Tra gli ostacoli della mente

A volte vorremmo fare ciò che non possiamo… altre facciamo ciò che non vorremmo… e altre non facciamo ciò che possiamo… e poi ci sono quelle in cui smettiamo di pensare e tutto si mette in ordine…

Quante volte ci siamo trovati a desiderare qualcosa che però non siamo riusciti a concretizzare?

In quante altre occasioni abbiamo, al contrario, agito impulsivamente o preso una decisione affrettata trovandoci a rimpiangere di non essere stati più riflessivi?

Perché a seguito di questi estremi, le circostanze che si presentano continuano ad apparirci come un’alternanza di similitudini degli eventi del passato senza che riusciamo a capire quale possa essere l’atteggiamento più giusto?

Molto spesso la nostra crescita personale si presenta quasi come una corsa a ostacoli, un susseguirsi di accadimenti che sembrano verificarsi per indurci a misurarci con i nostri limiti, con le cose che possiamo realizzare e quelle che non ci sarà possibile conseguire malgrado gli sforzi; questo genere di esperienze genera in noi un atteggiamento più riflessivo, più meditativo sulle azioni da intraprendere davanti a ciò che, di volta in volta, si verifica. Così nel procedere della nostra maturazione emotiva ci troviamo a dover fare i conti con modificazioni delle naturali inclinazioni che ci apparterrebbero se ci lasciassimo andare all’istinto, modificazioni che ci privano dell’audacia e della sicurezza che avevano contraddistinto il periodo precedente, quello in cui avevamo trovato davanti a noi gli ostacoli che non ci aspettavamo.

Ecco dunque che cominciamo a navigare nel mare dell’immobilità, del dubbio che un’azione possa portare con sé conseguenze che non riusciremmo a controllare, a cui non potremmo dare l’esito desiderato o a impedire ciò che ci sforziamo di evitare, trovandoci per questo a realizzare quanto ciascun evento avrebbe potuto avere un epilogo differente se avessimo assunto l’atteggiamento che abbiamo deciso di trattenere e modificare. Questo controllo della mente, perché a quel punto è lei che deve subentrare per indurci a riflettere costantemente su come procedere, ci costringe a guardarci dentro e domandarci se davvero sia possibile che ciascuna scelta, che ogni decisione sembri essere quella meno adeguata agli accadimenti. Quando siamo davanti a una circostanza coinvolgente nella quale vorremmo buttarci mani e piedi, sopraggiunge un ostacolo o la consapevolezza di una mancanza che ci impedisce di agire, di fare ciò che vorremmo, lasciandoci impotenti e con in bocca il sapore acidulo dell’opportunità inafferrabile; quando decidiamo di intestardirci e di proseguire sulla nostra strada, malgrado la possibilità di non rendere felice chi ci sta intorno né noi stessi o nonostante abbiamo una chiara percezione che sarebbe meglio restare fermi, non possiamo fare a meno di constatare, alla fine dell’esperienza, che il meccanismo di causa ed effetto che si è concatenato ha generato conseguenze che non volevamo accadessero, costringendoci a fare i conti con la presa d’atto che sarebbe stato meglio non intraprendere l’azione iniziale la quale, peraltro, sapevamo di non dover intraprendere se avessimo ascoltato la ragione piuttosto che l’ostinazione. E infine quando decidiamo di stare fermi a dispetto della possibilità di compiere un’azione che l’istinto e la ragione ci suggerirebbero di intraprendere, ci troviamo a rimpiangere quell’immobilità sentendoci disorientati per non sapere più quale sia la decisione giusta e il comportamento migliore da assumere.

Fino al momento in cui, senza più trattenere né la ragione né l’istinto, senza più riflettere su cosa fare e cosa non fare, incontriamo una persona, oppure ci imbattiamo in una circostanza o in una serie di situazioni, attraverso le quali comprendiamo di poter ritrovare i noi stessi che eravamo prima del processo di modificazione, di razionalizzazione e di contenimento della nostra natura. Quello sarà il momento in cui ci sentiremo davvero liberi e in grado di discernere tra istinto e ragione, tra impulso e riflessione, senza sentire la pressione del timore di commettere un errore, senza l’insicurezza di non sapere più cosa fare perché tutto ciò che accade sembra svolgersi in modo talmente naturale e spontaneo da indurci a credere che forse il percorso precedente era stato una preparazione alla consapevolezza e al saper riconoscere e accogliere la nuova fase.

 

 

Marta Lock