Non è per testardaggine od ostinazione…che scegliamo di aspettare…bensì perché sappiamo esattamente come dobbiamo sentirci…per smettere di farlo…
Dopo un lungo periodo che potremmo definire ‘di scoperta’ arriva il momento in cui scegliamo volontariamente di fermarci, perché la solitudine non ci fa più paura e perché abbiamo capito che è molto meglio aspettare e ricercare quelle sensazioni coinvolgenti che ormai fanno talmente parte del nostro passato da essere quasi arrivati a pensare di non poterle mai più trovare. Questo non significa però che non ricordiamo di come fossero e di come ci facessero sentire, sperando comunque che prima o poi possano tornare a illuminare il nostro presente. Dunque usciamo, incontriamo persone che potrebbero anche piacerci e suscitare il nostro interesse ma fondamentalmente nessuna di loro ci regala lo sguardo che sappiamo di dover ricevere per soffermare il nostro, perché nessuna di loro ci fa sentire quello strano imbarazzo tipico di quando ci eravamo trovati in passato davanti a qualcuno che ci era piaciuto da subito. Perché nessuna di loro ci fa desiderare di concentrare tutta la nostra attenzione su di lei fermando il tempo e sbiadendo i confini dello spazio.
E sulla strada abbiamo lasciato persone che hanno tentato di conquistare un piccolo posto accanto a noi, convinte che prima o poi avrebbero guadagnato più terreno; altre che hanno provato, insistito e voluto fortemente avere la possibilità di farsi conoscere per dimostrarci quanto, secondo loro, avremmo potuto essere compatibili e quante cose avremmo potuto scoprire di avere in comune; altre invece che hanno tentato di conquistarci con la seduzione, sperando di ottenere da noi ciò che avevano facilmente ottenuto con molte altre ‘prede’. Ma noi, imperturbabili quanto apparentemente snob o eccessivamente selettivi, abbiamo resistito, rifiutato, ci siamo negati anche a costo di apparire freddi, rigidi e disinteressati a ciò a cui spesso tutti gli altri corrono incontro a braccia aperte.
Perché a un certo punto del nostro percorso sembriamo disinteressarci a chiunque mostri di voler fare un tentativo per avvicinarsi a noi?
Come mai iniziamo a notare le parole che gli altri dicono, il modo in cui le pronunciano, la maniera in cui sorridono e persino con quali gesti accompagnano ciò che dicono?
E’ un atteggiamento voluto e volto a effettuare una dura selezione oppure semplicemente un riflesso istintivo che ci costringe a escludere automaticamente chi non risponde a quell’ideale che a volte in passato è stato anche reale?
E’ giusto escludere a priori qualcuno semplicemente perché abbiamo deciso che non vogliamo scendere a compromessi o accogliere chi non suscita in noi le emozioni che desideriamo provare?
A prescindere da ciò che può sembrare giusto o sbagliato la parte che dovrebbe essere ben chiara è quella che ci lascia la libertà di inseguire o aspettare ciò che è meglio per noi, poco importa se all’esterno possiamo risultare eccessivamente esigenti o incontentabili o selettivi. In fondo abbiamo imparato a conoscere il nostro mondo interiore e a sapere cosa abbiamo bisogno di sentire a livello percettivo per permettere a qualcuno di entrare nella nostra vita; in fondo sappiamo che finché non arriverà quello sguardo capace di farci perdere la nozione del tempo e desiderare di rivederlo ancora e ancora, non siamo affatto costretti ad accettare un compromesso che non ci interessa, perché abbiamo imparato a usare il nostro tempo per fare cose che amiamo anche da soli senza sentirci persi o abbandonati perché non possiamo farle insieme a qualcun altro.
Poi, quel giorno in qui pensavamo a tutt’altro, in cui avevamo quasi considerato quelle sensazioni come ricordi legati a età passate che non sarebbero tornate più, in cui ci eravamo detti convinti che certe cose capitano solo agli altri, forse perché noi siamo diventati troppo esigenti, troppo ostinati, troppo selettivi, troppo disillusi…beh proprio quel giorno incrociamo per caso proprio gli occhi di chi sa guardarci come desideriamo, sa parlarci come avevamo immaginato, sa muoversi come avevamo desiderato e improvvisamente ci ritroviamo dentro quella sensazione del passato che diventa nuova nel nostro presente.
E sorridendo dentro noi stessi, felici per essere stati capaci di aspettare, le andiamo finalmente incontro.
Marta Lock