La questione a volte non è sapere quale sia il momento giusto… la questione spesso è saper riconoscere ciò di cui abbiamo bisogno… anche se arriva nel momento sbagliato…
Quante volte ci siamo sentiti dire che non era il momento giusto?
In quante innumerevoli occasioni ci siamo trovati faccia a faccia con qualcosa che ci è capitato in una fase in cui non eravamo pronti per accoglierlo?
Come mai ci siamo poi a posteriori trovati a valutare che forse quell’evento o persona che abbiamo allontanato, a cui abbiamo rinunciato a causa di una contingenza prioritaria, poteva invece essere tutto ciò di cui avevamo bisogno?
O, viceversa, quando ci siamo sentiti rivolgere da altri l’obiezione di essere capitati nel momento sbagliato, perché abbiamo fermamente pensato a un grosso errore essendo certi di essere la persona giusta?
L’esistenza contemporanea spesso presenta un’esigenza di razionalizzazione che sembra denaturarci, staccandoci in maniera quasi totale da un’emotività che fa parte di noi, da un mondo illogico da cui però non possiamo prendere le distanze come vorremmo perché siamo umani, perché siamo così. Eppure attraversiamo delle tempeste che spesso ci costringono a nascondere in un angolo remoto in fondo a noi stessi, tutta la parte emozionale e irragionevole che dà la priorità a un istinto, un impulso, che ci fa paura perché non riusciremmo a gestirlo. Dunque proseguiamo nel nostro razionale cammino dicendoci che penseremo più avanti, in un secondo momento, alla distrazione che in quella determinata fase dobbiamo accantonare e mettere da parte, dimenticando che il tempo non torna mai e che molto spesso le occasioni, gli incontri, le opportunità, sfuggono via e non restano lì ad aspettare che noi ci sentiamo pronti ad accoglierle.
Di contro tuttavia, quando siamo stati noi a essere messi da parte sentendoci dire le stesse parole che in passato avevamo utilizzato per defilarci da qualcuno o da una situazione di cui non potevamo occuparci, ci siamo trovati dall’altra parte della barricata rendendoci conto di quanto grande fosse l’errore commesso da chi avevamo di fronte, nel sottovalutare l’importanza di ciò che stava accadendo per dare priorità a un atteggiamento lucidamente metodico e coerente con quanto pianificato. Ed effettivamente poi, quando ci è capitato di incontrare di nuovo e a distanza di tempo chi ci aveva messi da parte, ci siamo resi conto della sensazione di rimpianto che l’altro stava vivendo e della nostra lontananza emotiva da tutto ciò che era ormai nel passato. La nostra reazione in quel caso non è tanto generata dal senso di rivalsa o dalla scelta di rendere in qualche modo pan per focaccia, quanto perché siamo andati avanti, abbiamo preso strade diverse che in qualche modo ci hanno arricchiti e cambiati, dunque non siamo più le persone che eravamo. E non siamo più interessati a tornare indietro verso un non vissuto che ormai non è più importante far rinascere.
E alla luce delle riflessioni, degli eventi davanti ai quali il dispettoso destino ci pone, e all’evidenza che in fondo tutto ha un senso, non fosse altro che quello di darci un prezioso insegnamento legato alla personale esperienza più che a opinioni e consigli basati su episodi vissuti da altri, ci rendiamo conto che le cose più belle, quelle più straordinariamente capaci di cambiare completamente il percorso prestabilito dalla razionalità, sono quelle che capitano quando non le avevamo previste. Quando pensavamo di non aver bisogno di nulla eppure ci è arrivato tutto ciò che ci mancava ma, ciechi nella convinzione che se non era il momento più adatto probabilmente in fondo non si trattava della cosa migliore per noi, abbiamo rifiutato quella persona o quell’evento che costituiva esattamente ciò che inconsapevolmente costituiva il tassello mancante per renderci felici.
E così pensando che fosse il periodo più sbagliato, potremmo trovarci a posteriori a rimpiangere di aver lasciato andare la cosa più giusta.
Marta Lock