Non vedo, non sento, non parlo

Ciò che preferiamo non affrontare né risolvere… è esattamente ciò che ci seguirà ovunque cercheremo di andare… per lasciarcelo alle spalle…

Quante volte davanti a un problema o a un nostro limite che ci ha provocato una sofferenza, una grossa difficoltà, abbiamo scelto, non appena abbiamo potuto, di lasciarcelo alle spalle?

Perché abbiamo ritenuto che fosse molto meglio ignorare il nocciolo piuttosto che approfondire e guardare da quale parte di noi provenisse quell’ostacolo interiore?

E per quale motivo dunque, se tutto ciò che volevamo era dimenticare, quello stesso limite, quella problematica, quel nodo irrisolto, continua a ritornare nel nostro presente come se avessimo con lui un conto in sospeso?

Come mai ogni nostro tentativo di allontanarci da situazioni simili a quella che aveva evidenziato, o generato, quello che sarebbe divenuto un grande ostacolo alla nostra crescita personale, sembra fallire miseramente riproponendoci episodi in cui il meccanismo che si aziona è sempre lo stesso?

Molti di noi tendono a credere fermamente che ciò che provoca, o ha provocato, sofferenza, sia da tenere rinchiuso in un angolino remoto dell’anima per impedirgli di far sentire la sua voce, come se dentro quella gabbia diventasse inaccessibile persino a noi stessi. Addirittura alcuni arrivano persino alla negazione del problema, o limite, o strappo, qualunque sia il modo in cui lo vogliamo chiamare, lasciando chi si trova invece di fronte a certi comportamenti, completamente disorientato, spiazzato e incredulo per essersi imbattuto in un individuo in fuga da se stesso. Altri invece innalzano barriere su barriere, fin quasi a rendersi inaccessibili al mondo esterno, pur di non guardare in faccia l’origine di quel malessere, di quel forte ostacolo che, di fatto, impedisce loro di vivere serenamente la realtà presente e le emozioni.

A volte capita però di incontrare qualcuno che fa venire voglia di mettere fine alla fuga emotiva, qualcuno che potrebbe quasi far sorgere il coraggio di osservare da vicino quella lacuna, quel macigno che appesantisce così tanto la serenità e la naturale evoluzione delle cose da costringerci addirittura a negare di averlo un problema, dunque sembriamo ammorbidirci, come se, in modalità altalenante, tentassimo di lasciarci andare. Il problema è proprio quella modalità incostante, quel bilico tra il sì e il no, tra il fare e il non fare, tra il trovare il coraggio e il farsi vincere dalle paure, che genera nell’altro la consapevolezza, via via più solida, che il nostro è un problema.

E noi percepiamo di essere stati scoperti perciò ritorniamo a innalzare la barriera che, più o meno consapevolmente, stavamo abbassando, ci spaventiamo, non possiamo metterci a nudo, no è impossibile, dobbiamo difenderci, dobbiamo scappare prima che sia troppo tardi… così ci allontaniamo perché è più facile, tanto quanto lo era stato decidere di non affrontare lo strappo avvenuto nel passato. Tentiamo con tutte le nostre forze di ricominciare a ignorare quella voce silenziosa, torniamo alla solita routine emotiva, senza scossoni, perché in fondo è rassicurante, non ci induce a confrontarci con qualcuno che guarda oltre ciò che vorremmo mostrare, possiamo raccontarci di stare benissimo con noi stessi, di non aver bisogno di niente, di non avere nessun fantasma del passato da affrontare né scheletri nell’armadio che non ci fanno andare avanti serenamente nel presente, noi stiamo benissimo.

Questo è ciò che diciamo ad alta voce, ma ciò che sentiamo dentro e che non riusciamo a fingere che non ci sia è la presa di coscienza che nonostante il tempo, nonostante le distanze, nonostante i tentativi di fuggire di volta in volta in ogni occasione in cui ci trovavamo di fronte a quel limite che ci spaventava, non siamo mai riusciti ad allontanarlo, non siamo mai riusciti a lasciarcelo davvero alle spalle. Perché se non guardiamo in faccia, dritto negli occhi, tutte le cose che fanno più paura, tutte quelle che temiamo ci rendano deboli, tutte le porte che abbiamo eretto a protezione della nostra emotività, non potremo mai superarle. Negandole in realtà le rafforziamo, ignorandole le diamo più potere, nascondendole le rendiamo molto più visibili.

E allora decidiamo di ascoltarci, parlare con noi stessi, arrivare a toccare il nodo doloroso, quello che abbiamo messo da parte tanto a lungo, e lo osserviamo attentamente, lo tiriamo fuori, apriamo il suo guscio e, finalmente, rinasciamo.

 

Marta Lock