La volontà di affermare e sostenere le proprie idee… dovrebbe essere tanto forte quanto l’apertura… a lasciare che l’altro affermi e sostenga le sue…
Le relazioni interpersonali sono un complesso intreccio di atteggiamenti, personalità, modi di pensare che inevitabilmente entrano non solo in contatto bensì anche in contrasto, in virtù del desiderio, legittimo, di tutte le parti in causa di sostenere e avvalorare il proprio punto di vista. E questo è l’atteggiamento migliore per affermare e mostrare il proprio carattere, le proprie peculiarità e il proprio sguardo sulla vita e sui suoi accadimenti; tuttavia capita spesso di insinuarci in discussioni piuttosto lunghe e sterili nel corso delle quali una delle due parti tenta di prendere il sopravvento e imporre la propria opinione inducendo in qualche modo l’altro a fare lo stesso. In questo caso, più frequente di quanto si immagini, le due parti diventano antagoniste e si chiudono a un reale ascolto con necessario rispetto per un’opinione o una realtà diversa dalla propria, per dar vita a un braccio di ferro al termine del quale uno dei due deve necessariamente imporre la propria idea.
Per quale motivo sembra impossibile riuscire ad accettare un punto di vista differente dal nostro?
Come mai anziché aprirci al confronto e ammirare qualcuno che difende le proprie idee e opinioni tanto quanto noi, ci sentiamo stimolati a prevaricare il suo pensiero dando per certo che il nostro sia più corretto del suo?
Cosa ci fa credere che sia sempre necessario stabilire chi abbia torto e chi abbia ragione quando si avvia un confronto? E perché riteniamo necessario affermare e prevalere piuttosto che ascoltare e prendere atto di una diversità intellettuale che dovrebbe restare tale nel rispetto dell’altro?
La società contemporanea tende a contrapporre gli individui, a metterli in competizione su talmente tanti settori dell’esistenza che tale atteggiamento si ripercuote anche nelle relazioni, nei rapporti interpersonali, che dovrebbero invece appartenere al mondo emotivo, quello del possibilismo piuttosto che a quello razionale del determinismo. La capacità di accettare l’altro con tutte le sue sfaccettature, i suoi pensieri, giusti o sbagliati che possano sembrarci, e i suoi punti di vista apparentemente strampalati eppure coerenti con il suo modo di essere, con l’esperienza da lui vissuta, con il modo di osservare le cose che si è generato sulla base del suo percorso di crescita, dovrebbe essere tanto forte quanto noi desideriamo che l’altro faccia con noi, perché non si può chiedere a qualcuno di accoglierci nella nostra interezza senza essere disposti a fare altrettanto. L’abitudine a prevaricare, a dover per forza portare l’altro ad ammettere che abbiamo ragione, che poi chissà in fondo quale sia l’importanza che ci venga detta una cosa del genere se siamo già tanto sicuri di ciò che affermiamo, ci fa perdere di vista la base essenziale del confronto di un pensiero libero e la necessità del rispetto di una convinzione differente, a volte opposta, ma comunque appartenente a un altro individuo e per questo degna di essere ascoltata e tenuta in considerazione.
Eppure troppo spesso la tendenza a cui assistiamo è quella della prevaricazione del pensiero, di quel tiro alla fune estenuante quanto inutile volto a stabilire una verità troppo relativa, troppo variabile, troppo costantemente in evoluzione per non essere affrontata con un approccio possibilista, aperto, accogliente verso tutto ciò che si discosta dal nostro personale punto di osservazione; il risultato è l’innescarsi di un’inutile lotta in cui qualcuno attacca e l’altro si difende attaccando a sua volta per finire sfiniti in un nulla di fatto in cui il prevaricante sente di non essere riuscito nel suo intento di imporre la propria verità e al prevaricato resta addosso il fastidio di non essere stato accettato nel suo modo di vedere e di pensare.
Eppure tutto sarebbe molto più semplice se ci si aprisse alla possibilità che non esista il torto o la ragione, che una verità non necessariamente sia più reale di quella di un altro, bensì che esistono solo idee che chiunque ha il diritto di avere e di difendere, tanto quanto lo facciamo noi, e per questo rispettabili e plausibili, perché appartenenti a loro, diversi da noi e ugualmente unici.
Marta Lock