Le anime più fragili non sono quelle che mostrano le lacrime al mondo…le anime più fragili sono quelle che piangono in silenzio…mentre mostrano al mondo il loro sorriso più bello…
Molti di noi hanno imparato a camminare sicuri nel mondo dopo aver effettuato tante cadute, dopo aver dovuto fare i conti con le proprie debolezze che lasciavano scoperte le parti più vive e delicate della propria anima rendendola facilmente attaccabile dall’esterno da chi, più o meno volontariamente, ne ha approfittato per prendere ciò di cui aveva bisogno e poi fuggire via lasciando su di lei delle profonde ferite che hanno fatto molta fatica a rimarginarsi. Altri hanno deciso di sforzarsi di apparire forti nascondendo la vera natura proprio per spaventare chi avrebbe potuto approfittare delle fragilità, costruendo intorno alla propria sensibilità una corazza all’apparenza inattaccabile dall’esterno, anche a costo di essere giudicati freddi o insensibili.
Tutta questa protezione non è stata però utile a impedirci e impedire alla nostra anima di sentire, provare, emozionarsi e vivere ogni sensazione anche se ci eravamo imposti di nascondere tutto, di tenerci tutto dentro e nel corso del tempo abbiamo comunque ricevuto gioie ma anche duri colpi davanti ai quali non abbiamo potuto fare a meno di sentire di nuovo sanguinare le ferite di quell’anima testardamente fragile e piangere lacrime che via via abbiamo cercato di far diventare più silenziose perché ci siamo resi conto che non volevamo che nessuno le vedesse scendere, che nessuno desiderasse avvicinarsi solo per consolarci. Abbiamo capito di non volerci appoggiare o cercare un sostegno che ci aiutasse a rafforzarci perché poi la sua mancanza ci avrebbe fatto barcollare ancora di più e quindi ogni volta abbiamo imparato a scrollarci di dosso il dolore, asciugare le lacrime, riprendere il cammino soli e apparentemente sempre più inattaccabili ma soprattutto imparando a nascondere la nostra sofferenza al mondo per non far capire quanto fragile sia il nostro animo e quanta fatica abbiamo fatto a recuperare l’equilibrio dopo ogni caduta.
Il rovescio della medaglia però è che la stessa capacità di reazione, la decisione di nascondere la nostra natura sensibile dietro un sorriso, dietro un’apertura al positivo che cela tante fragilità che non possiamo e non vogliamo lasciar trapelare per timore che vengano viste come debolezze e usate per colpirci e affondarci, inducono chi ci sta intorno a credere che siamo esseri solidi, incrollabili, che niente possa scalfirci, non tanto perché insensibili quanto perché forti.
Perché nell’idea comune chi piange e mostra senza vergogna le proprie lacrime è davvero il più debole?
Cosa ci induce a credere che chi nasconde il proprio pianto sia meno fragile di chi sceglie di manifestarlo?
Come possiamo pesare il dolore in base a quanto scegliamo di renderlo visibile all’esterno?
Molto spesso chi tiene dentro di sé le emozioni più intense, quelle che solo il ricordarle o il parlarne fa riaprire tutti i tagli che con lentezza incredibile si erano cicatrizzati, lo fa perché ha imparato che è solo interiorizzando il dolore che lo si può superare e che bisogna confrontarsi con i propri fantasmi e con le proprie sofferenze per compiere quel percorso necessario ad accettarli e superarli. Chi non mostra al mondo le proprie lacrime lo fa a volte per pudore e per non disturbare chi gli sta intorno con il suo dolore, altre perché nel momento in cui ha cercato o ha chiesto aiuto all’esterno non lo ha trovato o lo ha avuto per un breve tempo ma poi si è comunque ritrovato da solo a doversi curare le ferite che erano diventate più profonde anche a causa della nuova mancanza. Magari nel suo percorso ha incontrato persone che nel momento in cui hanno visto chiaramente la sua fragilità, la sua debolezza se ne sono allontanate annoiate o deluse dal doversi confrontare con insicurezze che inevitabilmente fanno parte della natura umana.
Perciò decide e sceglie di proteggere la propria fragilità, di celare le proprie lacrime e piangerle in silenzio dimostrando al mondo di non aver bisogno di versarle, perché crede fortemente che la sofferenza debba essere vissuta in privato e perché non desidera suscitare sguardi compassionevoli o parole di consolazione; decide di fingersi forte, incrollabile, e di proteggere l’anima fragile dietro il riflesso dello sguardo, oltre il quale non permette a nessuno di andare, e di far scendere le lacrime silenziosamente e internamente a quel riflesso. Il pianto di quell’anima fragile sarà talmente nascosto che nessuno riuscirà a sentirlo e spesso verrà coperto dall’apparenza sicura e gioiosa che abbiamo imparato a dare al nostro sguardo che ci rassicura e ci tutela dal lasciar avvicinare qualcuno che dice di volerci sostenere ma che poi probabilmente se ne andrà quando scoprirà che dietro la corazza lucente si nasconde un universo di delicata emotività con il quale non si sarebbe aspettato di doversi confrontare.
E allora quell’anima delicata si sentirà al sicuro perché le sue lacrime scenderanno in silenzio protette da un sorriso meraviglioso che serviranno a far credere al mondo che la sua fragilità non esiste.
Marta Lock