Mentre aspettavo

Ogni cosa che rimandiamo a domani… non è qualcosa di cui poi sicuramente avremo occasione di occuparci… è solo una cosa che non abbiamo fatto oggi…

Nella marea di persone che fluttua nell’oceano della vita contemporanea ci troviamo spesso ad avere a che fare con gli esitanti, i rimandatari, quei soggetti che fanno dell’attesa un modus vivendi, del posticipare una filosofia dell’esistenza e della certezza di poter affrontare le cose in un secondo momento un punto cardine del loro modo di essere. Di più: molti ne fanno una questione di fascino, di personalità, quasi a voler dimostrare quanto il loro tempo sia prezioso al punto di non averne per fare tutto nel momento in cui andrebbe fatto; quasi a sottolineare che la loro disponibilità deve essere richiesta, inseguita, desiderata, aspettata.

Eppure a noi l’esperienza ha insegnato tutt’altro, ha insegnato che non è necessario dover rimandare per diventare interessanti, ha insegnato che niente può essere così impegnativo da togliere la possibilità di dedicare una piccola parte della nostra attenzione a qualcosa che possiamo accogliere subito e, semmai, solo in un secondo tempo valutare se poterci dedicare in modo più approfondito, quando saremo più liberi. Però intanto abbiamo visto, abbiamo ascoltato, abbiamo preso coscienza e, se anche la nostra scala di priorità aveva un ordine già prestabilito, quanto meno siamo stati abbastanza aperti e disponibili da dare attenzione. Questo concetto può essere applicato sia alle cose, agli impegni, e altrettanto alle persone perché ciò su cui scegliamo di soprassedere, nascondendoci dietro obblighi e cose da sbrigare, potrebbe essere invece proprio ciò per cui varrebbe la pena rivoluzionare la scala di priorità.

Cosa ci rende tanto convinti di poterci occupare in un secondo tempo di qualcosa che rifiutiamo di prendere in considerazione adesso?

Perché siamo così sicuri che quella cosa rimanga lì ad aspettarci come se a lei quell’attesa non costasse nulla?

In base a cosa stabiliamo che il nostro tempo sia tanto importante da poter trascurare ciò che invece vorrebbe ricevere attenzione subito?

Certo, è impossibile occuparsi di ogni cosa contemporaneamente, ma è anche vero che nessuno può essere tanto impegnato da non trovare in una giornata intera un minuto da dedicare a un gesto, un’attenzione, un’azione verso qualcosa, o qualcuno, che lo richiede più o meno apertamente; tanto quanto non dovrebbe essere possibile che qualcosa, o più qualcuno, debba trovarsi ad accettare di farsi ‘spostare’ al giorno successivo, come se non fosse importante, come se non contasse. Eppure di persone esitanti per abitudine ne è pieno l’oceano della vita, di persone che posticipano, che rinviano, che pensano di fare tutto il giorno dopo, e ne è pieno perché vi sono altrettanti soggetti pazienti che accettano di farsi rimbalzare a domani.

Perché con l’età siamo diventati più indulgenti, abbiamo imparato ad attendere il momento giusto, abbiamo capito e accettato anche a fatica che ognuno ha i suoi tempi e che vanno rispettati, che ogni individuo è un mondo a sé e perciò è necessario capire in quale modo affronta le situazioni, non necessariamente legate a noi ma in senso più generale, che dobbiamo accettare che nella scala di valori di un altro potrebbe non esserci il relazionarsi in modo sereno e tranquillo ma, in base forse alle proprie precedenti esperienze, veda subito le cose nell’ottica del dover rinunciare alla propria libertà d’azione…

E noi? Dove siamo noi in tutto ciò?

Noi, pur estremamente rispettosi dell’altro inteso come individuo, essere umano, abbiamo però a nostra volta compreso che anche noi costituiamo un mondo, un mondo da accettare, da tenere in considerazione, un mondo emotivo che desidera ricevere le attenzioni che siamo capaci di dare; noi dunque, abbiamo capito che diventa faticoso spiegare a qualcuno che il nostro punto di vista è diverso, che non ci lasciamo affascinare dall’assenza bensì cerchiamo la presenza, che non desideriamo essere rimandati a domani perché sappiamo che domani tutto potrebbe essere diverso, che in un solo secondo tutta una prospettiva potrebbe cambiare, che a volte un domani può non esserci e quindi abbiamo scelto di vivere nell’oggi.

Noi, mentre aspettavamo che l’altro si rendesse disponibile, abbiamo capito che non volevamo trovarci davanti a qualcuno che ritiene giusto farsi desiderare, farci aspettare, rinviarci al giorno dopo; e così l’attesa nella quale eravamo stati lasciati ieri è diventata la nostra scelta di oggi di non voler più attendere.

 

Marta Lock