Le persone non dicono le cose come ce le aspettiamo noi… le persone dicono le cose nel modo in cui le sanno esprimere loro… sta a noi capirle lo stesso…
Quante volte nel corso della nostra vita emotiva, o semplicemente sociale, ci siamo ritrovati a fraintendere completamente ciò che la persona che avevamo di fronte stava cercando di spiegarci?
In quali di queste occasioni siamo riusciti ad avere subito la lucidità di comprendere che forse le parole usate e le frasi dette potessero avere un’interpretazione differente da quella che stavamo dando a caldo?
Perché diamo per scontato che l’unico modo di comunicare sia quello che usiamo noi, o quello a cui siamo abituati, o ancora lo stesso che ci ha permesso di farci ascoltare sempre… fino a quel momento?
Molto spesso le relazioni interpersonali si basano su uno scambio che parte dal presupposto errato che si debba necessariamente avere lo stesso tipo di linguaggio, la stessa terminologia, la medesima capacità comunicativa, l’uguale proprietà di linguaggio o capacità di esprimere il mondo emozionale; questo se da un lato faciliterebbe notevolmente il rapportarsi agli altri dall’altro appiattirebbe il dialogo e il confronto, ci toglierebbe il fascino di scoprire mondi diversi dal nostro, né più giusti né più sbagliati, semplicemente altri da noi.
Di contro però la mancata capacità di andare oltre lo scoglio momentaneo dell’irrigidimento formale, spesso genera scontri o chiusure che senza un necessario sforzo di comprensione conducono inevitabilmente alla rottura di un rapporto, che sia di tipo sentimentale, di amicizia o familiare. Spesso dimentichiamo che esistono punti di vista diversi, così come molteplici possono essere le modalità di esprimere lo stesso concetto tra chi è più loquace, diretto, comunicativo e chi invece è più timido, riservato, introverso nascondendo questo suo lato dietro uno schermo di apparente indifferenza; tra chi è abituato a tirare fuori tutte le emozioni, dalla più positiva alla più negativa apparendo persino irruento in alcuni momenti, e chi invece si chiude a riccio per riflettere prima di dire cose di cui potrebbe un attimo dopo pentirsi; tra chi è più morbido ai cambiamenti repentini di idea e di pensiero e confessa candidamente e senza timore di avere un’opinione diversa rispetto a un attimo prima, e chi invece resiste e ha bisogno di molto più tempo e un grande sforzo per ammettere di averlo fatto dimostrandolo più con i fatti che non con le parole.
Alcuni di noi sono addirittura talmente tanto concentrati su come l’altro dovrebbe parlare, dimostrare ciò che sente e che pensa, esprimere in modo plateale le sensazioni provate durante un distacco, che si impediscono di ascoltare la sua vera voce, quella che magari a fatica o con difficoltà, celandosi dietro giri di parole, – sassi lanciati a cui seguono repentini retrofront non messi in atto per indurre l’altro a muoversi, come inizialmente si potrebbe pensare, bensì perché la timidezza e il timore della risposta prevalgono sul desiderio di farsi comprendere -, cerca invece di svelare in modo teneramente goffo ciò che le labbra non riescono a pronunciare.
Spesso lo scoglio più grande nelle relazioni umane è proprio l’incapacità di ascolto, vero, profondo, di ciò che si nasconderà anche dietro le parole ma che tuttavia è rivelato dai gesti, da quel prendere le cose alla larga, in modo circospetto, per chiedere ascolto, per riuscire a bussare a una porta anche se sembra chiusa, vincendo le paure. E se il modo non è diretto come ci aspetteremmo, se non è lo stesso che useremmo noi, non è forse in ogni caso un approccio, una dimostrazione della volontà di riprendere a dialogare, di spiegarsi pur senza essere capaci di pronunciare le frasi giuste?
Dunque il segreto più grande e più meraviglioso di un rapporto non è parlarsi bensì ascoltarsi, ascoltare i silenzi, capire quando le parole sopra le righe sono parte di un momento, interpretare i gesti e dare più importanza a quelli che non al pretendere una parola detta in un determinato modo solo perché abbiamo deciso di impuntarci. Perché la complicità si costruisce proprio a partire dall’empatia, dalla capacità di amalgamare le diversità e di conoscere l’altro a fondo, lasciandolo esprimere non costringendolo, facendolo agire liberamente non ricattandolo, lasciando che sia se stesso senza imporgli un modo che non è il suo, senza volerlo cambiare, perché è l’unica via per far crescere un sentimento incrollabile nel tempo.
Marta Lock