Non parlarmi

Le cose che facciamo…o che non facciamo…sono estremamente più vere e attendibili…delle parole che pronunciamo…o delle scuse con le quali ci giustifichiamo…

Nel corso della nostra vita, grazie alle esperienze che via via ci portano ad affinare il nostro intuito riguardo alcune situazioni nelle quali ci troviamo e che in precedenza ci avevano indotti a male interpretare alcuni comportamenti o a illuderci per aver dato ascolto a parole che in realtà non erano poi state accompagnate ai fatti, impariamo ad assecondare l’esigenza di rimanere a volte in silenzio per osservare il comportamento di chi ci troviamo accanto.

Questo non significa che ce ne stiamo arroccati in una posizione difensiva ad attendere il passo falso certi che prima o poi arriverà bensì che diamo notevolmente maggiore importanza a ciò che traspare dal comportamento piuttosto che a ciò che ci viene raccontato, in buona o cattiva fede, perché ci siamo resi conto che nel passato forse avevamo ostinatamente voluto credere alle parole nonostante i fatti evidenziassero in modo chiaro e inequivocabile una realtà ben diversa da quella che volevamo vedere. Nel caso opposto potremmo invece aver avuto a che fare con qualcuno che aveva cercato a parole di allontanarci, di spingerci a fare scelte che ci avrebbero portati nella direzione opposta alla sua o di indurci addirittura a detestarlo in alcuni casi estremi, salvo poi renderci conto che il suo comportamento lasciava trasparire intenzioni totalmente opposte a quanto pronunciato dalle labbra.

Per quale motivo tante persone tendono a voler dimostrare ciò che non sentono o al contrario a nascondere ciò che provano?

Perché a volte preferiamo ascoltare le loro parole piuttosto che osservare ciò che fanno e il modo in cui si muovono, sicuramente più sincero di quanto raccontano?

Come mai scegliamo di accettare una bugia anziché guardare in faccia la realtà, per quanto dura o spiacevole possa essere?

A volte è difficile uscire dalla dipendenza da un sentimento che leghiamo indissolubilmente all’altro nonostante lui non faccia niente per alimentarlo, perciò ci aggrappiamo con le unghie e con i denti a ciò che di lui ci aveva conquistati all’inizio della relazione senza voler vedere che in realtà non c’è più; altre volte invece siamo talmente dentro il vortice della diffidenza, soprattutto quando in passato ci aveva causato molto dolore, che tendiamo a cercare insistentemente conferme verbali per avere quella momentanea rassicurazione che subito dopo lascia spazio all’insoddisfazione di aver chiesto ciò che sarebbe dovuto arrivare spontaneamente, ributtandoci nella spirale della diffidenza e facendoci ritornare a chiedere conferme…che non ci forniranno mai le certezze che non abbiamo la forza di attendere.

Poi ci sono i casi in cui è l’altro ad essere talmente spaventato da assumere un finto comportamento indifferente che lo porta, esasperandoci sopra ogni limite, a mettere in atto continui tentativi verbali di allontanarci e di tenersi a distanza dal rapporto fino al punto di toglierci la lucidità che ci farebbe capire e apprezzare ciò che invece, al contrario delle sue parole, fa per noi, prendendo il suo tira e molla come un modo per giocare al gatto con il topo volto a farci perdere la testa. Cosa che spesso avviene spingendoci a fare ciò per cui l’altro ha investito tante energie cioè chiudere il rapporto…salvo poi guardarlo in fondo agli occhi, un attimo prima di voltargli definitivamente le spalle, e notare lo smarrimento e il rammarico di chi sa di essere stato l’unica causa dell’allontanamento e di non essere più in grado di tenerci a sé, perché si rende conto di aver vinto perdendoci…o di aver perso vincendo…

Forse nella fretta del vivere moderno, in cui si va talmente di corsa da rendere più facile e veloce ascoltare le parole pronunciate piuttosto che cercare di leggere l’anima di chi abbiamo davanti o di ascoltare i silenzi nascosti dietro uno sguardo forzatamente duro ma che in realtà nasconde debolezze o paure a volte più profonde e radicate di quelle che caratterizzano noi, piuttosto che decidere di vedere la realtà per come è e di avere la dimostrazione reale dei sentimenti e delle emozioni dell’altro, anziché chiedergli di fare qualcosa per noi quando in realtà non avrebbe affatto voglia di farlo spontaneamente, anziché fare domande di cui sono già evidenti le risposte dal momento che se non muove dei passi verso di noi è semplicemente perché non vuole farlo, dimentichiamo che sarebbe molto più vero comprendere osservando. Forse sarebbe molto più corretto fare qualcosa con impegno e dedizione anziché dare una risposta veloce che non serve a rassicurare e fugare i dubbi di chi ci fa la domanda, facendolo anzi sentire sciocco per aver chiesto qualcosa che con la nostra reazione abbiamo sottolineato quanto fosse ovvio, recuperando con i gesti e le azioni tutto il bello di prendersi cura dell’altro e dimostrargli, non dirgli, quanto conta per noi.

Perché non esistono parole che possano colmare la distanza provocata da un atteggiamento distaccato, né giustificarne la motivazione, così come sarà impossibile farci cacciare da qualcuno con mille scuse nel momento in cui il suo cuore e ogni millimetro della sua pelle sembra volerci gridare di rimanere lì fermi…se sappiamo ascoltare senza che ci parli.

 

Marta Lock