Nell’ombra

Chi ci osserva nell’ombra desidera scoprire molte più cose di noi…di quante abbiamo cercato di mostrare…a chi non le vedeva neanche con la luce…

Quante volte abbiamo avuto la sensazione che le nostre parole siano state portate via dal vento anziché raggiungere la persona che volevamo le ascoltasse?

In quante occasioni ci siamo resi conto che, nonostante la pazienza e i tentativi di spiegare con chiarezza e senza conflitti le nostre ragioni e i nostri punti di vista, la chiusura dell’altro ci conduceva nel vicolo cieco delle sue di ragioni, senza riuscire a ottenere neanche la possibilità di giungere a un compromesso?

Perché a volte ci intestardiamo, investendo tante energie, per farci comprendere da chi, in fondo, ha voglia di capire solo se stesso?

Cosa ci spinge a essere tanto malleabili e disponibili a trovare un punto di incontro con qualcuno che ci ha dimostrato di essere completamente rigido e non disposto ad aprirsi all’eco di una voce che non esca da lui?

A volte, chissà per quale strano meccanismo, scegliamo di buttarci letteralmente dentro una storia che prevediamo già sarà difficile e complicata perché altrettanto lo è, evidentemente fin dal primo incontro, la persona con cui scegliamo di viverla. I segnali ci sono ed emergono in modo via via più chiaro però ci raccontiamo, per giustificare la nostra ostinazione a voler tentare, che in fondo le cose facili non danno la stessa soddisfazione di quelle più complicate, di quelle in cui dobbiamo lottare per ottenere il risultato che desideriamo. Perciò, dopo un primo periodo di scoperta, ci rendiamo conto di dover fare sforzi persino per farci comprendere, un po’ perché in realtà il linguaggio parlato è completamente opposto, un po’ perché l’altro non sembra volersi impegnare minimamente a guardare le cose da un punto di vista diverso dal proprio, rendendo ogni equivoco che si verifica un’impresa titanica da dover compiere per chiarirlo e risolverlo, un braccio di ferro infinito tra ciò che noi vorremmo tentare di far capire e l’altro che si ostina a puntare i piedi e ad arroccarsi nella sua posizione.

Così, dopo tanta fatica, comunque ci rendiamo conto che ci sta facendo procedere nel rapporto solo a minuscoli passi e che, in ogni caso, ciò che sembrava compreso e superato torna imperterrito e ripetuto, come se non avessimo mai provato e riprovato a snocciolare la questione e risolverla, e ci domandiamo se è davvero una guerra quella che vogliamo combattere per raggiungere la serenità e l’equilibrio in un rapporto in cui continuiamo a non sentirci compresi e accettati, nonostante le tante parole pronunciate. Così, stanchi, stremati e scoraggiati decidiamo di mettere un punto a qualcosa che forse non doveva andare avanti tanto a lungo, sentendo in fondo quel sollievo che si prova dopo aver terminato un’impresa estremamente faticosa che ci aveva impegnati testa e corpo e che non riuscivamo più a capire se stavamo continuando a compiere solo perché ormai eravamo in ballo o se davvero la desideravamo.

Dunque in un momento di lucidità e di recupero di quell’equilibrio che si era squilibrato per seguire gli alti e bassi dell’incoerenza dell’altro, scegliamo quel noi che avevamo messo in secondo piano e fuggiamo via lontani recuperando ciò che pensavamo di aver perduto, cioè la capacità di comprendere che i primi a dover star bene siamo noi e che se qualcuno non riesce a vedere e ad accogliere il bello che ci caratterizza, probabilmente non riuscirà a farlo mai perciò chiudiamo la porta e camminiamo da soli lasciandoci alle spalle il rimpianto di non essere stati capaci di mostrare la nostra luce, respirando il sollievo di non essere più dentro a quel vortice di buio che ci teneva incollati a qualcuno di non compatibile se non per alcuni aspetti non sufficienti a costruire un rapporto solido.

Poi un giorno scopriamo che nell’ombra qualcun altro ha osservato il nostro cammino e, senza che ne avessimo idea o gli avessimo mai chiesto di farlo, ha capito da solo e con la massima semplicità ciò che ci eravamo tanto sforzati di far comprendere all’altro, e con altrettanta semplicità ci si avvicina, nel modo giusto, dicendo le frasi che vorremmo sentirci dire e rendendo le cose talmente spontanee e naturali da illuminare l’ombra dalla quale ci aveva osservati, coprendo di buio chi non ci aveva mai guardati nella piena luce della nostra apertura.

E finalmente ci sentiremo liberi di essere perché con altrettanta libertà il nuovo altro ci accoglie.

 
Marta Lock