Magia di un brivido

Passiamo la maggior parte della vita aspettando un brivido… e spesso non basta la restante parte… per cancellarne il ricordo…

Nel momento in cui raggiungiamo l’età adulta, quella in cui abbiamo lasciato da parte le intemperanze e le irruenze giovanili, quella in cui ci hanno raccontato che dobbiamo dimostrare di avere equilibrio e non possiamo lasciarci prendere dal fattore emotivo a scapito di quello razionale, a volte sembriamo volerci adeguare a questo pensiero comune, mentre altre qualcosa dentro di noi continua a desiderare di ribellarsi e ricordarci di non soffocare ciò che in fondo ci rendeva felici, vittime di alti e bassi, è vero, ma sicuramente più appagati. Dunque scegliamo di destinare tutto l’equilibrio e la razionalità ai rapporti professionali e interpersonali quotidiani ma nella sfera dominata e governata dall’anima decidiamo di voler aspettare un nuovo brivido, quello che ci farà guardare qualcuno e sentire che è proprio lì che avevamo aspettato di stare, davanti a quel qualcuno.

Però la vita, il destino, il fato, sembrano volersi prendere gioco di noi mettendoci di fronte persone che potrebbero potenzialmente piacerci ma con cui non riusciamo a sentire quel sottile legame inspiegabile che avevamo vissuto da giovani, quella sorprendente emozione che ci faceva sentire il cuore accelerato e il terreno mancare sotto i piedi. Così, ormai quasi rassegnati, andiamo avanti per tentativi, dando una possibilità agli incontri in cui ci imbattiamo, pur sentendo che manca qualcosa, quella magia che non riusciamo a percepire, quell’alone particolare che fa sembrare fermo tutto ciò che è intorno. Poi un giorno per caso, quando siamo con la testa completamente distratta da altri pensieri, o quando ormai abbiamo quasi perso la speranza di tovarlo quel brivido, incrociamo uno sguardo su cui non possiamo fare a meno di soffermarci e in cui leggiamo la stessa irresistibile forza magnetica che guida noi.

Il mondo viene avvolto da una luce irreale, noi sembriamo rifiorire e, finalmente, abbiamo la certezza di essere dove abbiamo tanto desiderato, non sentiamo più il senso di mancanza che dovevamo fingere di ignorare in precedenza, ora non più. Qualcuno lo chiama colpo di fulmine, altri incontro destinico, sta di fatto che abbiamo la sensazione di camminare a un metro da terra, tutto sembra perfetto ed esattamente come lo avevamo immaginato. Giorno dopo giorno però la realtà si modifica. Può capitare di scoprire differenze talmente profonde da risultare incolmabili, può essere invece che uno dei due sia in un periodo della vita in cui non riesce a vedersi in una relazione, può semplicemente succedere che il fuoco iniziale si spenga lasciandoci lì a domandarci come mai qualcosa di tanto perfetto sia finito.

Perché la vita ci ha giocato quel brutto scherzo?

Come mai quel brivido tanto perfetto, e tanto atteso, abbiamo dovuto provarlo con qualcuno che poi si è rivelato non essere adatto a noi?

Dobbiamo dunque, come ci avevano fatto credere, rinunciare all’emozione perché con la razionalità si può scegliere con maggiore consapevolezza qualcuno di più giusto per noi?

Oppure è meglio continuare a credere che prima o poi proveremo di nuovo qualcosa di tanto forte per chi non se ne andrà mai più?

Il fatto di aver dovuto prendere atto che una relazione non abbia avuto l’esito che speravamo non significa necessariamente che la storia si dovrà ripetere sempre allo stesso modo in futuro. E, soprattutto, il fatto di non riuscire a dimenticarlo quel brivido, come se fosse l’unico importante segno all’interno di un qualcosa che poi è finito, come se fosse diventato irrinunciabile per sentirci davvero coinvolti, ci fa capire che quell’incancellabile momento ha costituito un giro di boa, un punto di non ritorno dopo il quale non sarà più possibile tentare una strada quando già sappiamo che non ci completa. Ci diamo da fare per dimenticare, solo noi sappiamo quanto vorremmo, ma quel brivido è lì, immobile, indelebile, forse per ricordarci quanto sia stato importante per noi.

Dunque smettiamo di volerlo dimenticare, ne facciamo tesoro e lo custodiamo gelosamente non più legandolo a qualcuno che se ne è andato bensì prendendolo come punto di partenza, come condizione necessaria per l’inizio di cui abbiamo bisogno per decidere di costruire. Lo riponiamo nel nostro scrigno emotivo e lasciamo che ci guidi e ci ricordi ciò a cui non dobbiamo accettare di rinunciare perché l’averlo vissuto ci ha dimostrato che non è una chimera, è qualcosa di reale, di vero e di vivo.

E, accompagnati dal suo ricordo, scegliamo di continuare ad aspettare, fino al momento in cui un altro qualcuno che ce ne farà sentire mille di brividi senza mai perdere la magia, senza mai indurci a doverli solo ricordare, perché resterà.

 

Marta Lock