A volte un’intuizione… racchiude tutta l’evidenza che rifiutiamo di vedere… quando scegliamo di rinunciare alla razionalità…
I sentieri della nostra esistenza sono spesso strani, a volte ci pongono faccia a faccia con una razionalità che limita il contatto con le emozioni portandoci fino al punto di decidere di escluderle dal nostro quotidiano, per un periodo più o meno lungo; successivamente a quella fase di distacco, necessario per riprendere in mano il nostro equilibrio tanto più fragile quanto più profonda è stata la caduta dalla quale abbiamo dovuto rialzarci, subentra in noi un nostalgico desiderio di recuperare la sfera emozionale a cui abbiamo temporaneamente rinunciato ma che sentiamo mancarci. A quel punto compiamo la scelta consapevole di non voler più lasciarci frenare dalla mente, perché lasciarsi andare è molto più bello che resistere.
Perciò ci apriamo a un modo nuovo di vivere, quello in cui la sfera affettiva diviene dominante e si fa guida nelle nostre esperienze presenti e future. Tuttavia anche la nuova modalità genera uno squilibrio, tanto incisivo quanto lo era stato nella prima fase cioè quella razionale, e se anche è vero che in virtù del nuovo approccio ci sentiamo molto più liberi perché dominati dalle emozioni, allo stesso tempo ci esponiamo al rischio di non essere in grado di valutare l’altro per ciò che realmente è. Nel momento in cui ci tuffiamo in quel volo planare che è l’entusiasmo del nuovo incontro, di quell’oscuramento totale di ogni facoltà di raziocinio perché l’altro ci sa coinvolgere esattamente come abbiamo bisogno di sentirci coinvolti, ecco che in un angolo della nostra testa sembra apparire un messaggio.
Può essere una frase, un atteggiamento, un’azione a cui con le emozioni non diamo peso, e sottovalutiamo semplicemente perché rientra in quadro generale all’interno del quale ci sentiamo felici, dunque riduciamo quel campanello a un dettaglio che risulta essere trascurabile ma che, inevitabilmente, fa vibrare una corda dentro di noi. Appare come una nota stonata, lo riconosciamo perché è come il tentacolo di una medusa che ci paralizza per un istante ma che poi subito dopo scompare, perché coperto dal resto della melodia emotiva, della bolla piacevole dentro cui ci sentiamo. Certo, dar ascolto a un singolo particolare non è semplice né tanto meno rilevante, soprattutto perché avevamo deciso di mettere in secondo piano la frenante razionalità, però dovremmo sempre tener ben presente che rinunciare completamente a uno dei due emisferi del nostro essere crea comunque un pericoloso disequilibrio che in qualche modo ha bisogno di essere bilanciato.
Il problema è che spesso siamo talmente convinti di ciò che sentiamo, della profondità del sentimento da cui siamo coinvolti, da scegliere di mettere a tacere l’intuizione che, in quel caso, costituisce la voce di quella ragione dalla quale, in quella specifica fase, ci siamo completamente distaccati.
Perché diventiamo tanto estremisti?
Come mai sembra che per sopravvivere il nostro emisfero emotivo debba necessariamente escludere quello razionale e viceversa?
Per quale motivo rifiutiamo a priori quell’intuizione che diventa un faro nella confusione generata dalla tempesta emozionale di un incontro che vorremmo tanto fosse quello giusto?
Ha ragione il sentimento a pretendere uno spazio tutto suo nel quale la logica non può entrare perché non riuscirà mai a spiegarne le dinamiche, ma è altrettanto vero e innegabile che in nome del trasporto che quel sentimento suscita, mettiamo in secondo piano le divergenze che potrebbero farci rendere conto con maggiore rapidità di come realmente sia la persona che stiamo conoscendo. Forse l’atteggiamento più equilibrato è quello dell’ascolto attento anche di quelle intuizioni, di quei lampi che mettono a fuoco una nota stonata e inattesa che potrebbe fornirci uno scorcio di ciò che l’altro non vorrebbe mostrare di sé.
Perché in fondo solo razionalizzando ciò che diversamente ci sfuggirebbe, potremo essere consapevoli di chi stiamo scegliendo di avere accanto e, nonostante le dissonanze o proprio in virtù di quelle, decidere di restare oppure andarcene definitivamente.
Perché in fondo è solo avendo ben chiaro il quadro generale che possiamo capire se un dettaglio è solo un piccolo puntino oppure se potrebbe cambiare l’essenza completa di ciò che stiamo vivendo.
Marta Lock