Senza più maschere

Il momento in cui ci sentiamo davvero forti… è lo stesso nel quale siamo perfettamente in grado… di accettare e mostrare le nostre debolezze…

Trascorriamo gran parte della nostra vita a cercare di rafforzarci, di vincere le paure e i timori, di oltrepassare quei limiti imposti da noi stessi e che costituiscono gli ostacoli che nella maggior parte dei casi incontriamo perché non abbiamo ancora in mano la chiave per sapere come superarli, non conosciamo le capacità e le risorse che sono in noi finché non ci troviamo davanti al bivio necessario a scoprirle. Durante questo lungo percorso è inevitabile confrontarsi con persone che spesso riescono a insinuarsi in quelle insicurezze o, per meglio dire, in quelle mancanti consapevolezze, provocando in noi ferite e fratture interiori che impieghiamo poi molto tempo a risanare. L’atteggiamento che segue quelle esperienze è quello di innalzare barriere difensive volte a proteggerci e, soprattutto, a nascondere le parti più fragili, quelle che in passato ci avevano resi deboli e vulnerabili, indossando un’armatura a tutela di tutto ciò che non possiamo più mostrare.

Certo, non è semplice raggiungere l’equilibro di cui tanto abbiamo bisogno, soprattutto perché nel lungo cammino che ci condurrà a un’accresciuta consapevolezza di noi e all’accettazione di chi siamo con ogni sua sfaccettatura, è necessario a volte mettere a tacere la parte insicura, dimostrare al mondo che non abbiamo timori di confrontarci, di metterci in gioco e di rischiare, anzi siamo convinti che manifestando e palesando la forza ci verrà più facile incutere timore e rispetto negli altri, come se tutta l’esistenza dovesse essere un tendere verso la necessità di vincere per non soccombere. Il lungo periodo di autotutela, che spesso ci induce ad avere reazioni non affini alla nostra natura, mette in luce inevitabilmente quella sottile coscienza di non sentirci abbastanza sicuri, abbastanza adulti e bilanciati per ammettere che ogni esperienza è una ricchezza, che il metterci in discussione e l’entrare in contrasto con ciò che è esterno a noi non sono momenti da cancellare, da dimenticare, da fingere che non siano avvenuti bensì costituiscono un gradino importante verso la capacità di comprendere noi stessi in relazione con gli altri, con gli eventi, e in virtù di quegli eventi, costruire una personalità più conscia di non doversi sentire debole solo per aver ceduto o scelto di non lottare. Perché non tutte le battaglie sono degne di essere combattute. Dunque non dobbiamo lasciar credere al mondo esterno che siamo inattaccabili, non dobbiamo necessariamente costringerci a mascherare completamente le nostre inclinazioni più profonde solo per paura che vengano ferite, di nuovo, come tempo prima.

Eppure preferiamo continuare a indossare quella lucente corazza che ci fa sentire protetti dalle ferite, sicuri davanti alle persone con cui entriamo in contatto quotidianamente, e ben determinati a non lasciar trapelare alcun punto debole per evitare che qualcuno affondi il colpo proprio lì, lasciandoci una nuova cicatrice da far rimarginare.

Come possiamo però pensare di continuare a nascondere la nostra vera natura?

Non è forse vero che è solo ignorando i nostri limiti, nascondendoli persino a noi stessi, che non potremo mai lavorare su di essi rafforzandoci proprio attraverso la consapevolezza?

Perché pensiamo di non poter essere ugualmente forti anche accettando e accogliendo i punti deboli?

La coscienza di ciò che siamo, nella completezza della nostra essenza, è l’arma più potente che abbiamo per smettere di avere timore che l’altro, erroneamente visto come antagonista, possa mettere in discussione una personalità che è delineata e che non potrà essere indebolita da nessuno di esterno a noi, a meno che non siamo noi a lasciare a qualcuno questo potere. Le persone agiscono per se stesse, nella maggior parte dei casi per tutelare e difendersi da ferite del passato, dunque le loro azioni non sono messe in atto per andare contro di noi, o contro qualcun altro, bensì per proteggere le proprie cicatrici o per mascherare, a loro volta, insicurezze e fragilità che non sono in grado di accettare. Ma nel momento in cui il percorso di conoscenza di sé raggiunge l’equilibrio derivante dall’aver superato molte prove, dall’esserci rialzati da tante cadute, dall’aver affrontato molti ostacoli, a volte oltrepassati e altre no, siamo perfettamente in grado di capire che la forza non ha bisogno di essere dimostrata all’esterno, la forza è qualcosa che ci appartiene come ci appartiene la fragilità.

A quel punto, conoscendoci più a fondo e vedendo quelle debolezze solo come un lato di noi e non come ciò che ci può identificare se le mostriamo, apprendiamo a essere chi siamo nella nostra totalità, perché siamo abbastanza sicuri di ciò che siamo diventati da capire che esibire le nostre debolezze non ci farà mai apparire deboli, tutt’altro, accettarle come parte della nostra essenza ci ha resi invece molto più forti di quando pensavamo di doverle nascondere.

 

 

Marta Lock