Alcuni preferiscono immaginare il peggio… per paura di non veder realizzarsi… il meglio che in fondo a se stessi sognano…
In alcuni casi ci capita di incontrare, o avere a che fare con quella tipologia di persone che tendono sempre a vedere il lato negativo delle cose, il bicchiere mezzo vuoto, la possibilità, che in loro assume le connotazioni della quasi certezza, che le cose andranno male. E la cosa strana è che sono talmente convinte e convincenti da far vacillare un atteggiamento diverso e più positivo del loro. Ora, se apparteniamo alla categoria diametralmente opposta ci sentiamo tirati dentro un vortice nel quale ci sembra tanto strano stare quanto a loro scoprire che esiste qualcuno che non si lascia risucchiare dal vento grigio e resiste, stoico, con tutto il colore che può a volersi aggrappare a quegli scogli di positività che rendono la sua vita infinitamente più bella e divertente.
Se rientriamo invece in quell’esercito di individui un po’ indecisi, che a volte si sentono dei veri e propri leoni capaci di conquistare il mondo, mentre altre agnelli incapaci di muovere un passo perché paralizzati dai dubbi e dalle perplessità, spaventati che qualunque azione si trasformi in un insuccesso, un incontro con gli appartenenti alla prima categoria può tirarci dentro il loro vortice nel quale ci sentiamo quasi rassicurati dalla stabilità della apparente consapevolezza che, inevitabilmente prima o poi, la lente scura si abbatterà su di noi, come sempre accade, come succede a tutti, come è e sarà nei secoli dei secoli! Ma quando invece si incontrano le prime dure categorie osserviamo dal di fuori che la forza della luce non soccombe a quella del grigio, che le due parti si studiano quasi. In realtà sono più i cupi che sentono da un lato diffidenza ma dall’altro ammirazione per un atteggiamento tanto positivo da rasentare l’incoscienza, mentre i luminosi scorrazzano felici nei loro colori perché hanno imparato che quando passa una nuvola grigia, prima o poi se ne andrà, in fondo la vita è anche questo, così la osservano e la studiano per capire il messaggio che da lei devono prendere per ritornare subito dopo a sorridere al mondo.
Perché alcuni di noi si trincerano dietro la certezza del pessimismo, della sconfitta, del fallimento, invece di pensare fiduciosi che le cose possono anche andare bene?
Qual è la dinamica che li fa sentire più rassicurati se pensano al peggio, così poi se arriva il meglio non restano delusi, ma che li intrappola dentro un’infelicità costante nel pensare che se una cosa è andata bene non significa che lo farà sempre?
Cosa li porta a soffocare dentro di sé le emozioni belle come la speranza, la fiducia, la possibilità, preferendo la loro versione opposta?
Ci vuole più forza e coraggio a combattere quotidianamente una battaglia contro il mondo esterno e delle proprie emozioni, o a vivere sereni e preparati ad affrontare anche le cadute, qualora si verifichino?
Sicuramente il voler pensare al peggio rappresenta una forma di autodifesa, uno scudo contro le opzioni della vita che spesso molti di noi non sono capaci di accettare, una corazza contro i rischi che si corrono perché se non si spera, nessuna aspettativa sarà mai disattesa, nessun sorriso si potrà spegnere assumendo la piega amara della delusione. Ma così rischiamo di perdere il bello, il lato positivo delle cose, quello che si svela solo quando si guarda il pieno e non il vuoto, quando si sente gratitudine per ciò che si ha e non per ciò che si vorrebbe avere che tanto – lente scura – non arriverà mai perché le cose belle succedono solo agli altri.
La positività è uno specchio che rimanda la stessa immagine che emaniamo noi, i colori dentro i quali amiamo stare sono gli stessi che fanno parte della nostra vita, non perché ci è capitata bensì perché l’abbiamo scelta e se continuiamo lo stesso percorso è perché la continuiamo a scegliere, le sfumature pastello che vediamo sono le stesse che, guardate dal lato opposto, hanno un reticolo grigio ma noi possiamo scegliamo di vivere nelle tonalità chiare, perché ci rendono felici.
Tutto sommato investiamo più energie a pensare al peggio che, eventualmente a riprenderci dalla delusione se realmente si verifica, perché avremo trascorso il tempo dell’attesa avvolti e cullati dalla speranza, sentimento positivo e sorridente, anziché arrotolarci dentro un gomitolo di dubbi, perplessità, sfiducia, che potrebbe non trovare poi alcuna conferma. E quando osserviamo gli altri, quelli con le lenti scure, che guardano i luminosi di sottecchi e, scavando in fondo a se stessi, riconoscono di sperare con la stessa positività, di desiderano allo stesso modo, comprendiamo la loro sofferenza nell’essere incapaci di raccontarselo, guardarsi dentro e ammetterlo, perché in fondo tutto ciò che vogliamo davvero, chiunque di noi, è essere felici.
Marta Lock