato, così rassicurante e rasserenante da indurci a rallentare il passo perché finalmente ci sentiamo soddisfatti e consapevoli di chi siamo e di chi siamo riusciti a diventare. Da lì in poi inizierà un movimento, un divenire, più equilibrato, moderato, misurato senza più l’urgenza di trovare qualcosa al di fuori di noi che poi altro non era se non la necessità di trovare noi.
Da lì in poi inizia un percorso più lento verso chi diverremo andando avanti ma con una più forte consapevolezza del punto da cui partiamo e con l’equilibrio più stabile della coscienza di noi che con la corsa precedente abbiamo faticosamente raggiunto.
E in quel nuovo percorso saremo anche in grado di comprendere che non è necessario sacrificare un lato di noi se avremo trovato chi sceglie di divenire e modificarsi insieme a noi, senza chiederci nessun sacrificio solo per sentirsi al sicuro.
Marta Lock