Ricordati di me

Esistono persone che dimentichiamo… anche se hanno fatto di tutto per essere presenti… e altre che non riusciamo a cancellare… anche se hanno cercato in tutti i modi… di essere assenti…

A volte capita di fare quegli incontri strani, di matrice destinica, che riescono a creare in noi un legame talmente forte il quale, inspiegabilmente, ci tiene incollati a una persona che sentiamo non essere quella migliore per noi, quella che non riuscirà mai a renderci felici, quella a cui manca tutto l’equilibrio e la stabilità che sappiamo necessari a noi per sentirci bene. Molto spesso questo tipo di rapporti ha un andamento altalenante che ci costringe a chiudere continuamente la porta all’altro salvo poi continuamente riaprirla, ancora e ancora, perché mettere la parola fine è difficile, dimenticare impossibile.

E non che non abbiamo tentato, chiusura dopo chiusura, a ricominciare, a voltare pagina, a lasciarci la possibilità di fare altri incontri, di dare inizio a nuovi percorsi, no, lo abbiamo fatto molte volte ma… senza riuscire a dischiudere al nuovo quella parte di noi che, nonostante la nostra consapevolezza razionale, è sempre rimasta legata a quell’incontro destinico. L’altro, a sua volta, ha cercato in tutti i modi di scappare, di resistere, di rifiutare un’intensità che sapeva di non essere in grado di gestire, che lo faceva sentire vulnerabile, lo spaventava, così metteva in atto strategie di fuga e di lunghe assenze che però non riusciva a mantenere a lungo, tornando periodicamente sui suoi passi per poi spaventarsi di nuovo.

Certo, non è affatto facile gestire un sentimento tanto travolgente da rendere impossibile un distacco definitivo, così come non lo è avere a che fare con una relazione tanto instabile, infatti periodicamente uno dei due si allontana, tendendo nuovamente l’elastico che però non può fare a meno, prima o poi, di tornare nella sua forma originaria. Questo con sorpresa di entrambi, con lo stupore e la rassegnazione del sapere di non potersi staccare ma neanche di poter stare insieme in modo stabile, non per mancanza di intensità emotiva bensì per immaturità, dell’uno o dell’altro o dei tempi in cui si è verificato l’incontro.

Perché il destino a volte ci mette davanti a qualcuno di talmente imperfetto e instabile da essere probabilmente il più perfetto per noi, in un momento completamente inadatto?

Come mai dobbiamo conoscere la privazione dell’assenza per renderci conto di quanto sia impossibile staccarci da qualcuno?

E perché anche l’altro, pur cercando con tutte le sue forze di allontanarsi, di chiudere, di proseguire con la propria vita, non ce la fa a staccarsi da noi, non ce la fa a dimenticare?

Non è forse vero che una relazione solida ha bisogno di quotidianità, di gesti condivisi, di presenza continua l’uno nella vita dell’altro?

Eppure, seppur alla luce di quesiti tanto razionali e logici, non possiamo fare a meno di riflettere su noi stessi, attraverso l’altro, e comprendere che se è davvero tanto difficile chiudere la porta in modo definitivo è perché in qualche modo noi per primi, pur pensando di essere pronti a una relazione più stabile, abbiamo invece bisogno di affrontare un percorso di consapevolezza prima di capire quanto forti e importanti siano i sentimenti che ci legano a qualcuno. Probabilmente noi, come l’altro che è molto più simile a noi di quanto abbiamo compreso inizialmente, non saremmo stati davvero pronti ad avere un equilibrio che non dovrebbe mai scaturire da un’esigenza interiore bensì dovrebbe invece nascere spontaneamente quando ci troviamo davanti a qualcuno con cui non possiamo fare a meno di sentirlo. O forse ciò che pensiamo di volere non è sempre ciò che siamo pronti ad avere, dunque preferiamo aspettare, resistere, inseguire, fuggire, essere inseguiti, perché è tutta questa tensione che ci dà la consapevolezza della grandezza di un sentimento, e solo dopo il lungo percorso riusciamo a sapere cosa vogliamo davvero.

Eppure, nonostante le fughe, gli allontanamenti, le assenze, i litigi e i continui ritorni, sentiamo che nessuno ci conosce meglio di quanto ci conosca quella persona, così come noi non riusciamo a capire nessuno come capiamo lei anche nel momento dei silenzi, comprendiamo di avere un legame mentale talmente forte da sapere cosa pensa l’altro anche nei momenti di lunga lontananza. Ecco perché è impossibile dimenticare, ecco perché l’altro lascia passare un po’ di tempo ma poi non riesce a fare a meno di tornare, perché, nonostante tutto, non ci si può sottrarre a un legame tanto forte e inspiegabile, che resiste al tempo, che resiste alle fratture, ai tentativi di cancellarlo… comunque vada.

 

Marta Lock