Parole di nebbia

Se un equivoco resta nell’aria a lungo… è perché non c’è sufficiente volontà di chiarirlo…

Arriva un momento nel corso della nostra esistenza, in cui ci troviamo faccia a faccia con una situazione a cui non siamo abituati, quella modalità poco chiara di rapportarsi agli altri che non ci appartiene e nella quale non ci sentiamo affatto a nostro agio. Perché dopo un lungo cammino abbiamo appreso che è molto meglio essere limpidi e diretti anziché lasciare spazio a un dubbio o a una perplessità che possono essere, e spesso lo sono, interpretati in un modo completamente sbagliato, se non opposto, a ciò che è la realtà. Abbiamo dunque scelto di essere leali e di prendere sempre una posizione netta nell’affrontare le cose e i rapporti con gli altri, perché è esattamente ciò che vogliamo per noi stessi, confrontarci con chi non ci fa alzare le barriere, con chi è capace di conquistare la nostra fiducia proprio grazie a un modo di fare trasparente.

Ma, per la solita legge degli opposti che si attraggono, una trappola in cui chiunque può cadere pur avendo raggiunto equilibrio e consapevolezza, può succedere che qualcuno abituato a vivere nella nebbia della non chiarezza ci capiti davanti in un momento inaspettato e inizialmente ci può affascinare proprio grazie a quell’aria misteriosa dietro la quale nasconde il proprio lato ombra, quel non detto che ci incuriosisce al punto di voler scoprire le parole dietro la coltre fumosa. Perciò ci lasciamo prendere, decisi e sicuri di essere abbastanza forti e intuitivi da poter guardare oltre il velo e scoprire una luce che sarà riservata solo a noi, certi di essere capaci di vedere chiaramente ciò che altri non riescono a scorgere, contando sulla nostra consapevolezza di comprendere anche ciò che si nasconde dietro parole confuse.

E l’altro, beandosi del poter restare ben nascosto dentro la sua nebbia, quella in cui può lasciare intendere senza dire, in cui può riuscire a non prendersi alcuna responsabilità né prendere posizione perché tanto ci siamo noi a farlo al suo posto dando un senso a silenzio da cui all’occorrenza può sempre tirarsi indietro, ci lascia fare, contento e rilassato nel potersi barricare dietro comodi equivoci di cui noi non chiediamo chiarimento, convinti di capire lo stesso.

Perché a volte ci sentiamo così sicuri di poter andare oltre le parole da permettere agli altri di non usarle per comunicare con noi?

Qual è la forza, o forse il timore, che ci spinge a non chiedere subito un chiarimento a un equivoco lasciando che resti nell’aria e ci avvolga nelle spire di ragionamenti e illazioni in cui investiamo tutte le nostre energie?

In quale momento abbiamo messo in secondo piano la scelta di vivere nella trasparenza accettando la nebulosità di chi, spesso, la usa come strategia per non dover prendere una posizione e potersi poi tirare indietro, se necessario?

Non sarà che forse sappiamo già che la richiesta di una spiegazione darebbe conferma alla vocina interiore che sa perfettamente di non aver dato l’interpretazione più giusta a quei silenzi?

Molto spesso, e soprattutto in alcune fasi particolari della nostra vita, preferiamo restare nell’incertezza dell’equivoco perché al suo interno possiamo creare una realtà che ci piace, quella che vorremmo che fosse; il fugare il dubbio, il chiedere chiarimenti, il voler conoscere la verità potrebbe dissolvere il sogno ovattato dentro cui ci siamo posti e dove ci piace crogiolarci. Ecco perché, nonostante la scelta di vivere nella trasparenza accettiamo quella parentesi di nebbia, ecco perché concediamo all’altro di svelarsi solo a metà ed ecco perché lasciamo che qualcosa di poco limpido resti nell’aria a lungo. Forse è meglio continuare a immaginare che sapere con certezza, forse è più bello credere che un silenzio sia denso di significato piuttosto che scoprire che era solo un mezzo per evitare di dire le cose come stanno e lasciarci lì a indovinare senza avere mai la certezza di averlo fatto.

Poi però recuperiamo la precedente ferma intenzione di vivere nella luce, cancelliamo quel sottile timore di vedere le cose per come sono e soffiamo forte sulla polverosa nebbia, chiediamo, insistiamo, finché non ci viene data una spiegazione, finché ogni equivoco non vede chiarezza, in un modo o nell’altro. Così, a dispetto di quel silenzio che voleva avere un significato, allontaneremo da noi quelle parole di nebbia che non vogliamo più oscurino la nostra luce.

 

Marta Lock