Nelle pieghe di un pensiero

La riflessione è un mezzo dell’intuito… per portare alcune sensazioni alla luce della razionalità… e poi elaborare un’opinione…

Molto spesso l’inconsapevolezza di tutto quel mondo emotivo che si trova all’interno di noi ci induce a galleggiare in superficie, rinunciando ad approfondire perché la fretta del vivere contemporaneo, gli impegni pratici da cui a volte ci sentiamo sopraffatti, l’incapacità di affrontare un percorso di approfondimento, ci convincono che sia meglio non fermarsi a meditare, a scoprire significati o a porsi troppe domande di cui sarebbe troppo complesso scoprire le risposte. Malgrado il susseguirsi di circostanze, eventi, accadimenti che colpiscono in qualche modo la nostra interiorità, la nostra quotidianità e tutto ciò che costituisce certezze e sicurezze edificate nel corso del tempo, tendiamo costantemente ad accantonare le motivazioni sottili per cui quel qualcosa si è verificato, a non considerare il significato profondo che scaturisce dalla naturale evoluzione seguita a quel particolare episodio; tuttavia all’interno di quell’interiorità che mettiamo a tacere non può fare a meno di insinuarsi un pensiero, una considerazione inizialmente latente ma che continua a girarci in testa, a dispetto della nostra ferma volontà di metterla a tacere.

Perché a volte preferiamo non ascoltare i dubbi e le perplessità che legano la nostra sensazione a un qualcosa di appena accaduto?

Come mai preferiamo non soffermarci troppo a capire il reale significato delle circostanze che si verificano e che inevitabilmente modificano situazioni e relazioni che vivevamo fino a poco prima?

E per quale motivo, se è vero che le riteniamo troppo poco rilevanti per essere motivo di approfondimento, quelle ragioni e quelle domande continuano ad affiorare nella nostra emotività fino al punto di essere costretti a considerarle?

Tutto ciò che fa parte della nostra vita, della nostra quotidianità, sembra verificarsi in maniera spontanea quanto improvvisa, inducendoci per questo ad accantonare momentaneamente l’evento per dare la priorità ad altro, a ciò che abbiamo deciso essere più importante per la contingenza decidendo di non aver tempo per riflettere su qualcosa di ormai accaduto. Eppure la sensazione di aver trascurato un dettaglio, di aver lasciato andare un significato che poteva nascondersi dietro quella circostanza, quella frase o quel gesto, si fa sentire in maniera via via più incisiva fino al momento in cui diventa impossibile non intraprendere la profonda riflessione che lo stesso istinto che prima ci aveva suggerito di continuare a restare sulla superficie, ora suggerisce. A quel punto dovremo necessariamente prendere atto della rilevanza dell’intuito, di quella voce sottile in grado di ampliare la sua eco e giungere alla razionalità, che rappresenta quel mondo troppo stesso distante dall’emozione in virtù del quale però possiamo raggiungere una consapevolezza maggiore, se messo in connessione con l’interiorità, con quel sentire inspiegabile che continua a farci ruotare in testa un dettaglio, una frase, un evento su cui, malgrado la resistenza, sentiamo il bisogno di meditare, di cui abbiamo la necessità di prendere atto.

Così ci lasciamo andare a quel necessario collegamento che ci indurrà a percorrere una strada diversa, quella in virtù della quale emergeranno le sensazioni che volevamo riporre in silenzio in un angolo nascosto, accoglieremo le perplessità, quelle domande inespresse che comprenderemo essere fondamentali per raggiungere la mente, per razionalizzare e prendere atto di qualcosa che diversamente resterebbe inesplorato, e dando avvio a un cammino di maggiore consapevolezza della situazione vissuta, o in procinto di esserlo, sviluppando una nostra unica e personale opinione sulla base esattamente di quel percorso di meditazione che inizialmente tanto avevamo evitato di compiere. Le sensazioni, l’intuizione, diventano dunque un mezzo per prendere coscienza di noi stessi e delle nostre reali opinioni, non quelle che facciamo nostre per sentito dire o per pigrizia nascosta dietro il pretesto di essere troppo impegnati per concentrarci su altro di diverso dalla contingenza e dall’urgenza della quotidianità, bensì quelle che ci appartengono davvero, quelle con cui lentamente, a partire da quella prima volta, ci abitueremo a convivere, a fare i conti, perché avremo compreso quanto un pensiero libero e spogliato da qualsiasi condizionamento, nostro o esterno, sia prezioso e costituisca il punto di partenza fondamentale per un’importante formazione interiore e per la nostra crescita personale, qualunque età abbiamo.

 

 

Marta Lock