Tra dubbi e certezze

In bilico tra ciò che desideriamo e ciò che temiamo… possiamo solo restare in piedi e scegliere se camminare e aver avuto torto… o rinunciare a muoverci senza sapere se avremmo avuto ragione…

Esistono dei momenti nella vita, delle fasi delicate e introspettive durante le quali abbiamo bisogno di prendere atto di tutto ciò che siamo, di quanto abbiamo ottenuto e di quante volte abbiamo commesso errori che da un lato ci hanno scoraggiati e resi più insicuri, mentre dall’altro hanno provocato dei cambiamenti di direzione indispensabili a indurci ad abbandonare una via che solo a posteriori abbiamo scoperto non essere la migliore per noi. Questo malgrado le nostre resistenze, la paura che gli eventi sarebbero precipitati e che saremmo rimasti con in mano solo un pugno di mosche; nella realtà dei fatti siamo comunque restati in piedi anzi, spesso siamo riusciti a camminare in modo più spedito di prima generando per questo un senso di gratitudine nei confronti del fato che sembra averci voluto proteggere dal peggio verso cui avremmo potuto incorrere.

Così, a dispetto dell’evidenza degli accadimenti e della possibilità di prendere atto della nostra forza e del coraggio nell’affrontare ciò che si è verificato, restiamo all’interno di una rete di timori, di immobilità che ci impedisce di aprirci alle opportunità che si prospettano davanti a noi perché pensare di rivivere quell’altalena di incertezza, presumendo che non sempre saremo assistiti da quel destino benevolo, da quella cosiddetta fortuna, in virtù di cui siamo usciti indenni dalla precedente caduta, da una deviazione che ci ha condotti verso il meglio piuttosto che verso il peggio, ci spaventa al punto di farci preferire non correre di nuovo il rischio. Eppure può capitare di trovarci davanti a un bivio che ci rende difficile la scelta, nel quale l’interesse per un’opzione è talmente forte da farci tentennare dal nostro proposito di non metterci in gioco, da costringerci a interrogarci su come sarebbe la nostra esistenza se la temerarietà vincesse sulle paure; in quel particolare momento veniamo investiti da una consapevolezza nuova, quella cioè che la decisione che prenderemo potrebbe determinare uno spartiacque nella nostra vita, potrebbe costituire un momento cruciale a seguito del quale potremmo perdere definitivamente quell’opportunità oppure, nel caso in cui decidessimo di rischiare, potremmo commettere un clamoroso errore.

Cosa fare a quel punto?

Lasciare tutto com’è per non compromettere un equilibrio rassicurante ma imprigionato dentro la mancanza di cambiamento, oppure aprirsi a un’evoluzione e alla possibilità che quella deviazione sia la soluzione migliore?

È preferibile restare immobili affrontando il rimpianto di non aver tentato oppure muoverci rischiando di perdere ciò che già abbiamo?

La risposta risiede all’interno di noi poiché già la forte spinta ad accogliere quel cambiamento, quel nuovo che ci è apparso davanti, sottintende una mancanza, una latente insoddisfazione nei confronti di quel cammino tanto rassicurante dentro cui ci siamo accomodati ma che probabilmente sappiamo, in fondo a noi stessi, non essere tutto ciò che vorremmo e potremmo avere, se solo non ci lasciassimo intrappolare dalla paura di cadere, di fallire, di sbagliare. E poi tutto sommato le stesse certezze che abbiamo costruito per rassicurare i nostri timori potrebbero essere a loro volta degli errori che nel momento attuale non riusciamo a vedere, potrebbero già costituire un fallimento nei confronti della nostra crescita personale, della nostra evoluzione, che ha bisogno di confronto, di dubbio costruttivo e di capacità di prendere in mano gli eventi e volgerli a nostro favore, anche laddove possano apparire avversi o poco positivi.

A seguito di queste riflessioni potremmo capire che è molto più facile restare attaccati alle false certezze, che sono di fatto divenute catene formate da maglie di insicurezze e di paure da cui non riusciamo più a liberarci, piuttosto che affrontare i dubbi che stimolano il tentativo, il salto nel buio, il rischio di cadere a cui però seguirà la forza di rialzarci; così tra il pericolo del rimorso e la certezza del rimpianto, decidiamo di non restare più immobili e ci apriamo alla possibilità che il tentativo potrebbe costituire, contrariamente alle nefaste previsioni dettate dalla catena precedente, la nostra scelta più bella.

 

 

Marta Lock