Se il sogno è un’idea… e l’obiettivo è il disegno eseguito… la determinazione è la mano che tiene la matita…
Quando ci troviamo davanti a un obiettivo da perseguire, qualcosa che sentiamo di volere con tutti noi stessi, vorremmo che tutto andasse liscio, che le circostanze e gli eventi si allineassero per consentirci di raggiungere quella meta importante che accarezziamo nel nostro immaginario e che riuscirebbe a farci sentire appagati e realizzati. Tuttavia nella maggior parte dei casi non va tutto liscio come desiderato perché la realtà è costituita sempre da ostacoli, impedimenti e opposizioni davanti alle quali possiamo resistere per un po’, trovare una via d’uscita, un modo per reagire e superarli, ma nel momento in cui realizziamo di sentirci travolti da un concatenamento di accadimenti che sembrano non volerci permettere di proseguire sul cammino intrapreso, ci sentiamo indotti, costretti quasi, a rivedere gli obiettivi e a decidere che forse il nostro progetto era troppo ambizioso, troppo lontano dalle nostre possibilità e capacità di renderlo reale.
La rinuncia ci lascia delusi e disillusi, rassegnati all’evidenza che molto spesso il sogno deve essere messo da parte perché troppo distante dalla realtà, inaccessibile forse proprio perché appartiene a quella sfera dei desideri che spesso non si concretizzano restando irraggiungibili; ci diciamo che l’essere adulti implica anche la capacità di capire cosa è possibile ottenere e cosa invece resterà inarrivabile e decidiamo di ridimensionare le nostre aspettative perseguendo mete più abbordabili, meno chimeriche, più alla nostra portata. Questo tipo di atteggiamento, se da un lato ci fa sentire meno frustrati perché escludiamo dal nostro percorso l’insicurezza derivante dal non essere in grado di realizzare ciò per cui tanto ci eravamo impegnati, dall’altro produce una latente insoddisfazione per non avere il coraggio di rischiare di più, di lottare in maniera più incisiva per un sogno più grande.
Per quale motivo abbiamo deciso che un fallimento, o meglio il mancato raggiungimento di un obiettivo, debba determinare un nostro completo cambiamento di rotta?
Non è forse possibile che invece la possibilità di realizzare il sogno si nascondesse dietro la curva di quell’ultimo ostacolo a cui ci siamo arresi?
Come mai la paura della sconfitta diventa più confortevole del rischio della vittoria?
Queste considerazioni, questo dialogo introspettivo con noi stessi ci conduce verso una consapevolezza differente, al coraggio di dirci che la prossima volta non arretreremo davanti agli ostacoli, se ciò per cui desideriamo combattere è davvero importante per noi; non lasceremo più andare quel sogno solo perché non risulta facile realizzarlo e raggiungerlo, meritiamo di avere tutto ciò che può farci stare bene, che è in grado di darci quella felicità completa verso cui tendiamo e che perseguiremo malgrado tutto. E proprio alla luce del nuovo atteggiamento più propositivo, più determinato, può materializzarsi un nuovo obiettivo, più ambizioso di quello abbandonato tanto tempo prima, con caratteristiche diverse eppure con la medesima capacità di farci sognare tanto quanto il precedente, quello che avevamo scelto di smettere di considerare realizzabile lasciando che cadesse nel cesto delle cose non fatte. In questo caso sentiamo di essere pronti a non desistere perché siamo più preparati, più coscienti delle difficoltà che potremo incontrare nel nostro cammino, consapevoli che quelli che incontreremo saranno solo ostacoli necessari a farci comprendere quanto importante sia per noi il raggiungimento di quell’obiettivo e quanta determinazione abbiamo nel raggiungerlo.
In quella seconda opportunità non getteremo la spugna prima dell’ultima curva, perché il nuovo sogno è forse persino più forte del precedente e dunque non lo faremo sfuggire, aggireremo gli ostacoli, supereremo gli accadimenti apparentemente avversi con la certezza di raggiungere la meta, di realizzare quel desiderio e raggiungere quella felicità e quell’appagamento a cui tempo prima avevamo rinunciato.
Questo è il modo in cui i sognatori disegnano nuove realtà che senza di loro non esisterebbero.
Marta Lock