Il giorno in cui una reazione non ci farà più arrabbiare bensì sorridere… sarà lo stesso in cui lo scontro della conoscenza… avrà lasciato spazio alla complicità dell’essersi scelti…
Chissà come mai spesso ci sentiamo letteralmente trascinati da uno strano magnetismo che sembra impedirci di staccarci da qualcuno con cui stiamo in paradiso in alcuni momenti, quanto nel fondo di un baratro in altri in cui, inevitabilmente, ci scontriamo. Eppure in occasioni precedenti, nelle esperienze già vissute e che sono state un tassello importante nella nostra maturità emotiva, non abbiamo esitato qualora avevamo realizzato che i motivi di scontro erano troppo fastidiosi e snervanti, completamente al di fuori del nostro concetto di rapporto ideale.
Dunque perché in questo caso è così impossibile mantenere la decisione?
Come mai la nostra forza si sgretola davanti alla pienezza emotiva che comunque sentiamo nei momenti in cui gli scontri non si verificano?
Forse il motivo per cui quelle estremità che tanto ci infastidiscono, quegli atteggiamenti che tanto ci fanno venire voglia di chiudere la porta e buttare via la chiave, non ci inducono a prendere una decisione perché sentiamo, percepiamo, sappiamo con la certezza dell’istinto, che mentre le corazze si scontrano le anime si assomigliano, hanno la stessa visione della vita, hanno una scala di valori simili e si rendono conto di essere molto più compatibili, vicine e armoniche di quanto la razionalità e le barriere non permettano di vedere ai due protagonisti. Così, ascoltando la testa ma in fondo sapendo che l’anima vincerà, vanno avanti tra scontri, discussioni, litigi, nervosismi, musi lunghi e chiusure… che poi inevitabilmente passano, vengono superati, addirittura dimenticati, quasi come se il ritrovarsi cancellasse l’accaduto.
Molto spesso il percorso di conoscenza non è così semplice come potrebbe esserlo sulla carta perché le persone sono diverse, le reazioni alle zavorre del passato sono differenti, perché caratteri già ben definiti fanno fatica a relazionarsi mettendo in gioco subito le emozioni più profonde; molto spesso raccontarsi non viene così naturale come per altri individui e lo scontro diventa l’unico modo per ascoltare e capire davvero l’altro, le sue sfaccettature, il non detto non per mancanza di volontà di farlo bensì per incapacità comunicativa di uno dei due e di altrettanta poca dimestichezza dell’altro nel comprendere ciò che non viene spiegato a parole.
Altrettanto spesso un rapporto non riesce a prendere subito la direzione definitiva, ha bisogno di deviare il percorso, di fare uno stop per poi ricominciare il cammino e, mentre tutto ciò accade, i due protagonisti si scoprono in modo via via più profondo, iniziano a capire le sfumature, a prevedere le reazioni e a evitarle, non per debolezza bensì per riguardo verso l’altro, la rigidità dei primi tempi si ammorbidisce e ciò che era stato chiesto, o era diventato oggetto di una discussione passata, viene concesso o evitato, a seconda del motivo dello scontro, in modo naturale, quasi sottovoce, accrescendo la complicità dei due che ricordano perfettamente ogni parola, ogni motivazione, ogni chiusura dei periodi precedenti.
Dunque, reazione dopo reazione, scontro dopo scontro, sentiremo che il fastidio diminuisce perché tutto ciò che era completamente diverso dal nostro modo di reagire e che quindi non riuscivamo a concepire né accettare, scopriamo invece essere una parte caratteristica dell’altro, che a quel punto avrà capito meglio noi e ammorbidito le sue rigidità, e avremo imparato ad amare e guardare con maggiore indulgenza ciò che, tutto sommato, ci piace e rende la persona che abbiamo scelto assolutamente unica nella sua complementarità a noi.
E così, con la conoscenza profonda, continueremo a dire la nostra e a contrastare in qualche modo i suoi eccessi, almeno tanto quanto l’altro continuerà a fare con noi, ma voltandoci dall’altra parte i nostri occhi sorrideranno perché consapevoli che dopo poco, con tempi molto più brevi rispetto al passato e senza più musi lunghi o distacchi, cercheranno di nuovo quelli dell’altro che li staranno aspettando, complici perché consapevoli di non voler avere davanti quelli di nessun altro al mondo.
Marta Lock