Sotto protezione

Ciò che non riusciamo ad ammettere con gli altri…spesso è proprio ciò…che vorremmo non vedere di noi stessi…

Capita a volte di avere a che fare con persone con le quali apparentemente è facile dialogare e confrontarsi ma poi, con il tempo, quando la confidenza aumenta e la conoscenza si approfondisce, ci rendiamo conto che non riescono ad ammettere lati del loro carattere evidenti a tutti. Spesso queste persone prendono una sottolineatura quasi come un’offesa, al punto di rendere difficoltoso un dialogo sincero o una contrapposizione dialettica poiché tendono a vedere tutto sotto l’ottica della conflittualità e dell’orgoglio.

Capita a volte di trovarci in situazioni, in alcuni casi per i toni con cui vengono affrontati determinati argomenti in altri per dei periodi particolarmente complicati che viviamo, nelle quali accettare una critica costruttiva o accogliere un’opinione su un nostro determinato comportamento, non mossa per additarci bensì semplicemente per una libertà nel dialogo che tutti dovrebbero poter avere, diventa così tanto difficile da portarci addirittura a opporci con forza a quanto ascoltato e a rifiutare di ascoltare oltre.

Perché è così difficile prendere atto dei propri difetti o lacune o semplicemente atteggiamenti che sono insiti nel nostro carattere e quindi non modificabili ma neanche invisibili agli altri?

Per quale motivo può risultare tanto fastidioso vederci messi di fronte a ciò che siamo sentendoci quasi sotto il faro di luce dell’accusa?

Come possiamo pensare che nascondendo nell’ombra ciò che siamo riusciremo a indurre gli altri a non vedere ciò che invece è chiaro a tutti tranne forse a noi stessi?

Cosa c’è di tanto difficile nel guardarsi alla luce del giorno e accettare con un sorriso i propri difetti, perdonandoci per averli, e mostrarli anche agli altri con l’umiltà e l’arrendevolezza di sapere che la perfezione non è di questa terra?

A volte decidiamo di combattere inutili quanto impegnative battaglie contro chiunque non voglia vederci attraverso la lente scura dietro la quale scegliamo di mostrarci per apparire invulnerabili, perché sentiamo che costringono noi e chi ci sta intorno a intravedere qualcosa con cui è difficile fare i conti. Non tanto per il fatto che ci sia, quanto perché chi ce l’ha fatta notare in precedenza ci ha puntato il dito contro usandola più come un’accusa che come un appunto costruttivo o una sincerità non volta a farci sentire migliori o peggiori di loro. Quindi abbiamo imparato ad alzare quella barriera dietro la quale abbiamo nascosto quel particolare di noi che non vogliamo gli altri vedano o che, se anche lo vedono, mai ammetteremmo abbiano ragione, così da sperare, celandolo, di dimenticarci che esista.

Perciò nel momento in cui siamo costretti a trovarci faccia a faccia con chi ha avuto il coraggio di togliere le lenti scure e guardarci con la chiarezza della luce, la nostra reazione è offesa, quasi aggressiva, enormemente infastidita perché svela ciò che volevamo che nessuno scorgesse. Questo perché non abbiamo ancora effettuato quel percorso che ci porta a comprendere che un difetto non è un peccato capitale, che una lacuna non è un danno irreparabile, che un’incapacità in qualcosa non ci rende meno forti di altri, semplicemente diversi e per questo unici, unici nella nostra imperfezione, nel nostro equilibrio, nella nostra personalità che solo quando riusciremo ad accettare completamente senza sentircene indeboliti riusciremo a toglierle l’accezione negativa che siamo convinti gli altri vedano, e a trasformarla, accettandola, in forza per la consapevolezza della nostra imperfezione.

Solo allora toglieremo le lenti scure dietro le quali ci sentivamo protetti, ma che in realtà servivano a nascondere l’evidenza solo a noi stessi, e ci guarderemo nella chiara luce davanti a uno specchio che rifletterà la nostra vera essenza e a quel punto…sorridendo ci renderemo conto che non ci fa più paura.

 

 

Marta Lock