Quel non so che…

Gli eventi a volte si verificano… proprio per farci capire qualcosa… oppure per spronarci a reagire…

Quante volte in un determinato frangente ci sembra di intuire che ci sia una nota stonata senza riuscire a renderci conto con chiarezza di cosa si tratti?

Perché, in alcuni casi, presi dalle cose che stiamo facendo o dalle emozioni che stiamo vivendo, non riusciamo a vedere in modo limpido ciò che a un occhio esterno appare invece inconfondibilmente evidente?

Come mai nonostante gli eventi sembrano verificarsi proprio per farci rendere conto di qualcosa, sembriamo essere totalmente ciechi?

In quante occasioni abbiamo pensato che quel particolare episodio sia arrivato inaspettato a rovinare un equilibrio pre-esistente non riuscendo invece a vederlo come un avvertimento, una salvezza, un modo per suscitare una reazione?

Molto spesso ci troviamo a vivere situazioni che apparentemente ci appagano, ci fanno sentire quasi felici, ci riempiono la vita e tutto sommato ci soddisfano perché in fondo, questo è ciò che ci raccontiamo, ci danno ciò che va bene per noi, per il nostro carattere un po’ particolare, ci fanno sentire in equilibrio all’interno di uno squilibrio che ci appartiene e che ormai consideriamo parte di noi. Da quell’angolo di cielo sembra tutto di un colore vivido, positivo, sorridente, talmente tanto che non riusciamo a guardare le piccole macchiettine, i minuscoli dettagli trascurabili che non possono oscurare un quadro tanto colorato.

Certo, pensiamo, non tutto può essere perfetto, ma se in quel momento ci sentiamo tanto bene sarebbe controproducente andare a cercare il pelo nell’uovo e rovinare un’armonia che abbiamo tanto faticato a raggiungere. C’è però una piccola parte di noi, un impercettibile radar che tentiamo con tutte le forze di relegare in un punto da cui possiamo ignorarlo, che vede, sente, memorizza ogni singolo dettaglio che razionalmente scegliamo di non ascoltare, di non notare e a cui non dare peso. Perché in fondo tutto il resto è lucente, perché non si può pretendere l’impeccabilità, perché nessuno, come nessuna situazione, non presenta lati positivi e lati negativi ed è necessario accettare tutti gli aspetti di una persona o di un qualcosa che stiamo vivendo, se vogliamo averli nella nostra vita.

Fino al giorno in cui un evento, un episodio, un incidente di percorso, ci danno quella scossa di cui avevamo bisogno per aprire gli occhi, per vedere in modo inequivocabile ciò che senza quell’evento non avremmo mai scelto di osservare, per scoprire un risvolto impensato e inaspettato che ci cade in testa come una tegola spingendoci a reagire, a trovare una via d’uscita, a farci capire ciò che fino a un attimo prima non avremmo mai compreso neanche avendo l’evidenza davanti agli occhi. In quel momento la reazione è forte, immediata, dura e arrabbiata con il destino perché è evidente che se non si fosse verificato quell’incidente di percorso tutto avrebbe proseguito liscio e sereno, perché ci piaceva in fondo crogiolarci in quella beata incoscienza che ci teneva tranquilli, in equilibrio nel nostro disequilibrio, positivi nella consapevolezza di essere accettati per come siamo.

Poi però, con il trascorrere del tempo tutto ciò che era stato captato dal radar dell’istinto, tutti quei dettagli che avevamo, più o meno consciamente, relegato in un angolo nascosto della nostra mente, tutte quelle piccole macchiette scure che avevamo rifiutato di guardare, saltano fuori come da un cilindro magico e riecheggiano nella nostra testa come un tamburo, lampeggiano davanti ai nostri occhi come insegne psichedeliche. Ripensiamo a quel dettaglio ignorato, a quella frase che a cui al momento non avevamo dato peso, a quella sensazione di disagio che abbiamo avvertito ma che abbiamo scelto di non ascoltare e che abbiamo nascosto dietro un sorriso, sicuri che di lì a qualche secondo avremmo dimenticato.

Ripensando a tutto ciò non siamo più arrabbiati con le circostanze per averci messo davanti a quell’ostacolo anzi, ripensando a tutto ciò ringraziamo quel non so che grazie a cui ora stiamo reagendo, trovando una soluzione e guardando la realtà da un punto di vista più ampio e obiettivo. Quello da cui le cose sono come sono, non da interpretare o da giustificare e cui a tutti i costi credere, e da lì ripartire per costruire una nuova forma di fiducia.

 

 

Marta Lock