A volte basta un sorriso per dissolvere un dubbio… altre invece è sufficiente un solo dubbio… per cancellare mille sorrisi…
Quando ci addentriamo in quei meccanismi difensivi che inevitabilmente delineano e accompagnano la nostra crescita emotiva e personale, siamo costretti a fare i conti con quell’emozione di cui vorremmo volentieri fare a meno, la diffidenza. Siamo stati quasi costretti a trovarci faccia a faccia, nel lungo sentiero del tendere verso una maturità maggiore, con persone che hanno avuto il compito di far vacillare la nostra fiducia, di farci perdere in qualche modo l’apertura spontanea che avremmo verso l’altro, di indurci ad alzare una guardia che diversamente ci avrebbe lasciato un punto scoperto rendendoci di fatto deboli, facilmente ingannabili a causa di un’ingenuità che non poteva restare intatta. Dunque crescendo, ci misuriamo con le conseguenze di una fiducia che spesso viene riposta nelle mani sbagliate, o che le circostanze ci costringono a mettere in discussione proprio per permetterci di apprendere a dosarla, a misurarla e concederla solo a seguito di una ponderata valutazione dell’altro.
Non che questo ci tuteli dalla disillusione, questo no, però certamente ci permette di non dare a piene mani ciò che dovrebbe invece essere concesso e donato a chi sa conquistare, ai nostri occhi, quella credibilità e affidabilità che sappiamo avere noi, qualcuno che ci dimostri che intende impegnarsi a costruire ciò di cui abbiamo bisogno per dissipare quei dubbi che altri hanno sollevato, per abbattere la barriera di diffidenza che, giorno dopo giorno, evento dopo evento, abbiamo innalzato a tutela della nostra morbida interiorità. Poi improvvisamente, quasi come controvalore per il tempo che abbiamo atteso, incontriamo quella persona speciale, quella che ci guarda come nessun altro ha mai fatto prima, che sembra capire le nostre profondità, che non si spaventa a causa della nostra diffidenza e dei nostri dubbi e resta con la forte volontà e determinazione a dissipare le nostre perplessità, a rassicurare le incertezze e arrivare a quella parte più tenera protetta da una dura corazza. In quel magico momento tutti i tasselli sembrano andare a posto, l’attesa a volte lunga dell’arrivo di quel qualcuno di unico, sembra giustificata dall’aver dovuto conoscere a fondo noi stessi per poter essere pronti per quell’incontro; le delusioni e le disillusioni sembrano essere state fondamentali per comprendere l’importanza del suo arrivo e la sua capacità di voler recuperare di noi ciò che altri avevano perduto; la nostra diffidenza sembra essersi accresciuta per avere la possibilità di essere abbattuta e rassicurata da lei, la nostra persona.
Tuttavia un giorno, magari dopo tempo dal primo incontro, un suo atteggiamento, una sua frase sfuggente, un suo silenzio ingiustificato, hanno l’incredibile e imprevisto potere di farci ricadere mani e piedi nella sfiducia, non crediamo più e le sue parole non sono più capaci di rassicurarci, il suo sguardo complice e sorridente non è capace di far tacere il tarlo nella nostra mente che ci parla sottovoce di sospetti, di poca trasparenza, di desiderio di sfuggire che non comprendiamo. Così, nonostante le proteste dell’altro, inconsapevolmente iniziamo a prendere la distanza emotiva, a ricominciare a dubitare, a non essere più in grado di confidare in chi in chi non rappresenta più la certezza e la tranquillità bensì ricomincia a far affiorare quelle barriere che aveva abbattuto. Distanza che diviene sempre più profonda.
Perché stiamo di nuovo dubitando?
Come mai c’è quel tarlo in noi che ha fatto crollare, per un solo dubbio, la fiducia che l’altro aveva tenacemente conquistato?
Forse perché qualcosa ci dice che, non sappiamo capire se solo in quella fase oppure fin dal principio, l’altro non è completamente sincero, forse perché quella nuova diffidenza è stata generata non da noi bensì dall’altro nell’aver disatteso una nostra aspettativa o non mantenuto una promessa. O forse perché cominciamo a sospettare che quel voler abbattere le difese era un modo per prendere in mano le redini del rapporto. Sta di fatto che decidiamo di chiudere la porta e allontanarci da chi non è riuscito a restare coerente, con se stesso e con noi, decidiamo di farci da parte e osservare cosa sarà disposto a fare per far sì che possiamo credere davvero che questa volta sarà diverso.
Marta Lock