Perché gridi?

Iniziare a parlare sottovoce… spesso è il modo migliore… per predisporre gli altri a un attento ascolto…

Quante volte ci siamo trovati a discutere con qualcuno che non accettava la contrarietà di pensiero e per questo ha ritenuto di dover alzare i toni per convincerci di avere ragione?

Come mai al contrario abbiamo osservato nel corso del tempo che era proprio chi affermava le proprie idee con pacata convinzione a esporre le teorie più interessanti e predisposte all’apertura verso il confronto?

Secondo quale principio nella società attuale è stato stabilito che sia necessario mostrare metaforicamente i muscoli e prevaricare chi dissente dalla propria opinione preferendo non ascoltare le sue argomentazioni?

La società contemporanea si sta lentamente spostando verso un approccio interrelazionale limitato e limitante dove chiunque abbia un pensiero differente da quello che il luogo comune o il pensare generale impongono deve essere ridotto al silenzio, quasi emarginato solo per avere il coraggio di farsi domande diverse, di cercare risposte che non siano ricondotte a ciò che sembra corretto solo perché qualcuno ha deciso sia tale, dimenticando che è sempre stato esattamente in virtù dello scambio, dell’antagonismo intellettivo, del tendere verso una conoscenza maggiore che è stato possibile non solo creare la realtà attuale ma anche evolvere e incrementare quelle capacità di analisi logica e dialettica fondamentali a rendere le menti libere. Tale concetto applicato al vivere quotidiano avrebbe dovuto produrre una società in cui, proprio grazie alle esperienze e alle conoscenze del passato, chiunque mostri una personalità propria, spiccata e ben delineata, sia in realtà uno stimolo per l’altro, l’interagente, a sostenere le proprie idee ascoltando però anche le altre nell’apertura di poter comprendere che una realtà assoluta non esiste e che un punto di vista anche contrario al nostro possa essere ugualmente valido. Eppure, più ci poniamo a confronto con gli altri più ci capita di avere a che fare con persone, individui, che contrastano il dissenso come se il loro unico scopo fosse quello di vincere, di avere ragione anche a fronte di un nostro atteggiamento non belligerante bensì predisposto al dialogo.

Approfondendo la conoscenza del mondo intorno a noi, seppure inizialmente tentati di dare una risposta adeguata a chi tenta di affermare con prepotenza le sue idee al punto di ritenere necessario alzare la voce, a volte persino offendere pur di riuscire a farci tacere, cominciamo a capire che il loro bisogno di prevaricazione non è altro che una dimostrazione di grande debolezza, di mancanza di capacità nel sostenere le proprie convinzioni con argomentazioni fondate sentendo pertanto la necessità di ricorrere alla forza non appena si trovano di fronte qualcuno che con risolutezza afferma invece, secondo un filo logico che non si basa su luoghi comuni bensì su ragionamenti consequenziali, le proprie idee malgrado non siano conformi a quelle che la maggior parte delle persone considera quasi acquisite. Passivamente acquisite, accolte come verità assolute e universali solo perché qualcuno le ha, in maniera più o meno palese, imposte. Dunque, evidenziata la debolezza di fondo del tipo di persona che ci troviamo di fronte apprendiamo che non avrebbe senso affrontare le discussioni con il suo medesimo metodo, sarebbe un mettersi in un livello di non dialogo che non è funzionale alla crescita né all’evoluzione così ci strutturiamo in maniera differente, ci cristallizziamo sulla nostra convinzione precedente, già innata in noi, di preferire difendere le nostre idee con fermezza ma senza la necessità di alzare la voce per farci ascoltare tutt’altro, scegliamo di preferire i toni pacati, cominciando a parlare sottovoce perché abbiamo capito che è quella la forza di chi ha convinzioni e argomentazioni che non hanno bisogno di essere gridate per risvegliare l’interesse di chi vuole ascoltare.

A quel punto ci renderemo conto di quanto la maggior parte delle persone che incontriamo mostri di aver bisogno di un approccio diverso, più sereno, più equilibrato perché è esattamente quell’atteggiamento, contrario a quello più comune, a indurre gli altri a voler ascoltare con maggiore attenzione la nostra voce, bassa ma determinata a lasciare che il nostro pensiero e il nostro modo di vedere le cose fuoriesca. Senza bisogno di voler prevaricare né di far cambiare idea agli altri bensì semplicemente permettendo che opinioni anche contrastanti convivano e siano fonte di arricchimento vicendevole.

 

 

 

Marta Lock