L’eterna ricerca

Il momento in cui troviamo ciò che cercavamo…a volte diventa quello in cui desideriamo ricominciare a cercare…

Quante volte ci è capitato di desiderare talmente tanto qualcosa da voler investire tutte le nostre energie per ottenerla?

Con quale grinta e determinazione abbiamo cercato e inseguito quel risultato che ci sembrava necessario per raggiungere la felicità e la completezza?

In quante occasioni ci siamo interrogati e guardati dentro per domandarci dove si nascondesse ciò di cui avevamo tanto bisogno?

Alcuni di noi hanno presto ben chiaro l’obiettivo da raggiungere e fanno di tutto per andare verso quella direzione ma spesso trovano ostacoli o blocchi inspiegabili che rendono la realizzazione difficile e a volte improbabile. Ma loro continuano ad avere davanti agli occhi la meta finale e nonostante le salite, le cadute, gli impedimenti, stringono i denti e non si scoraggiano, certi che con la volontà e l’impegno prima o poi i risultati arriveranno.

Altri invece vivono buona parte del proprio percorso come una ricerca continua di qualcosa che non hanno affatto chiaro, un desiderio di realizzazione personale o emotiva, o entrambe, del quale però non riescono a individuare i contorni e la direzione e continuano quindi ad andare avanti sperimentando nella speranza di scoprire un giorno o l’altro cosa hanno bisogno di trovare o aspettando di imbattersi improvvisamente in qualcosa che li faccia desiderare di smettere di cercare.

In entrambi i casi il percorso che affrontiamo è quello di crescita e confronto, che sia un misurarsi con noi stessi e con la nostra capacità di lottare per qualcosa o un interrogarsi per comprenderci fino in fondo e di metterci in discussione fino al punto di spostare continuamente i confini poco definiti di ciò che vogliamo o di dove desideriamo andare; in entrambi i casi, una volta raggiunto l’obiettivo o scoperte le nostre reali necessità, risultiamo vincenti perché sappiamo di aver inseguito solo ciò che ci avrebbe fatti star bene. La sensazione di appagamento è incredibile e ci fa sentire realizzati e in pace con il mondo intero per un periodo sufficientemente lungo da indurci a credere che il nostro percorso, impetuoso come un fiume in piena, possa finalmente rallentare il suo flusso e permetterci di galleggiare nelle calme acque di un tranquillo lago.

Eppure dopo un po’ quelle stesse calme acque iniziano a sembrarci troppo ferme e iniziamo a volgere il nostro sguardo verso le colline intorno e forse a desiderare che un po’ di corrente ci spinga verso di loro per osservarle più da vicino. Il senso di inquietudine diventa più forte e intenso e si fa strada dentro di noi una nuova esigenza, un nuovo obiettivo, una domanda alla quale non abbiamo risposta, un desiderio di ricominciare a cercare qualcosa che ci sfugge.

Perché una volta raggiunto l’obiettivo sentiamo nascere in noi il bisogno di averne un altro da desiderare?

Per quale motivo nel momento in cui dovremmo finalmente essere tranquilli sentiamo di nuovo la stessa agitazione di quando dovevamo arrivare alla meta?

Probabilmente il motivo sta nel fatto che la staticità non fa parte della natura umana, che siamo in continua trasformazione ed evoluzione e che ciò che ci sembra straordinariamente incredibile all’inizio, lentamente assume quelle connotazioni di ordinarietà e di normalità che ci inducono a darlo per scontato facendoci perdere quindi lo stimolo che avevamo sentito esplodere dentro di noi durante la sua ricerca; probabilmente ciò che ci fa sentire vivi è quel doverci mettere continuamente in discussione e misurarci con la nostra capacità di guardarci dentro e di evolvere, di non fermarci a ciò che abbiamo non perché siamo perennemente insoddisfatti bensì perché è più stimolante la ricerca, la spinta a voler conseguire ciò che non abbiamo, la curiosità di conoscere ciò che non conosciamo…perciò quando abbiamo ottenuto tutto desideriamo ricominciare a cercare e voler ottenere un altro tutto, per tendere, attraverso un moto perpetuo, alla conoscenza di ciò che di volta in volta diventiamo evolvendo.

 

 Marta Lock