Non è facile capirsi…perché non è facile ascoltarsi…si tende a dare un’interpretazione secondo il proprio punto di vista…impedendosi in alcuni momenti di guardare le cose attraverso gli occhi dell’altro…che spesso intende tutta un’altra cosa…
Quanti luoghi comuni nascono intorno a questo spinoso argomento, quante frasi fatte, divenute ormai acquisite nel linguaggio comune, sanciscono la differenza profonda e la distanza incolmabile tra le due tipologie del genere umano: maschile e femminile.
Perché uomini e donne sono tanto diversi?
Per quale strano motivo, pur parlando la stessa lingua, spesso non riescono a capirsi?
O ancora, perché, anziché venirsi incontro, preferiscono piuttosto lo scontro?
Fin da piccoli i genitori ci insegnano che le reazioni dei maschi non possono essere uguali a quelli delle femmine, attribuendoci dei ruoli che vanno oltre il campo emotivo per rientrare in quel modello delineato dalla società al quale dobbiamo conformarci. Perciò, quasi in modo automatico, ai bambini toccherà mettere in secondo piano le emozioni, per non rischiare di essere soprannominati “femminucce”, con un’accezione completamente derisoria e quasi dispregiativa del termine, e dare più rilievo alla forza, al coraggio, al dominio e controllo delle sensazioni intense con le quali prima o poi si scontrano, fino al punto di far loro credere che, per sentirsi davvero uomini, devono fare i duri, nascondere i sentimenti, evitare di lasciarsi andare.
Alle bambine invece viene concesso il “lusso” di lasciarsi completamente dominare dall’emotività, dare più spazio al dialogo, al pianto, alle riflessioni profonde sull’amore, alla tenerezza, lasciando uscire con spontaneità la propria sensibilità e capacità empatica, fino al punto, a volte, di rendere loro impossibile mantenere viva anche la parte razionale, necessaria a equilibrare le tempeste emotive alle quali sono sottoposte.
Con il tempo e le esperienze i due ruoli, molto spesso, si consolidano al punto da far allontanare sempre di più i due generi. Perciò sentiamo gli uomini definire le donne irrazionali, eccessivamente emotive, instabili, ipercritiche, perennemente insoddisfatte e soprattutto appiccicose; le donne invece ritengono gli uomini prepotenti, distaccati, insensibili, poco disponibili al dialogo, egoisti e irrispettosi dei sentimenti degli altri.
E’ davvero così?
Non è forse più semplice dare delle definizioni superficiali anziché andare in profondità e cercare di comprendersi davvero?
In realtà uomini e donne sono individui, persone, e come tali hanno gli stessi sentimenti, le stesse emozioni, provano allo stesso modo e con la stessa intensità, gioie, dolori, speranze, delusioni, ansie, amore…l’unica cosa nella quale sono diversi è il modo di manifestarle, di comunicarle. Sarebbe sufficiente uno sforzo di comprensione maggiore per far rendere conto entrambi che non è il modo in cui un’emozione viene manifestata a determinarne la profondità del sentirla, anzi, può succedere che proprio quelle non espresse siano più intense di quelle lasciate uscire all’esterno, come è possibile che un eccessivo desiderio di mostrare ogni emozione nasconda l’incapacità di sentirla fino in fondo, quasi come se diventasse una necessità dimostrare all’esterno di essere capaci di provare sentimenti che forse, in realtà, non abbiamo dentro di noi.
Alcune volte può essere risolutivo il dialogo, per spiegarsi, confrontarsi, trovarsi e raggiungere il punto di incontro necessario per comprendersi, altre invece, soprattutto se si ha a che fare con qualcuno troppo restio ad aprirsi, è necessario leggere attraverso le righe, capire dai comportamenti e dagli occhi, ciò che non viene detto ma che può essere molto più sincero e reale di ciò che viene manifestato. Non dovremmo mai aspettarci che un individuo, che sia uomo o donna, diverso da noi, abbia le nostre reazioni o il nostro modo di agire, si può solo imparare a conoscere il suo personale modo di essere e accettarlo esattamente come è, con limiti e qualità, esattamente come vorremmo che l’altro facesse con noi. Questo per imparare che non è importante definire a quale genere apparteniamo, piuttosto comprendere come è, come sente e cosa pensa, l’individuo che abbiamo davanti.
Perché la diversità non dovrebbe mai essere fonte di scontro, bensì occasione per farla diventare un punto di forza, una compensazione l’uno dell’altra che ci aiuta a diventare più equilibrati, più empatici…perché ci aiuta a diventare delle persone migliori.
Marta Lock