Il giorno in cui ci mancheranno le parole… potrebbe essere lo stesso in cui l’altro inizierà ad agire… togliendoci il fiato…
Quante volte abbiamo pensato di sprecare completamente il nostro fiato per spiegare e rispiegare ragioni e motivazioni a qualcuno che sembrava non recepire?
In quante occasioni, nonostante sembrasse che volassero via con il vento, abbiamo continuato a ripetere le stesse cose nella speranza di vedere un barlume di presa di coscienza?
Per quale motivo, malgrado la chiusura dall’altra parte, persisteva in noi quella sottile convinzione che parlando, prima o poi avremmo avuto l’effetto che volevamo sull’altro?
Talmente tante che forse ci siamo stancati di contarle, sfiniti ed esasperati per non aver ottenuto il risultato sperato e per non essere riusciti a far comprendere all’altro l’importanza di ciò che stavamo disperatamente tentando di fargli arrivare. Eppure il nostro atteggiamento era sempre stato costruttivo, di apertura alla comprensione e di scambio alla pari tuttavia in cambio abbiamo avuto solo blocchi, chiusure e rifiuto al dialogo. Così abbiamo gettato la spugna lasciando l’altro, l’emotivamente fermo, solo con i propri fantasmi, i propri scheletri nell’armadio, i propri rimorsi per non aver compiuto quel tentativo che avrebbe cambiato tutto, a rimuginare, cuocendo nel proprio brodo, su quanto fosse davvero importante mantenere il punto o cedere quel poco che sarebbe stato però sufficiente a far progredire, anche se lentamente, il rapporto.
Poi però, poiché spesso le cose vanno proprio in una direzione strana, può capitarci di voler dare una nuova chance, un po’ perché l’altro silenziosamente la chiede, un po’ perché in fondo ci rendiamo conto che dimenticare è fin troppo difficile. Ma in quella nuova primavera in noi si è verificato un cambiamento profondo, abbiamo compreso che non è sufficiente adeguarsi o andare verso l’altro in modo univoco, abbiamo capito che per stare bene abbiamo bisogno di un rapporto paritario, di ricevere oltre che di dare, di ascoltare oltre che parlare e soprattutto abbiamo bisogno di vedere le azioni, le iniziative e le manifestazioni che adotterà per dimostrarci di essere importanti.
E non lo faremo chiedendo, o girandoci intorno per sperare di far comprendere come già accaduto in passato, bensì restando fermi, calmi e tranquilli ad aspettare, senza fretta, rispettando i tempi dell’altro ma al tempo stesso osservando quanto delle parole pronunciate per tanto tempo in precedenza sia davvero arrivato a destinazione e quanto sia stato compreso dell’importanza che ciò che spiegavamo aveva per noi, per farci stare bene, per renderci felici al di là del forte sentimento che, malgrado tutto, ci ha sempre tenuti uniti. Sorprendentemente l’altro, a piccoli passi perché in fondo ognuno agisce in base al proprio modo di essere, inizia a muoversi dimostrando una memoria fuori dal comune, forse perché ha lungamente riflettuto su ogni virgola delle nostre infinite parole, inizia a dimostrare un atteggiamento più costruttivo, più disponibile, meno egoista e meno univoco.
Noi, che lo conosciamo molto più a fondo di quanto conosca se stesso, restiamo però fermi ancora per un po’ a osservare la sua sorpresa nel non aver ancora provocato in noi quell’ammorbidimento a cui era da sempre abituato, nel non essere di nuovo riuscito a riguadagnare subito il terreno che gli permetterebbe di ricominciare poi a gestire la situazione secondo i suoi ritmi e la sua volontà come d’abitudine, di imporre passivamente le sue condizioni, perché questa volta conosciamo fin troppo bene l’evoluzione e siamo dunque divenuti molto più forti e determinati a volere un rapporto più vero, in cui entrambe le parti si adeguano l’una all’altra in uno scambio reciproco che si trasforma in crescita e armonia di coppia.
L’altro, sorpreso quanto disorientato da questa nuova nostra posizione, inizia a comprendere che davvero qualcosa è cambiato, non il sentimento, quello no, ma il nostro approccio nei confronti di un rapporto che, tutto sommato piace di più anche a lui; inizia a comprendere che, pur non avendoglielo mai imposto come condizione né pronunciato sotto forma di ultimatum, se ci vuole davvero dovrà iniziare a cedere, ad accettare quei piccoli compromessi che fanno la differenza e che potranno portare la relazione a un livello superiore.
Perché i suoi sentimenti gli avranno suggerito, nel lungo tempo in cui ha riflettuto e in cui noi abbiamo ripreso coscienza delle nostre esigenze senza metterle in secondo piano pur di averlo accanto, che è molto meglio il compromesso che la rinuncia… togliendoci finalmente il fiato.
Marta Lock