Se guardando il passato… contiamo troppi se e troppi ma… significa che non ci siamo battuti abbastanza… per cercare o dare delle conferme…
A volte sentiamo il bisogno di fermarci, sederci, fare il punto della situazione e analizzare le scelte, le decisioni, i percorsi che ci hanno portati a ottenere il presente nel quale viviamo. Spesso questo bisogno coincide con un momento di crisi, sentimentale o professionale, perché la maggior parte di noi riesce a mettersi a nudo davanti allo specchio e guardarsi sul serio solo quando le circostanze lo costringono a farlo. E altrettanto spesso la crisi che viviamo genera un’insoddisfazione e un’esigenza di capire come, dove e quando abbiamo fatto gli errori che ci hanno portati proprio davanti allo specchio sul quale vediamo riflessa la nostra scontentezza.
La memoria corre inevitabilmente a quel particolare episodio, a quella particolare situazione, durante la quale potevamo dire o fare qualcosa che invece abbiamo preferito non dire o fare, un po’ per mancanza di coraggio, un po’ per una fatale indecisione che in quel momento aveva il sopravvento su tutto ma che, a posteriori, ci rendiamo conto che ha costituito solo un grande, enorme limite. E come da un cilindro magico, iniziano a saltare fuori tanti altri episodi in cui i timori e i dubbi ci hanno impedito di percorrere una strada che avrebbe potuto rivelarsi anche migliore di quella nella quale ci troviamo; al momento avevamo giustificato quella mancanza di coraggio come un segno del destino che ci suggeriva di rimanere fermi o zitti, come se attraverso quell’immobilità volesse impedirci di compiere uno sbaglio.
E’ corretto giustificare la nostra mancanza di coraggio con segni di natura destinica giunti per impedirci di commettere errori?
Perché allora, voltandoci indietro, sentiamo forte il rimpianto delle parole che non abbiamo detto e delle cose che non abbiamo fatto?
Per quale motivo la non azione ci aveva rassicurati al punto da sceglierla come la migliore delle soluzioni, salvo poi trovarci a fare i conti con innumerevoli dubbi sulle risposte che avremmo potuto ottenere se ci fossimo comportati diversamente?
La realtà è che non tutti siamo capaci di avere un atteggiamento propositivo riguardo ciò che succede intorno, molti si lasciano ingabbiare dentro certezze rassicuranti che non li mettono a rischio di fallimento, ma neanche di successo, e in un determinato momento si ritrovano a fare i conti con una vita che si è lasciata vivere, legati a doppia mandata in situazioni dalle quali, ancora una volta, non decidono di uscire per timore di non sapere come affrontare l’incognita di ciò che è sconosciuto, che va oltre il loro piccolo mondo rassicurante.
Ma nel momento in cui guardiamo indietro, perché le circostanze ci costringono ad analizzarci, scopriamo che non ci piace contare le volte che abbiamo rinunciato a parlare o ad agire, che preferiremmo trovarci a fare i conti con i nostri sbagli o le nostre vittorie piuttosto che con le domande relative a come sarebbero andate le cose se avessimo detto o fatto ciò per cui abbiamo preferito aspettare e prendere tempo, perdendo quindi il momento. Le battaglie combattute, comunque siano finite, ci portano alla forza che ci sostiene e ci induce a camminare più sicuri nella strada della vita e sono comunque il frutto di ciò che in quel preciso momento credevamo giusto dire o fare, a quel punto sì che possiamo valutare l’esito come un qualcosa che è andato oltre la nostra volontà, il cosiddetto destino, e non nascondere in qualcosa di designato l’incapacità di decidere da che parte stare, cosa voler dire e cosa voler fare per tentare di lottare con le unghie e con i denti.
E alla luce dell’attento esame allo specchio che prima o poi siamo chiamati a fare, da noi stessi o dalle circostanze, capiamo che la paura non dovrebbe mai essere più forte del coraggio, il dubbio non dovrebbe mai vincere sul tentativo, la rinuncia a lottare non dovrebbe mai essere più forte della determinazione a farlo… e soprattutto che ciò per cui non abbiamo combattuto potrebbe essere proprio ciò che non ci porterebbe a contare quanti se e quanti ma ci hanno impedito di cercare le conferme di cui oggi abbiamo bisogno.
Marta Lock