Solo chi ha provato dei grandi dolori ed è passato attraverso serie difficoltà… ha raggiunto l’equilibrio che lo rende capace di dare il giusto peso alle cose… e di apprezzare molto di più i piccoli regali che la vita fa…
La società contemporanea induce spesso l’individuo a orientarsi verso obietti concreti eppure effimeri, che tendono a restare sulla superficie di ciò che può essere ottenuto e non verso ciò che in qualche modo può costituire una base emozionale e interiore ben più solida e orientata ad arricchirlo come essere umano prima che nello status sociale. Non solo, all’interno di quella dimensione piuttosto arrivista si tendono a dimenticare quelle piccolezze, quei piccoli dettagli apparentemente trascurabili che invece sono fondamentali per infondere all’esistenza un senso diverso e più profondo rispetto a quello puramente pratico. Correre dietro all’immagine, a tutto ciò che è conseguibile attraverso il potere economico oppure la tendenza a sopravvalutare l’apparenza rispetto alla sostanza è un approccio che tende a infondere nelle persone l’illusione che all’interno di quel mondo di superficie tutto abbia un valore riducibile a un prezzo, a un costo che proprio per questo può essere abbordabile a chiunque compia un percorso che possa condurlo ad avere quel potere economico.
Tuttavia chiunque abbia pensato questo per un periodo più o meno lungo della sua vita, quelli che hanno avuto l’illusione di potersi permettere tutto perché la loro posizione glielo consentiva, hanno a un certo punto avuto a che fare, o prima o poi avranno a che fare, con una verità innegabile che non fa sconti a nessuno, a prescindere dallo status sociale o dalla capacità economica. Quella di trovarsi di fronte a un evento inimmaginato, non previsto, improvviso, che li induce ad avere a che fare con qualcosa di troppo grande, un dolore o una rovinosa caduta dalla quale cominciano a comprendere quanto sia stato effimero e superficiale il percorso precedente, quanto tutto ciò che hanno potuto accumulare e ottenere non sia sufficiente a colmare quel vuoto generato dal distacco di una persona, da una perdita emotiva oppure pratica o dalla sensazione di aver fatto una caduta troppo disastrosa per riuscire a rialzarsi. Esattamente in quel momento cruciale però sarà possibile trovare una forza interiore, l’unica in grado di indurre la persona a rialzarsi, a prendere atto degli eventi e trovare il modo per superarli ricostruendosi, e a seguito del quale sarà possibile osservare ogni cosa con sguardo completamente differente.
Per quale motivo fino a quando la vita non ci mette davanti a una circostanza specifica, sembriamo non voler considerare l’importanza della sostanza rispetto alla forma?
Come mai sembriamo trascurare lo spessore del lato emotivo, quello che ci condurrebbe a mostrare una maggiore sensibilità ed empatia, per lasciar prevalere per lungo tempo quello più distaccato e orientato a ottenere e prevalere, piuttosto che semplicemente essere?
Perché all’improvviso tutto ci appare diverso, come se lo osservassimo da una lente lontana dal precedente punto di osservazione, svelandoci un’altra verità che ci aiuta ad andare più in profondità e a prendere in considerazione tutto ciò che in precedenza avevamo trascurato?
Le destabilizzazioni esistenziali, quelle circostanze di forte impatto che hanno il potere di costituire un vero e proprio giro di boa nei confronti della vita condotta fino a un momento prima, sono funzionali e necessarie a permettere di riscoprire valori precedentemente ignorati, o meglio conosciuti ma ritenuti marginali in un mondo fatto di apparenza, di superficie che non sembra volersi spingere in profondità; la nuova consapevolezza invece ci permette di raggiungere un equilibrio nuovo, inedito, molto più centrato su noi stessi dal punto di vista interiore, sull’osservare e il valutare diversamente tutto ciò che prima avevamo dato per scontato e che ora invece assume le caratteristiche di un dono. Perché solo una sensibilità rinnovata sulla base degli accadimenti poco prima verificatisi è in grado di spingersi più a fondo, di valutare le cose sulla base di quanto possano arricchirci dal punto di vista spirituale prima che da quello effimero e apparente del benessere di superficie.
Quella sarà la via per una nuova e inedita pienezza, per una vita più felice, più orientata a dare il giusto peso e il giusto valore a ciò che fa parte dell’esistenza interiore e che la rende più piena e appagante, mettendo in secondo piano quanto invece appartiene solo a una forma incapace di farci sentire davvero realizzati.
Marta Lock