Le dinamiche del cuore

Il giorno in cui smetteremo di cercare nelle persone ciò che conosciamo… o di sfuggire da caratteristiche già note… sarà lo stesso in cui apriremo la porta a qualcuno che è tutto ciò di cui avevamo bisogno… senza saperlo…

Tutto ciò che fa parte da sempre della nostra quotidianità sembra essere rassicurante, malgrado in passato non ci abbia resi completamente felici e appagati, ci abbia lasciato insoddisfazioni, ferite interiori, desiderio di rivalsa, o semplicemente atteggiamenti di contestazione volti semplicemente ad attrarre l’attenzione per colmare le lacune che sono state lasciate da chi doveva riempirci l’anima e il cuore. I rapporti familiari, quelli in cui ci troviamo a vivere nei primi anni di vita e poi durante quelli della crescita, sono fondamentali per dar vita a quelle dinamiche di azione e reazione che poi contraddistingueranno la nostra ricerca inconscia delle medesime abitudini con cui abbiamo avuto a che fare. Oppure, al contrario, alla fuga categorica dalle caratteristiche genitoriali che hanno fatto parte della nostra affettività e che ci hanno lasciati carenti, necessitanti di un comportamento diverso per sentirci più appagati.

In entrambi i casi, sia quello in cui inconsciamente andiamo a ricercare atteggiamenti simili a quello del genitore a cui ci sentivamo più propensi ma con cui il legame è stato spesso complesso a causa delle lacune che la sua natura e il suo carattere ci avevano provocato, e sia quello in cui le mancanze che in qualche modo ci avevano feriti hanno contribuito a farci avere un’idea sbilanciata vedendo solo i lati negativi di quella figura genitoriale al punto di renderci necessario fuggire da caratteristiche simili e andare verso persone completamente opposte, l’incontro con individui con cui costruire un cammino insieme, a cui dare e ricevere quell’affettività che costituisce il completamento delle persone adulte che stiamo diventando, è inquinato da un legame con il passato interiore che ci impedisce di raggiungere un equilibrio affettivo, quello in cui ciò che siamo e ciò che desideriamo riesca a prescindere dalle battaglie emotive che non abbiamo più bisogno di combattere e di vincere.

Andare verso caratteristiche analoghe a quelle del genitore che ci aveva fatto mancare la piccola parte di cui abbiamo bisogno anche da adulti ci induce a rimanere fermi nella medesima dinamica relazionale, continuando a impiegare le nostre energie per attrarre le attenzioni di persone troppo simili a quella che aveva dato inizio alla dinamica di azione e reazione, per poterci rendere felici. Così come cercare individui totalmente opposti negando a noi stessi di osservare con maggiore obiettività e ampiezza di vedute pregi e difetti di chi ci aveva provocato l’antica carenza affettiva ci conduce verso un’autolimitazione in virtù della quale non saremo capaci di ammettere con neutralità di aver bisogno di qualcuna delle qualità che si nascondevano oltre la carenza emozionale del genitore di riferimento.

Come dovremmo porci dunque nei confronti delle relazioni interpersonali?

Perché non riusciamo ad avere coscienza di voler reiterare una dinamica che in fondo non ci piaceva oppure al contrario di fuggire da qualcosa che non avevamo considerato nella sua totalità, con tutte le sfaccettature a volte più positive di quanto vedesse il bambino ferito che abita ancora all’interno di noi?

Molto spesso le energie sottili lavorano per noi e ci conducono davanti a un individuo che, pur presentando caratteristiche opposte a quelle verso cui avevamo sempre teso oppure che malgrado abbia atteggiamenti simili a quelli che avevamo perennemente evitato mostra invece lati più avvolgenti e morbidi di quanto avremmo mai previsto; a quel punto realizziamo quanto il nostro percorso precedente fosse ancora acerbo, immaturo e incompleto proprio per quel suo evitarci di affrontare il lato di noi che preferiva rifugiarsi nel già conosciuto piuttosto che aprirsi a se stesso e lasciarsi bagnare da acque diverse. Tutto quell’andare verso, o contro, ciò che aveva contribuito a costruire la nostra identità emotiva di adulti, aveva messo in atto un lento ma costante movimento del cuore che ci avrebbe condotti verso qualcuno che sarebbe stato la scelta migliore per noi, non più nelle vesti dei bambini bisognosi di rifugiarsi nelle certezze o di compensare le mancanze, bensì in quelle di individui completi che scoprono che la persona giusta, quella con cui scegliere di camminare, non dovrebbe essere né simile a né diversa da, bensì semplicemente quella le cui caratteristiche sono affini a tutto ciò che avevamo dentro di noi prima che le carenze comportamentali di chi ci ha cresciuti, senza a sua volta esserne consapevole, provocassero in noi delle ferite affettive che per tutta la vita abbiamo tentato di colmare.

Fino al nuovo incontro in cui tutto è diverso, quello in cui a parlare è solo il cuore con la sua libertà e la sua spontaneità.

 

 

Marta Lock