E’ molto meglio rischiare di perdere… per scegliere di essere noi stessi… piuttosto che comprendere di aver perso… per non esserlo stati…
Quante volte abbiamo ascoltato consigli, dati senza dubbio in buona fede, comportandoci di conseguenza salvo poi renderci conto che avremmo preferito agire in modo diverso?
E in quante di queste occasioni abbiamo realizzato che forse la maniera più giusta di affrontare la situazione sarebbe stata proprio quella che suggeriva il nostro istinto?
Perché in alcune fasi della nostra vita abbiamo preferito nascondere la nostra vera natura rinunciando a una parte di noi che, sulla lunga distanza, scalpitava per uscire fuori?
Cosa ci ha fatto credere o pensare che sarebbe stato meglio tenere a bada un lato di noi che eravamo convinti non sarebbe stato accettato?
Negli strani percorsi di crescita interiore attraversiamo fasi alterne durante le quali ci sembra di essere completamente disorientati perché la realtà esterna ci mette davanti a errori od ostacoli che deviano inevitabilmente la direzione percorsa fino a poco prima, destabilizzano le certezze acquisite e ci portano a dubitare di noi stessi, del nostro punto di vista, del nostro comportamento. Il dubbio e il cambiamento sono fondamentali per evolvere, crescere, conoscersi a fondo e, in alcuni momenti, ci portano a mettere in secondo piano quei lati di noi che non abbiamo ancora chiari o non siamo completamente riusciti ad accettare o, ancora, che ci hanno a volte messi in situazioni da cui siamo usciti sconfitti, perdenti, con una spiacevole sensazione di inadeguatezza che mai più vogliamo sentire.
Perciò attraversiamo il periodo in cui preferiamo dare la precedenza agli altri, al loro modo di essere, a ciò che desiderano e si aspettano da noi, adeguandoci alle loro esigenze a prescindere che siano o meno adatte anche al nostro modo di essere, perché forse quella parte ribelle, quel lato che vorrebbe protestare, è lo stesso che in passato ci ha portati a perdere anche persone importanti e dunque abbiamo imparato a tenerlo al guinzaglio, a farlo tacere e ad ascoltare la voce degli altri, perché forse nell’adattamento si nasconde il segreto dei rapporti interpersonali, emotivi, relazionali. Ma, nonostante tutto, nonostante il nostro volerci adeguare, la nostra disponibilità ad andare incontro all’altra parte, ci siamo comunque ritrovati ad assistere a una sconfitta, a una perdita, a un allontanamento. Dunque ci rimettiamo in discussione domandandoci se davvero sia valsa la pena rinunciare a noi stessi, o a una parte di noi, se alla fine il risultato è sempre lo stesso.
Quel momento introspettivo del passato è stato però fondamentale per compiere il percorso di consapevolezza che ci porta a ricostruirci dopo la messa in discussione delle certezze, per ritrovare quell’equilibrio del sapere chi siamo e qual è il modo migliore di comportarci, non in modo assoluto, questo no, semplicemente per la nostra natura, seguendo le nostre inclinazioni, accettando ciò che possiamo accettare e distaccandoci da ciò che non possiamo accettare, senza per questo sentirci selettivi, poco elastici, esigenti, sbagliati. E’ grazie a quel deragliamento nel dubbio che abbiamo potuto ricostruire le certezze, la presa di coscienza che non è adeguandoci agli altri che verremo mai accettati per quelli che siamo bensì dimostrandoci e rivelandoci con tutti i pregi e i difetti, le lacune e i punti di forza, coscienti di chi siamo e di chi non potremo mai essere.
Così giungiamo finalmente alla scelta di accettarci fino in fondo, rivelandoci agli altri fin da subito per come siamo, esponendo il nostro punto di vista senza timori di non essere accettati, perché non potremmo mai davvero farci conoscere se non riveleremo tutto di noi, senza paure; perché se qualcuno si allontanerà non lascerà più in noi il retrogusto amaro del timore che non abbia compreso tutto di noi, se si allontanerà sarà solo perché non siamo noi, nella nostra interezza, che voleva avere al suo fianco.
Ma a quel punto sapremo di aver perso chi non avrebbe potuto mai stare con noi come siamo oggi, forse sarebbe rimasto per un po’ accanto a quelli che fingevamo di essere ieri senza per questo avere la certezza che sarebbe rimasto quando avrebbe guardato più in fondo.
Marta Lock