Non succederà più

Gli errori perdonati… non dovrebbero mai essere una scusa… per continuare a sbagliare…

Le relazioni nell’epoca contemporanea sono diventate difficili, complicate, inarrivabili perché tutto porta a far tendere l’esistenza verso un tempo futuro che ci si illude possa andar avanti all’infinito. Non che prima fossero più semplici, però in passato le persone sembravano maturare più in fretta, erano più orientate a prendersi responsabilità e impegni senza che questo venisse vissuto come un peso, un onere, un qualcosa da cui scappare a gambe levate. Oggi dunque, ci troviamo di fronte a un esercito di eterni immaturi che sembra cercare in tutti i modi di sfuggire a impegni anche se solo di tipo sentimentali, emotivi, al punto di sentirsi quasi costretti a dover periodicamente sbagliare per allontanarsi e prendere aria da un qualcosa che li spaventa.

Fatti i conti però con la realtà che il sentimento, il legame che va oltre la volontà, un filo sottile che unisce come se fosse di acciaio, non possono fare a meno di tornare sui loro passi, ritrattare, a volte chiedere scusa e altre no, dipende dall’indole, dal carattere, dal modo di porsi… comunque è evidente la volontà di ricominciare a camminare insieme all’altro. E l’altro, di solito quello più maturo dei due, quello che nonostante sia a sua volta spaventato, incapace di gestire una relazione nel senso classico del termine o nonostante si senta fuori dagli schemi sul modo di vedere un rapporto di coppia, non può a sua volta impedirsi di riaccogliere il fuggitivo, di aprirgli di nuovo la porta, non senza però aver messo i puntini sulle i, non senza aver specificato di non desiderare mai più avere a che fare con quel determinato errore che non potrebbe tollerare di nuovo.

Dunque il fuggente si lascia momentaneamente domare, si impegna a non commettere lo stesso sbaglio perché ha compreso cosa esso ha suscitato nel restante, perché sa che dovrà riconquistare la sua fiducia e perché sa di non voler più trovarsi nella medesima situazione. Tutto fila liscio fino al momento in cui l’eterno Peter Pan non si rende conto che l’altro si è rilassato, ha abbassato la guardia, è più sereno e incline a ricominciare e consolidare la relazione; quello è il momento esatto in cui Peter Pan si spaventa di nuovo, inizia a sentire un senso di soffocamento e l’istinto di scappare predomina su quello di restare. E così fa quello che aveva promesso di non fare più, sbaglia per avere il pretesto di fuggire.

Cos’è che induce qualcuno che ha dimostrato di tenere a noi ad assumere proprio quel determinato atteggiamento che già in passato ci aveva fatti allontanare?

Perché quell’impellente necessità di prendersi una pausa da noi quando poi non riesce a non tornare a cercarci?

Quando abbiamo deciso che un sentimento forte fa più paura della solitudine?

O comunque perché negare e scappare se poi nel tempo non possiamo fare a meno di quella persona?

I fuggenti, nonostante siano consapevoli dei loro errori, nonostante sappiano che non è giusto tenere in bilico qualcuno solo per la loro irrazionale paura di trovare un equilibrio a cui forse temono di abituarsi e di non poter più rinunciare, si adagiano sulla certezza che i restanti continueranno a scusarli, a riaccoglierli nella loro vita, a passare sopra ai loro capricci immaturi perché lo hanno già fatto, più e più volte, perché sanno di essere amati e dunque associano l’amore all’indulgenza. Ma mentre loro vanno e vengono con tanta leggerezza e facilità, nell’altro di volta in volta si crea una crepa, una spaccatura via via più profonda che se da un lato, proprio perché lenta, gli permette di concedere al fuggente altre possibilità, altre occasioni di riconquistare una fiducia che è sempre più compromessa, dall’altro genera un inesorabile distacco emotivo che rischia di mettere la parola fine a qualcosa che invece poteva diventare grande.

E forse, la prossima volta in cui Peter Pan deciderà di tornare sui suoi passi e promettere, ancora una volta, che ciò che è accaduto non succederà più, potrebbe trovarsi di fronte una porta chiusa, un’Isola che non c’è di cui ha definitivamente perduto la strada.

 

 

Marta Lock