Sei davvero felice?

Felicità

Ogni volta che scegliamo con la testa… rischiamo di trovarci faccia a faccia con qualcosa che ci fa capire… che sarebbe stato meglio seguire le emozioni…

Il cammino dentro l’esistenza a volte si presenta tortuoso e complicato, pieno di ostacoli, di discese e di salite che per molti di noi appaiono faticose, ardue, e ci fanno desiderare di procedere su un terreno più stabile, meno scivoloso, che ci permetta di mantenere inalterato quell’equilibrio verso cui tendiamo. Dunque sviluppiamo la rassicurante convinzione che se procediamo dando la priorità alla mente, alla razionalità e alla logica, possiamo controllare meglio gli eventi, le cose che decidiamo o meno di far accadere, evitandoci il rischio di soccombere a un’ulteriore destabilizzazione nella quale non vogliamo più trovarci.

Ecco perché, quelli di noi che temono il vortice confuso degli imprevisti, dell’irrazionalità, tendono a ragionare e valutare i pro e i contro di qualunque scelta, perché in questo modo ritengono di non finire mai in balìa di eventi che non avevano pianificato, di situazioni che diventano difficili da gestire perché troppo distorte dalle emozioni incontrollate che ne derivano. Certo, questo tipo di scelta richiede un forte autocontrollo, un dominio dell’emotività che se da un lato protegge dal pericolo di scossoni e cadute, dall’altro però relega ogni sensazione all’interno di una barriera inattaccabile che fa apparire, chi la mette in atto, assolutamente distaccato e impermeabile alla capacità di farsi travolgere dagli eventi e dai sentimenti più intensi. All’interno di questo folto gruppo troviamo i carrieristi che rinunciano a una relazione stabile per non essere distratti dal raggiungimento degli obiettivi professionali; le persone che dopo una relazione finita male e che tanta sofferenza ha provocato, decidono di corazzare il proprio cuore scegliendo rapporti tiepidi che non le farà mai rischiare di sentire il dolore provato in precedenza; quelli che decidono sia arrivato il momento di fermarsi e formare una famiglia e avvicinano chi è più adatto a dargliela, indipendentemente dai sentimenti che provano e senza lasciare invece che sia l’amore a determinare la scelta.

È davvero questa la cosa migliore da fare?

Possiamo coscientemente rinunciare alla felicità più esaltante solo per paura o perché la logica ci suggerisce che una decisione più razionale ci proteggerà dal rischio della sofferenza?

Qual è dunque la scelta giusta? Vivere intensamente e rischiare le ferite che ne possono derivare oppure rinunciare a cadere accontentandoci di qualcosa che non sarà mai tutto ciò a cui possiamo tendere per essere davvero felici?

Le cicatrici che ci portiamo dentro, le delusioni e disillusioni che ci hanno piegati e lasciati a terra con l’anima sanguinante, sono tatuaggi indelebili che generano un’incontrollata paura di trovarci di nuovo in ginocchio, di dover ancora una volta avere a che fare con quei dubbi, con quelle incertezze e insicurezze che naturalmente fuoriescono quando tutte le emozioni entrano in gioco. Perché avere a che fare con i sentimenti, quelli che nascono da dentro e non riescono a essere arginati da nulla, ci rende fragili, esposti, spaventati dalla prospettiva di metterci nelle mani di qualcuno che non è in grado di accoglierci e proteggerci, di riconoscere il valore di quanto abbiamo da dare, poiché tutto ciò è già successo e può succedere ancora e ancora. Tuttavia, e questo lo apprendiamo con il tempo, dopo aver sottoposto le decisioni importanti a quella logica, a quella razionalità, che eravamo convinti ci avrebbe salvaguardati da tutto, ci rendiamo conto strada facendo di non essere felici, di essere consapevoli di non avere ciò che davvero desideriamo, che quel terreno stabile, trascorso un determinato periodo di tempo, peraltro molto più breve di quanto avremmo mai potuto immaginare, non è più sufficiente, non ci basta più perché l’inquietudine che sentiamo affiorare in maniera via via più forte, è quella che ci ricorda le sensazioni intense a cui abbiamo rinunciato.

A quel punto ci rendiamo conto che tutto quell’autocontrollo, tutto quell’allontanare le emozioni, la sofferenza, il rischio di metterci in gioco, non è servito a tutelarci dall’insoddisfazione in cui, nostro malgrado ci troviamo proprio a causa della scelta di non lasciarci travolgere dalle emozioni. A quel punto non possiamo fare a meno di guardarci dentro e di comprendere che se avessimo inseguito quell’emotività che tanto ci spaventava, avremmo sofferto, saremmo caduti, ci saremmo forse feriti di più, ma prima di farlo ci saremmo sentiti immensamente vivi, coinvolti, elettrizzati, raggianti, anche se solo per un attimo o per un giorno.

Avremmo scelto di essere felici.

 

 

Marta Lock