Non ricordare, vivi

Il bello dei ricordi è che più si allontanano più ci sembrano piacevoli…il bello della realtà è che più ci piace…più facciamo in modo che non diventi mai un ricordo lontano…

O forse dovremmo.

Perché molto spesso preferiamo rinunciare a superare i piccoli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino piuttosto che lottare per superarli, se la posta in gioco è la felicità?

Cos’è che ci fa preferire l’immobilità al rischio di metterci in gioco esattamente come abbiamo visto fare all’altro per noi?

E’ una nostra scelta quella di non fare nulla oppure è solo paura folle di scoprirci completamente e diventare dunque pericolosamente vulnerabili?

Dopo tante esperienze, dopo tanti incontri, qualcuno molto felice e qualcun altro molto meno, ci troviamo alle prese con l’unica assoluta certezza che l’intensità di ciò che ci aveva allontanati dalle persone del passato e che ci sembrava, al momento, talmente intollerabile da indurci più o meno volutamente a chiudere il rapporto, trascorso un certo lasso di tempo lascia il posto ai ricordi piacevoli che avevamo condiviso e che ci avevano tenuti legati all’altro per tutta la durata della relazione. Molto spesso i ricordi, nel momento in cui non sentiamo più il picco acuto del dolore, ci appaiono talmente piacevoli da farci quasi sorridere nel riportarli alla memoria e, in alcuni casi, riescono persino a permetterci di mantenere un buon rapporto con la persona con cui li avevamo vissuti.

Dunque sappiamo che allontanandoci tutto sembra più piacevole del momento in cui lo stavamo vivendo perché il distacco ci permette di guardare le cose da un punto di vista meno coinvolto e sicuramente più obiettivo, forse perché in qualche modo ci sentiamo sollevati per il fatto che si siano concluse e che ci siamo allontanati dal brutto che stavano generando in noi al punto di non riuscire più a vederne il lato piacevole. Certo, sorridere di noi e di come eravamo ci aiuta a valutare anche ciò che di sbagliato c’era stato nel nostro comportamento e gli atteggiamenti che non siamo in grado di tollerare dagli altri, quindi in ogni caso anche il passato più cupo può fornirci una chiave di lettura positiva per vivere meglio il nostro presente e il futuro che ci aspetta.

E poi improvvisamente ci imbattiamo in una realtà incredibilmente bella, che ci fa camminare sollevati da terra e che ci fa andare in giro per strada sorridendo senza motivo, una realtà così piacevole da sembrarci surreale, quasi un regalo inaspettato che la vita ci sta facendo e da quel momento in poi scopriamo che l’unica cosa che non vorremmo mai è farla diventare un passato da ricordare anziché uno splendido presente da vivere. Perciò facciamo di tutto per superare i piccoli intoppi che inevitabilmente sorgono, ci adoperiamo per dimostrare il massimo della disponibilità alla comprensione e al sostegno dell’altro, non perché ci sentiamo la parte debole bensì perché abbiamo imparato che le cose belle vanno coccolate e lasciate crescere per dar loro la possibilità di rafforzarsi e di continuare a darci la sensazione di benessere che proviamo nel momento in cui arricchiscono la nostra esistenza e quella di chi sta condividendo quegli attimi con noi.

Questo è ciò che dovrebbe essere ben chiaro a entrambe le parti ma non sempre chi incrocia il nostro cammino si trova nel medesimo punto evolutivo al quale siamo arrivati noi e può succedere che, nell’inconsapevolezza dell’importanza di lasciar fluire emozioni e sensazioni, si spaventi proprio per quell’incredibile intensa emozione che lo stare insieme sprigiona, paura che potrebbe portarlo a fare una retromarcia, disorientante proprio perché inaspettata. Nel suo percorso l’altro non ha ancora compreso l’importanza e il privilegio di avere tra le mani qualcosa assolutamente raro e non ha capito quanto sia fondamentale non lasciarlo scivolare via da quelle mani che poi si troverebbero vuote a cercarlo di nuovo e non ascolta noi che cerchiamo di fargli apprezzare quel presente stupendo che non può essere messo in secondo piano rispetto all’immotivato timore della sua intensità.

In quel momento noi, che sappiamo bene che è molto meglio vivere che ricordare proprio perché ci siamo resi conto della differenza tra quel momento e tanti altri del passato che ci sussurravano di non fermarci, rimaniamo lì basiti e demoralizzati per non aver capito che l’altro aveva bisogno di scappare per capire, e l’altro si ritrova di fronte al nostro silenzio ripensando a quei meravigliosi momenti e domandandosi perché anziché viverli si trova da solo a ricordarli.

 


Marta Lock