Tutto ciò a cui abbiamo scelto di chiudere la porta nel passato…diventa punto di riferimento e campanello d’allarme…per tutto ciò che di simile incontriamo nel presente…
Nel corso delle nostre storie sentimentali abbiamo avuto a che fare con persone completamente compatibili con il nostro modo di vedere le cose, e con altre assolutamente incompatibili, altre che sembravano complementari a noi rivelandosi poi totalmente discordanti e altre ancora che inizialmente apparivano opposte ma poi, con il tempo, si sono rivelare sorprendentemente simili in molti punti importanti. Riguardo le storie positive per noi e per l’altro, ne manteniamo un piacevole ricordo che ci induce a volte a domandarci come mai la relazione sia terminata, sebbene siamo perfettamente consapevoli che non sia sufficiente la complementarità per far durare un rapporto. Tutt’altra faccenda invece è quella che riguarda gli incontri più negativi o che tali si sono rivelati.
Quelli sì che ci hanno fatti sentire in balìa degli eventi, talmente coinvolti da non essere più padroni di noi stessi, aggrappati chissà per quale strana alchimia, a un sentimento mosso da un concatenamento strano di causa ed effetto che da un lato ci rendeva consapevoli di essere nella direzione sbagliata perché certi di inseguire qualcosa che non ci avrebbe mai resi felici, dall’altro l’incapacità di distaccarcene quasi come se la natura tanto opposta dell’altro, i suoi comportamenti tanto al di fuori del nostro concetto di darsi, fungessero da calamita e da collante anziché da deterrente. Poi però siamo riusciti a trovare quel gancio, quella forza, quel pretesto per sfuggire al buco nero magnetico che l’altro era sicuro di generare proprio grazie a un comportamento che probabilmente in passato aveva tenuto in scacco altre prede, e ritorniamo a essere padroni di noi e consapevoli della direzione dalla quale non deviare e di quella in cui non più ritornare.
Perciò sicuri e decisi, ricominciamo a camminare nel mondo degli incontri preparati e attenti a non mettere di nuovo il piede in fallo. Questo nuovo atteggiamento se è vero che ci protegge è anche vero che in qualche modo potrebbe renderci prevenuti e indurci a guardare il presente attraverso il filtro del passato impedendoci di guardare, percepire e scoprire qualcuno esattamente per come è, sfaccettato e unico come altrettanto noi lo siamo e con il diritto di essere vissuto nel momento presente tanto quanto noi desidereremmo essere vissuti senza essere paragonati ai fantasmi del passato di altri. Ma il campanello d’allarme che risuona sempre più acuto nella nostra testa non dà tregua e ci continua a riportare indietro nel tempo mostrandoci similitudini e atteggiamenti che tanto ci avevano fatti sentire feriti proprio nel momento in cui avevamo realizzato di non averli notati in precedenza… e così ci difendiamo e scappiamo.
E’ giusto farci condizionare così tanto da un passato che ci ha feriti, fino al punto di chiudere gli occhi e fuggire via lontani?
Perché non diamo alla persona del presente la possibilità di mostrarci non solo le similitudini con l’altra ma anche le diversità?
E’ solo pregiudizio il nostro, oppure semplicemente paura di rivivere ciò che ci aveva fatto perdere il controllo?
Le risposte possono essere diverse a seconda del perché scegliamo di innalzare la barriera. Se lo facciamo per paura di ricadere nelle stesse dinamiche o di soffrire nuovamente per questioni ancora irrisolte o comunque non completamente superate, allora potremmo davvero perdere l’occasione di poter vivere un qualcosa di bello che potrebbe tornare a farci emozionare e non daremmo all’altro la possibilità di farsi conoscere solo e unicamente perché i paraocchi emotivi che abbiamo indossato ci impediscono di guardare oltre le similitudini e scoprire le differenze. Se lo facciamo perché rifiutiamo categoricamente tutte le caratteristiche che aveva la persona che è uscita dalla nostra vita perché in fondo non l’abbiamo perdonata e siamo nella fase in cui tutto ciò che ce la ricorda va assolutamente tenuto a distanza, anche in quel caso potremmo allontanare la potenziale felicità perché ancora legati a un ricordo che in qualche modo brucia e fa male.
Se però il motivo per cui allontaniamo ciò che ci si presenta è generato dalla consapevolezza di trovarci di fronte a modi di comportarsi o di pensare o di vedere il mondo talmente distanti dal nostro da aver scelto di non volerli più nella nostra vita, se tutto ciò che del passato vogliamo allontanare non è dovuto alla rabbia dell’essere stati feriti bensì dalla lucidità successiva dell’aver compreso con quali atteggiamenti non desideriamo più avere a che fare, sebbene nel percorso di guarigione emotiva abbiamo trovato il modo di dare un senso al comportamento che ci aveva fatto male e, a fatica, siamo riusciti a perdonare, se dunque è questo il motivo per cui i campanelli d’allarme suonano incessabili nella nostra testa, allora la cosa giusta da fare è allontanarci… perché non stiamo discriminando, non stiamo guardando l’altro attraverso il filtro del pregiudizio, non stiamo negando una possibilità perché simile a un altro prima di lui, semplicemente stiamo tutelando noi stessi da ciò che sappiamo di non volere più nella nostra vita.
Perché possiamo, odiare, detestare, scusare e infine perdonare ma non dobbiamo mai dimenticare cosa ci ha fatto perdere il benessere interiore e l’equilibrio, non dobbiamo mai più dimenticarci di noi.
Marta Lock