Le ragioni inspiegabili del caso

Esistono persone che parlano senza ascoltare… e altre che ascoltano senza parlare… e nel mezzo noi che vorremmo solo qualcuno con cui sia facile capirsi…

In alcuni frangenti della nostra vita, ci sembra inevitabile sederci e passare in rassegna tutto ciò che più o meno recentemente abbiamo vissuto, le persone che abbiamo incontrato e con cui abbiamo cercato di costruire un rapporto interpersonale ma dalle quali alla fine ci siamo allontanati, questo il motivo per cui siamo necessariamente a dover fare quell’analisi introspettiva indispensabile per conoscere meglio noi stessi. All’interno di una ricerca sui perché dei vari distacchi che hanno accompagnato il nostro cammino emotivo, non possiamo non evidenziare la difficoltà che maggiormente è emersa, diventando un muro talmente invalicabile da averci costretti alla resa, e cioè il dover ammettere che probabilmente i punti divergenti da quelle persone erano ben più forti e ingombranti di quelli che in una prima fase ci avevano fatto credere di poter convergere e costruire.

L’età adulta implica inevitabilmente il consolidamento di alcune abitudini quotidiane, delle attitudini caratteriali e dei modi di essere che, pur essendo perfetti per noi stessi soprattutto quando ci sentiamo in perfetto equilibrio interiore, possono tuttavia apparire singolari e difficilmente comprensibili o accettabili da parte di qualcuno di esterno che deve imparare a entrare in connessione con noi, a interagire e a conoscerci più profondamente prima di essere in grado di accettare e accogliere ogni nostra sfumatura. Dunque, consapevoli dell’esigenza di dover mostrare la nostra essenza, ci tuffiamo nel mondo dei rapporti interpersonali preparati a dover trovare un modo, una chiave di lettura per l’altro così come l’altro dovrebbe mettere noi nelle condizioni di poterne scoprire luci e ombre anche attraverso il confronto e, a volte, la discussione. La teoria però si scontra fin troppo spesso con una realtà di cui dobbiamo ben presto prendere atto, cioè a un tipo di approccio completamente differente che di volta in volta, le persone che intrecciano il nostro cammino, dimostrano di avere. Non tanto perché diverse da noi, che non possiamo pensare di essere il parametro universale attraverso il quale decidere cosa va bene e cosa no oppure come qualcosa dovrebbe essere fatto e come no, quanto per il fatto di essere individui complessi e sfaccettati che, a loro volta, potrebbero essere giunti a una conclusione e a un’analisi differenti rispetto alle nostre. Su come gestire le relazioni, su come affrontare un confronto o su quanto nascondere di se stessi sulla base di precedenti esperienze vissute o, più semplicemente, su cosa è meglio in base al loro modo di essere.

Eccoci dunque a dover far fronte a comportamenti che non comprendiamo e a cui, rispondendo con il dialogo e con uno sforzo di comprensione, non riusciamo a indurre un’apertura da parte di chi ci è davanti; oppure, al contrario, può accaderci di iniziare a frequentare qualcuno apparentemente molto comunicativo, talmente tanto da non sembrare affatto interessato a ciò che anche noi avremmo da dire. La confusione, a seguito di esperienze tanto contrastanti e opposte, è tanta così come i nostri sforzi nel capire i silenzi profondi dell’uno o nell’interrompere i monologhi autoreferenziali dell’altro fino al punto di non sapere più quale sia l’approccio migliore per interagire nei successivi rapporti che, dopo quelle inevitabili chiusure, ci troveremo ad affrontare.

Perché non riusciamo a trovare qualcuno che abbia un approccio equilibrato e sereno all’interno di una conoscenza in cui entrambe le parti devono necessariamente aprirsi e comprendersi?

Come mai sembriamo non riuscire mai a trovarci davanti a una persona che abbia il nostro stesso punto di vista e con la quale sia semplice capirsi proprio in virtù di una sintonia di cui siamo alla continua ricerca, senza mai trovarla?

È davvero possibile che tutto si riduca alla casualità, a un destino che a tutt’oggi non ci ha posti nel sentiero che ci renderebbe felici?

Forse è esattamente in virtù di quegli incontri inadatti a farci sentire come davvero vorremmo, anche se alcuni di essi sono stati talmente importanti e intensi da aver lasciato un segno profondo nella nostra memoria emotiva, che riusciamo a comprendere quale sia l’ideale verso cui tendere, quel piccolo universo ordinario dentro il quale tutto assume la connotazione di serenità, di armonia, e dove comprendere i silenzi sia facile tanto quanto ascoltare le parole, perché la sintonia sarà così semplice e spontanea da non richiedere alcuno sforzo né per tirare fuori parole e pensieri che ostinatamente vengono trattenuti, né per essere ascoltati da chi in fondo è interessato solo a sentire il suono della propria voce. Forse sono stati proprio loro, gli sbagliati, a spingerci a riconoscere la persona giusta che arriverà a rendere la nostra vita migliore di quanto lo sia stata fino a quel momento.

 

 

Marta Lock