L’eco degli eventi

Le situazioni che abbiamo chiuso ieri… sono l’ago della bilancia nel decidere… quali possiamo e vogliamo aprire oggi…

Gli eventi accaduti, quelle circostanze dentro le quali ci troviamo malgrado il nostro desiderio che tutto vada secondo le nostre speranze e sogni, costituiscono una parte considerevole di un bagaglio emotivo e personale che spesso percepiamo come un fardello ma che di fatto diviene un fondamentale spartiacque tra ciò verso cui dovremmo tendere e ciò da cui invece sarebbe meglio stare lontani. Il rammarico per gli eventi del passato spesso prolunga quella scia di attaccamento, quel legame con qualcosa che abbiamo sentito scivolarci via dalle mani come impalpabile sabbia, nonostante avessimo chiuso i pugni con forza per trattenere ciò che non volevamo uscisse dalla nostra vita. Eppure sappiamo con estrema certezza che nel momento in cui ci siamo arresi all’evidenza di dover mettere un punto definitivo a quella determinata situazione, perché non riuscivamo più a sentirci bene, perché non eravamo noi stessi, o ancora perché non era quella intrapresa la relazione giusta per noi, stavamo decidendo di mettere noi stessi davanti al resto, per tutelare la nostra interiorità, per proteggerci da un malessere che non ci permetteva di andare avanti, per allontanarci da qualcuno che per primo pensava a se stesso senza preoccuparsi di noi.

Proprio in virtù della consapevolezza della difficoltà di quel distacco, e dell’impossibilità di proseguire un percorso insieme a qualcuno da cui non riuscivamo ad avere ciò che necessitavamo per sentirci appagati, comprendiamo quanto quel passato, quegli eventi che ci hanno segnati, debbano costituire una solida base, un riferimento per comprendere quali siano i bisogni a cui non possiamo rinunciare, quali siano le caratteristiche con cui non possiamo più avere a che fare, quali le manchevolezze che non siamo più in grado di accogliere. Tuttavia il nostro atteggiamento guardingo e circospetto può apparire, agli occhi della nuova persona che incontreremo, come una barriera invalicabile, come un sentirsi costretta a fare i conti con le colpe di altri o di essere messa sotto esame, sotto attenta osservazione, prima di riuscire a fare breccia nella corazza che abbiamo costruito. E, in alcuni casi, potremmo addirittura assistere a una rapida ritirata di quella persona che in fondo ci interessa ma che può non avere intenzione di arrampicarsi in cima a una montagna per trovare la serenità e l’apertura che altrove può trovare con maggiore facilità e spontaneità.

È giusto avere un atteggiamento di difesa nell’approccio con qualcuno che vorrebbe far parte della nostra vita?

Perché rischiare di rovinare qualcosa che potrebbe essere La Storia, quella con lettere maiuscole, che aspettiamo da sempre?

Non sarebbe forse meglio non permettere al passato di diventare una zavorra che ci impedisce di buttarci con maggiore spensieratezza verso un possibile futuro?

In un’età adulta, matura, che lo sia dal punto di vista anagrafico o da quello emotivo fa poca differenza, tendiamo a essere meno istintivi, o meglio, lo siamo nell’ascoltare quelli che sono gli impulsi che ci spingono verso una persona, ma al tempo stesso abbiamo appreso sulla nostra pelle cosa significhi fare dei tentativi nonostante le dissonanze che percepiamo fin da subito per trovarsi poi ad affrontare il doloroso epilogo che eravamo già in grado di prevedere. E abbiamo anche imparato a capire che non è un atteggiamento cauto e prudente, e anche a volte un po’ diffidente, a poter allontanare qualcuno che è fortemente interessato a noi, tutt’altro, se anche la persona che stiamo conoscendo ha effettuato un proprio percorso di approfondimento e di autoanalisi analogo al nostro è perfettamente in grado di comprendere e di apprezzare quella nostra cautela, quel nostro aver bisogno di osservare e capire quale sia la sua vera essenza prima di lasciarci andare.

Perché a sua volta avrà messo il tappeto del suo passato sul pavimento del futuro più sereno ed equilibrato che cerca di costruire, una base importante da conservare come un tesoro prezioso in grado di ricordargli chi è stato e chi non vuole più essere, e da quello andare nella direzione di qualcuno in grado di tenergli la mano nel modo in cui ama di più che venga fatto.

 

 

Marta Lock