A saper leggere tra le righe… l’assoluta quanto momentanea assenza di soluzioni… può essere già di per sé una soluzione…
Quante volte abbiamo avuto la sensazione che ogni mossa, ogni passo, fossero ostacolati dalla nostra stessa esitazione?
Perché, se normalmente riusciamo a prendere decisioni, a determinare obiettivi, in alcuni frangenti sembriamo invece perdere ogni capacità di fare una scelta o di trovare il modo di superare un ostacolo?
Non sarà che abbiamo perso la nostra risolutezza o che stiamo vivendo un periodo più confuso di quanto avremmo mai immaginato?
Capitano a volte delle fasi nella nostra esistenza nelle quali tutto sembra fermo, immobile, ogni decisione appare complessa al punto di impedirci di muoverci verso la direzione che avevamo determinato in precedenza, quella che era affine al percorso scelto e che sapevamo con certezza ci avrebbe condotti verso l’obiettivo o la meta da raggiungere. Anche nella sfera personale possono verificarsi eventi che ci paralizzano, a cui non sappiamo come reagire, quasi a indurci a credere che non esista la mossa giusta da fare perché tutto potrebbe sgretolarsi e sfuggirci dalle mani; in altri casi invece sappiamo perfettamente che qualsiasi delle azioni che ci si prospettano modificherebbero inevitabilmente l’ordine delle cose e quindi la soluzione migliore è quella di temporeggiare, di aspettare un momento migliore, magari quando tutto sarà meno confuso, quando le acque saranno più calme e la scelta su come agire sarà più chiara. In questi frangenti sembriamo vivere in un mondo parallelo poiché molto al di fuori dal nostro atteggiamento abituale, che da un lato non ci piace ma dall’altro ci fa sentire impotenti, quasi come se le forze energetiche all’esterno di noi ci sospingessero con una forza uguale e contraria il cui risultato è la stasi, l’immobilità.
Assumiamo così un atteggiamento molto fatalista, cominciamo a osservare gli accadimenti, o la mancanza di essi, cercando di capire il perché di quell’assenza di soluzioni, di quella carenza di evoluzioni che sarebbero risolutive e ci indurrebbero a riflettere per trovare il modo di uscire da una contingenza tanto bloccata, domandandoci come mai il fato si sia accanito contro di noi e sembri voler provocare una battuta d’arresto nel nostro percorso fino a quel momento piuttosto movimentato, nel bene e nel male. Di fatto però, spostando all’esterno di noi la fonte della staticità degli eventi o l’origine della nostra impossibilità di affrontare ciò che si verifica, ci impediamo di andare più a fondo e di scrutare con maggiore attenzione le vere motivazioni di quella paralisi decisionale, non ci domandiamo il perché ci stiamo arrestando davanti a qualcosa che in un periodo differente avremmo affrontato con prontezza e risolutezza.
Le cose spesso accadono proprio per sollecitare in noi una reazione, oppure una non reazione, ed è esattamente in virtù dei percorsi precedenti che modifichiamo la nostra struttura comportamentale e il nostro atteggiamento nei confronti delle circostanze, affiniamo un intuito che soventemente va in contrasto con la razionalità e con un modo di fare che è coerente conseguenza logica di quanto abbiamo fatto prima; forse a livello inconsapevole il nostro istinto comincia a emergere in maniera differente rispetto all’età giovanile, quando era contraddistinto da impeto e irruenza, e si trasforma in sottile voce di saggezza che in qualche modo tenta di farci capire ciò che la ragione non considera. Il dubbio dunque diviene un messaggio, si trasforma in sensazione funzionale a indurci a riflettere sull’evidenza che probabilmente nessuna delle opzioni che ci suggerisce la mente sarebbe quella migliore per noi, che magari semplicemente dobbiamo lasciar andare ciò in cui ci troviamo oppure è necessario lasciar trascorrere qualche tempo perché il momento non è maturo per trovare una soluzione.
Questo tipo di considerazione ci permette di osservare tutto con un occhi diversi, ci consente di dare un senso persino a ciò che sembra non appartenerci ma che in realtà è la manifestazione di un nuovo lato di noi, quello più disposto a soffermarsi sull’interiorità e ad ascoltare i segnali energetici che giungono dall’esterno prendendoli non come ostacoli, piuttosto come suggerimenti sulla base dei quali possiamo essere nella condizione di fare la scelta migliore. Dunque a quel punto la mancanza di soluzioni diventa solo un ponte, una fase di lento scorrimento sotterrano che ci permetterà di vedere con maggiore lucidità quale sarà, subito dopo, la scelta più affine alla nostra natura e al cammino che desideriamo percorrere.
Marta Lock