Un solo sguardo…può dissolvere le tante parole che ci hanno feriti…tanto quanto una sola parola…può mettere in ombra tutti gli sguardi che ci sostengono…
Molti di noi hanno incontrato almeno una volta nella vita quel tipo di persone che per sentirsi realmente amate hanno bisogno di frantumare giorno dopo giorno, in modo crescente man mano che la breccia diventa più ampia, l’autostima e la fiducia in noi stessi che dimostriamo di avere. Questo tipo di soggetti appartiene alla categoria di chi ha delle insicurezze talmente profonde riguardo sé da avere bisogno di portare l’altro verso il baratro per sentirsi più importante e poter dire di essergli indispensabile per aiutarlo a non precipitare giù. In realtà l’unico risultato che punta a ottenere e che di fatto ottiene è quello di innalzarsi dalle proprie fragilità e sentirsi più forte assorbendo le energie positive di chi gli sta accanto togliendole però, di contro, alla vittima del loro desiderio di appagamento interiore.
Spesso, pur non agendo nella consapevolezza di quanto male riescano a infliggere agli altri e quanto a lungo impiegheranno le persone prosciugate delle proprie energie a riconquistare la fiducia in se stessi, nel momento in cui l’oggetto di questo perverso meccanismo inizia a mostrare segni di cedimento o di allontanamento emotivo, i loro sforzi per continuare a mantenere il controllo su di lui si intensificano e inaspriscono, girando il coltello nella piaga che sanno essere il punto debole sul quale fare leva, fino ad assomigliare al rapporto che ha un carnefice con la propria vittima. Fino al momento in cui il soggetto passivo decide di mettere fine a quel rapporto malato perché si rende conto di essere sull’orlo del precipizio e a un passo dal non ritorno.
Inizia quindi un doloroso quanto instabile cammino verso la riconquista di un’autostima che sembra essere scomparsa e che sente con tutto se stesso di dover continuamente affermare e sottolineare con gli altri ma soprattutto dentro di sé; molto spesso durante questo percorso, che può diventare più o meno lungo e più o meno arduo a seconda della forza interiore che il soggetto possiede o di quanto a lungo l’altro abbia fatto perno sulle sue fragilità al punto di renderlo incapace di risollevarsi, le persone che si trovano sulla strada di chi deve assolutamente dimostrare al mondo di essere forte sono inevitabili vittime di atteggiamenti e reazioni che sarebbero dovuti essere rivolti a chi è stato la causa di una sofferenza tanto profonda.
Perché qualcuno che dice di amarci può essere capace di provocarci un danno tanto grave come quello di fare a pezzi la sicurezza in noi stessi costringendoci a raccogliere i tanti frantumi lasciati dietro il suo passaggio?
Quanto tempo impiegheremo per recuperare quell’autostima necessaria a non dover più vivere per dimostrare niente a nessuno, tantomeno a noi stessi?
Quante volte dovremo ripetere al mondo intero che siamo degni di essere amati per ciò che siamo prima di smettere di sentire il bisogno di farlo?
Un giorno finalmente incontriamo quello sguardo che aspettavamo da tanto, quello dentro il quale ci perdiamo immediatamente e che è da subito capace di rassicurarci, di farci sentire importanti e liberi di essere noi stessi, di cancellare da subito tutte le ferite profonde che portiamo dentro di noi e che abbiamo impiegato un’eternità a cercare di guarire, sebbene non siamo sicuri di esservi riusciti in pieno. Ma quello sguardo continua a seguirci, rassicurante e avvolgente, fino a farci recuperare con una velocità che mai avremmo immaginato quell’andamento sicuro e spedito che eravamo certi di aver perso, lo sguardo che ci mostra finalmente quella luce che aspettavamo da tanto, troppo tempo.
Poi però, inaspettatamente, potremmo imbatterci nel soggetto che ci aveva distrutti, oppure può capitarci di incrociare sul nostro cammino qualcuno con un atteggiamento simile al suo, non tanto perché siamo noi a cercarlo, essendo appagati e felici con la persona che ci ha ridato la luce, quanto perché la vita può mettercelo davanti in contesti inaspettati, quasi come se volesse testare che la forza che crediamo di aver acquisita sia reale, e attuato da soggetti che niente hanno a che vedere con la nostra sfera emotiva ma che comunque possono entrare a far parte del nostro quotidiano.
A quel punto potremmo di nuovo doverci confrontare con atteggiamenti del passato ritrovandoci, a causa di una sola parola, in quell’ombra dalla quale credevamo di essere usciti facendoci dimenticare per un istante quello sguardo di luce che ha fatto tanto per sostenerci ma dal quale in questo caso abbiamo la fortuna di poter tornare quando il buio diventa troppo scuro…almeno finché non impareremo a passare da soli e con le nostre sole gambe a passare dall’ombra dell’insicurezza alla luce che esiste dentro di noi, a prescindere da ciò che chiunque altro voglia indurci a credere.
Marta Lock