Ovunque sia

Ciò che conta davvero… non è dove siamo o dove vogliamo andare… ciò che conta davvero… è chi siamo e chi non vogliamo smettere di essere…

Dopo innumerevoli peripezie, tante autoanalisi, tante occasioni prese almeno quante altrettante perse, dopo aver guardato indietro e ricordato quanta strada abbiamo fatto e quanti altri sentieri non abbiamo mai esplorato, perché ritenevamo che non fossero adatti a noi, o che non fossero capitati nel momento più adatto, o ancora semplicemente avevamo rifiutato per poi pentirci, dopo tutto dunque, ci troviamo di nuovo davanti a tanta altra strada ancora da fare.

 

Se in passato ci eravamo lasciati frenare da dubbi e insicurezze, da incapacità di optare per la via meno sicura a vantaggio della più certa o che presentava meno incognite, se abbiamo dato la precedenza alla direzione da prendere, forse perché non sentivamo sufficientemente delineata la nostra personalità, ora affrontiamo i successivi bivi molto più consapevoli di chi siamo diventati, delle certezze che abbiamo conquistato, e della consapevolezza di essere dove siamo proprio perché lo abbiamo scelto.

 

Nella società moderna molto spesso tendiamo a dare la precedenza a cosa abbiamo e a quale punto della scala siamo, perché è ciò che ci hanno insegnato sia giusto fare, a volte scendendo a compromessi, altre lasciando indietro cose e persone che potevano in qualche modo costituire un ostacolo al nostro cammino in quel momento fondamentale. Eppure ci capita a volte, dalla posizione o dal luogo in cui ci troviamo, di ripensare a ciò che, in nome di quella conquista, abbiamo rinunciato a essere. Di immaginare cosa avremmo potuto avere se non avessimo dato la precedenza al dove volevamo andare mettendo in secondo piano tutto ciò che poteva distrarci da quel percorso.

 

Perché, se la cosa più importante era raggiungere un obiettivo, un luogo o una posizione che avevano costituito il sogno di ciò per cui avevamo tanto duramente lavorato, sentiamo quella strana sensazione di aver lasciato indietro per troppo tempo una parte di noi?

 

Cos’è quel sottile senso di incompletezza che ci assale quando siamo soli con noi stessi, come se, guardandoci allo specchio, ci rendessimo conto che impegnandoci per avere ci siamo dimenticati di essere?

 

Il percorso a ritroso nel giardino della memoria, ci mette davanti all’innegabile verità che, sebbene a volte sia stato difficile, complicato, decidere cosa portare avanti e cosa mettere da parte, in realtà abbiamo effettuato la scelta che in quel momento ci sembrava la migliore e che, anche se in alcuni momenti ci ha portati a vacillare e dubitare che fosse quella giusta, o in altri a posteriori abbiamo riconosciuto di aver compiuto un errore, tutto sommato non siamo andati contro noi stessi, non abbiamo fatto violenza sulla nostra natura calpestando chi eravamo per ottenere ciò che volevamo. Purtroppo a volte abbiamo messo da parte persone che, se incontrate in un periodo diverso, quando la nostra insicurezza avrebbe lasciato spazio alla consapevolezza che non si deve necessariamente accantonare l’anima per perseguire l’obiettivo della razionalità, forse non avremmo effettuato quella rinuncia, ma la realtà è che l’abbiamo incontrate in quella fase.

 

Dunque se da un lato sappiamo di aver scelto con la testa, dall’altra è anche vero che in quel momento, in quella particolare fase, non eravamo ancora pronti a dare spazio anche alla nostra interiorità, in quel sentiero sentivamo di dover procedere esattamente come abbiamo fatto, e non serve punirci con rimpianti o rimorsi perché ora che abbiamo raggiunto ciò che era vitale ottenere, ci sentiamo soli sulla vetta. Certo, condividere è bello e appagante ma forse il vuoto momentaneo non dovrebbe essere riempito di passato, bensì di speranza del presente, perché ora siamo pronti, ora sappiamo dove volevamo essere e lo abbiamo ottenuto, ma, nel frattempo, senza quasi rendercene conto, abbiamo anche scoperto chi siamo, sbagliando, cadendo, fuggendo e tornando. In ogni caso oggi siamo più completi, più coscienti della nostra forza e della nostra debolezza, anche in virtù delle rinunce e delle scelte compiute.

 

Così finalmente, al di dove andremo, sappiamo finalmente chi siamo e chi vogliamo continuare a essere e, a quel punto, potremo anche aprire finalmente a quella porta dell’anima che in precedenza avevamo tenuto chiusa, perché sapremo che lascerà uscire la nostra essenza più vera, ovunque saremo.

 

 

 

Marta Lock