Perché non ti fidi?

A volte basta una sola parola per far sorgere un dubbio… e altre è sufficiente un solo sguardo… per dissiparli tutti…

Le relazioni interpersonali costituiscono una base importante, fondamentale, della nostra esistenza, contribuiscono a strutturare il nostro carattere e anche il nostro approccio nei confronti del mondo esterno; in questo cammino di crescita ci siamo spesso trovati a dover ammettere che non tutto, e non tutte le persone, avevano gli stessi nostri princìpi, gli stessi valori incrollabili per noi essenziali e irrinunciabili mentre per loro decisamente secondari e trascurabili. Dunque in quei casi siamo andati incontro a inevitabili delusioni, disillusioni, abbiamo dovuto far fronte a tradimenti della fiducia, siamo stati costretti a scontrarci su argomenti che per noi erano scontati senza considerare che per un altro avrebbero potuto non esserlo, e questo ha contribuito a spingerci a creare un guscio a protezione di un’interiorità ormai diffidente, timorosa di trovarsi di nuovo a dover gestire lo stesso tipo di atteggiamento con cui non volevamo più avere a che fare.

In particolar modo tutte le situazioni in cui abbiamo creduto fortemente in qualcuno, nel rapporto che con quella persona avevamo costruito, per poi vederla commettere azioni o avere comportamenti che sapeva perfettamente ci avrebbero feriti, la cocente delusione è rimasta all’interno di noi molto a lungo, giungendo a modificare il punto di vista sugli altri e ad erigere una barriera difensiva ancora più coriacea attraverso la quale, da quel momento in avanti, abbiamo osservato gli altri dando la nostra fiducia solo goccia a goccia. Eppure, malgrado tutto, siamo comunque incappati in situazioni in cui in qualche modo ci siamo sentiti ingannati; a quel punto dunque la reazione è stata quella di chiuderci ancora di più, nasconderci dietro una coltre dalla quale osserviamo con sospetto chiunque attraversi il nostro cammino, partendo dal principio opposto al precedente, cioè che tutti siano colpevoli fino al momento in cui non ci dimostrano il contrario. Perciò ci aggiriamo circospetti nel mondo, aspettandoci prima o poi un nuovo colpo alla nostra fiducia, valutando e soppesando ogni frase, ogni sguardo, facendo attenzione a tutti quegli atteggiamenti che ci riconducono al momento e alla persona che in maniera più incisiva hanno compromesso la nostra capacità di credere negli altri.

È giusto affrontare la vita in questo modo?

Perché crediamo che alzando la guardia ci preserviamo dal rischio che qualcuno deluda di nuovo la nostra capacità di credere negli altri?

Non è forse più probabile invece che semplicemente abbiamo incontrato persone non affini al nostro sguardo sulla vita, con un punto di vista talmente diverso che i loro atteggiamenti spontanei e naturali erano completamente in opposizione con la nostra visione?

I percorsi dell’esistenza sono tortuosi, certo, complicati senza dubbio, ma non dobbiamo mai pensare che qualcosa che è accaduto in passato sia destinato a ripetersi in maniera perpetua, semplicemente perché le persone incontrate sono diverse, noi siamo diversi dal passato, le esperienze e gli accadimenti ci hanno cambiati, indotti a evolvere, a comprendere lati di noi che prima non conoscevamo, e dunque procedere temendo di essere destinati a trovarci costantemente nelle medesime situazioni è limitante tanto quanto chiudersi alla fiducia per timore che venga tradita. Tutto ciò che appartiene al passato non ci definisce, semplicemente è indicativo delle persone che abbiamo scelto per starci accanto, dunque ciò che sarebbe meglio fare è orientarci verso individui differenti, più affini a noi, alla nostra scala di valori, alla nostra visione della vita e dei rapporti interpersonali; in questo modo le parole che ci riconducono a circostanze ormai lontane anche dal punto di vista delle ferite che ci hanno provocato, potranno essere rassicurate da uno sguardo complice, dalla certezza di guardare verso la stessa direzione dando rilevanza ai medesimi punti fermi che costituiscono la nostra personalità e la nostra struttura esistenziale, e così le parole scompariranno davanti alla certezza di poterci fidare delle azioni della persona che abbiamo, questa volta, consapevolmente scelto.

 

 

Marta Lock