Perché mi nascondi?

Non tutto è come sembra…a volte ci convinciamo di qualcosa…perché vorremmo che fosse proprio come la desideriamo…senza renderci conto…che in realtà ci stiamo solo illudendo…altre volte quindi preferiamo non credere…ciò che invece è evidente agli occhi di tutti…

Nel lungo e a volte travagliato percorso della nostra vita da single possiamo imbatterci in alcune situazioni enigmatiche che ci lasciano in bocca l’amaro del non essere riusciti a comprendere i perché di alcuni atteggiamenti. Può succederci infatti di incontrare, in modo del tutto casuale, una persona che a primo impatto ci piace, ci suscita tutte quelle emozioni e sensazioni che sappiamo di dover sentire nei confronti di qualcuno con il quale possiamo iniziare una relazione; in quel caso, quasi sempre, la sensazione è reciproca e dopo un più o meno lungo gioco di sguardi e di tentativi di avvicinamento, finalmente uno dei due fa il passo giusto per aprirsi a una frequentazione.

Le prime uscite sembrano perfette, ci sentiamo corteggiati, ammirati e apprezzati al punto che la nostra autostima compie una brusca curva verso l’alto che fa passare in secondo piano la casistica dei posti scelti per vedersi: il ristorantino appartato e lontano dai luoghi più modaioli, il cinema piccolo di periferia, il locale più intimo e meno frequentato della città…tutte queste scelte ci appaiono incredibilmente romantiche rivelando ai nostri occhi innamorati il desiderio, peraltro condiviso, di trascorre il più tempo possibile da soli. Poi i posti designati per gli incontri diventano pericolosamente vicini a casa di uno o dell’altro, mettendoci nella condizione, per stare più tranquilli, di finire all’interno delle rassicuranti quattro mura domestiche.

Da lì al far diventare gli appartamenti reciproci l’unico luogo di incontro il passo è brevissimo, e, anche in quel caso tutto ci sembra normale, presi come siamo dall’enfasi della passione e dall’esigenza di approfittare di ogni momento per rimanere in intimità, fino al giorno in cui ci rendiamo conto che di fatto è come se ci stessimo isolando dal mondo esterno, giorno che coinciderà con quello in cui inizieremo a chiedere al partner di uscire ampliando le occasioni di incontro anche ad attività diverse da quelle che si possono “svolgere” in casa; richieste che però cadranno nel vuoto, inducendoci a farci un’infinita serie di domande alle quali spesso non avremo nessuna risposta.

Perché non vuole mostrarci alla luce del sole?

Per quale motivo abbiamo quella sottile quanto spiacevole sensazione che ci voglia nascondere?

In quale momento abbiamo smesso di uscire e abbiamo permesso che il nostro rapporto assumesse quasi la connotazione di relazione segreta?

Quando esattamente abbiamo deciso di non ascoltare le amiche o gli amici che insistevano a domandarci come mai la scelta dei posti per gli iniziali tête à tête ricadeva sempre su posti fuori dal mondo?

Improvvisamente i nostri occhi si aprono su una realtà ben diversa da quella idilliaca che avevamo voluto vedere fino a un momento prima, rivelandoci che mai, neanche una volta dall’inizio della relazione, siamo stati invitati a conoscere il gruppo di amici del nostro partner, né dall’altra parte c’è mai stato il desiderio di incontrare il nostro; mai ci siamo incontrati in pieno centro o in un posto affollato, quasi come se il mostrarci in pubblico comportasse chissà quale rischio o, peggio ancora, vergogna; mai avevamo valutato che tutto quell’ardore ed esigenza di stare sempre da soli e appartati potesse invece nascondere un bisogno di non mostrarsi con noi, quasi come se fossimo inadeguati all’altro. E più tentativi facciamo per far cambiare la situazione, più il partner si allontana senza fornirci risposte né accondiscendere alle nostre richieste, convincendoci, giorno dopo giorno, che i sospetti che avevano iniziato a farsi strada dentro di noi avevano un fondamento più che solido nella realtà.

Perciò cominciano a tornarci in mente tutte le domande indagatorie da parte dei nostri amici e di chi ci è vicino, alle quali avevamo risposto con fastidio, quasi come se fossero stati un’invadenza dei nostri spazi e della nostra intimità, alcune volte scambiandole addirittura per gelosia e invidia, e le valutiamo invece per ciò che erano: un tentativo di metterci in guardia dalla stranezza di un comportamento troppo estremizzato per non nascondere qualcosa che rifiutavamo di credere o di vedere.

A quel punto la persona spesso sarà fuggita senza fornirci una spiegazione e lasciandoci addosso quel senso di stupidità unito all’inadeguatezza per non aver compreso prima ciò che era evidente agli occhi di tutti tranne ai nostri, e per aver lasciato che ci mettesse, quali che ne siano state le misteriose cause, a un livello di molto inferiore rispetto a quello nel quale abbiamo tutto il diritto di stare.

 

Marta Lock